Nucleare Italia, le criticità del Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi

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Il Ministero dell’Economia e dell’Ambiente propongono il Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi e il conseguente Rapporto Ambientale. Ma i documenti su trasparenza e partecipazione, così come sui contenuti sono del tutto insufficienti.

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L’articolo è stato pubblicato sul n.4/2017 della rivista QualEnergia

Il Ministero dell’Economia e il Ministero dell’Ambiente propongono, al “giudizio” dei cittadini, il Programma Nazionale per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi e il conseguente Rapporto Ambientale.

Ci pare che, per la rilevanza dei problemi da affrontare, sarebbe stato preferibile garantire alla consultazione la forma dell’inchiesta pubblica, con tanto di squilli di tromba, piuttosto che la pubblicazione dei documenti quasi clandestina in piena estate.

Subito colpisce, nella lettura dei testi, la frequente ripetizione dei medesimi concetti in parti diverse che suggerisce la mancanza di un coordinamento su tutta la materia.

Suggerisce anche che questo lavoro sia un diligente collage di contributi dovuti, senza una consapevolezza unitaria dell’importanza dei temi trattati.

Un esempio per tutti si può individuare su come viene affrontata la questione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, la cui localizzazione – il tema si perde ormai nel tempo – sembra un problema burocratico, piuttosto che uno scottante problema di consenso informato.

Due questioni appaiono subito trattate in modo insufficiente. La prima, riguarda il Programma di ricerca da sviluppare nel quadro del Programma Comune Europeo e, la seconda, la soluzione da dare alla questione dei rifiuti ad alta attività, una volta scartato perché antieconomico l’insediamento di tipo geologico.

Non partecipare al Programma di ricerca sarebbe una scelta profondamente sbagliata da parte del Governo Italiano: danneggerebbe la comunità scientifica italiana, che sarebbe esclusa dai futuri progetti; danneggerebbe la Sogin, che non potrà partecipare direttamente alla produzione delle nuove tecnologie – e ne ha tanto bisogno! – insieme con le altre waste management organization europee e, soprattutto, danneggerebbe il Paese.

Imprecisata resta poi la descrizione del Quadro organizzativo con l’indicazione delle Responsabilità per l’attuazione del Programma (paragrafo 6.1, 8 righe) – manca addirittura un riferimento alla Sogin, che è il “braccio operativo” – e sarebbe apprezzabile che il Quadro legislativo e regolamentare, piuttosto che ridursi all’elenco delle leggi e dei decreti vigenti, fosse presentato nella sua evoluzione storica per coglierne la necessità e la razionalità.

Passando ai veri e propri aspetti di programma, resta non articolata la tempistica del programma di decommissioning e straordinariamente impreciso l’inventario dei rifiuti radioattivi, che dovrebbe rappresentare – è ovvio! – il principale dato di riferimento per la redazione del Programma nazionale, se non altro come base per determinare la dimensione del Deposito Nazionale.

E perciò va evidenziata anche la mancata valutazione delle quantità di rifiuti radioattivi detenuti dalle Forze Armate.

Cruciale appare la questione del combustibile esaurito, in particolare alla luce della scadenza del 2025 con il rientro delle 235 tonnellate inviate in Francia per il ritrattamento: e qui si torna al problema della sistemazione dei rifiuti ad alta attività e, nel provvisorio, alla questione del Deposito Nazionale.

Opaco il Programma per quanto attiene un’effettiva trasparenza e partecipazione, quando tutto ciò potrebbe rappresentare un’occasione importante ed efficace d’informazione e divulgazione scientifica, in particolare sui problemi della radioattività.

Quanto ai costi, superano le valutazioni che riportammo a suo tempo, quando al parce sepulto unimmo la considerazione dei costi del “funerale” del “caro estinto” (QE, n. 3, 2016).

Oggi, per le attuazioni associate al Programma, sono previsti: 6,5 miliardi di euro per il decommissioning degli impianti nucleari e la gestione dei rifiuti presenti in essi; 1,5 miliardi per la realizzazione del Deposito nazionale. E probabilmente sono ancora sottostimati.

Per quanto riguarda il Rapporto Ambientale ci limiteremo a qualche elemento critico …

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