Legge di Bilancio, emendamento toglie Imu ai rigassificatori

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Il favore all'industria dell'oil&gas in un emendamento al ddl Bilancio approvato la scorsa notte, che esenta quasi completamente dall'imposta i rigassificatori in mare. Dura la reazione di Legambiente: “si somma agli 11 miliardi in vantaggi e ai sussidi di cui le fonti fossili già godono”.

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Rigassificatori in mare saranno esentati dall’Imu, o più precisamente la pagheranno sulla sola porzione destinata ad uso abitativo e di servizi civili.

Il favore a queste infrastrutture controverse è arrivato con un emendamento al ddl Bilancio approvato la scorsa notte e firmato dal senatore Giorgio Santini, capogruppo Pd in commissione Bilancio al Senato (allegato in basso).

Una novità che arriva dopo la richiesta da parte del sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, di 23,5 milioni di euro di Imu al rigassificatore Olt (peraltro già aiutato  abbondantemente con soldi pubblici per compensare le mancate vendite).

(Aggiornamento 30/11: in una precedente edizione avevamo riportato erronemente che l’esenzione riguardava anche le piattaforme petrolifere, come prevedeva il testo riginario dell’emendamento. Il testo accolto, che trovate in allegato, invece, è stato modificato restringendo la nuova disciplina ai soli terminali di rigassificazione. Anche il commento di Legambiente si riferisce al primo testo, che comprendeva le piattaforme petrolifere.)

“L’ennesimo regalo”, denuncia Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente, tra i primi a denunciare la misura.

Lo sconto che si profila con l’emendamento approvato, osserva Zanchini “si somma ai vantaggi fiscali di cui già beneficiano piattaforme di petrolio e gas e ai sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili”.

Come stimato dallo stesso Ministero dell’Ambiente nel recente Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi, sono infatti circa 11 miliardi all’anno gli aiuti pubblici destinati alle fonti sporche.

“Si tratta di esoneri dall’accisa, sconti, finanziamenti per opere, eccetera, che le lobby del petrolio già prendono e che sono stati confermati anche nella legge di stabilità. Tutto ciò è davvero assurdo. Per questo – continua il vicepresidente dell’associazione – chiediamo al Presidente del consiglio Paolo Gentiloni e al Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda di fermare questo emendamento e di dare continuità a quanto previsto dalla Sen, puntando su innovazione energetica e incentivando il settore delle rinnovabili che rappresenta la giusta strada da percorrere anche per salvare il clima”.

Legambiente ricorda che oggi in Italia per estrarre petrolio e gas le aziende pagano solo il 10% di royalties per le trivellazioni su terraferma e il 7% per quelle marine. “Royalties troppo basse che le imprese pagano alle Regioni, se paragonate con quelle di altri Paesi europei, e che oltretutto possono dedurre dalle tasse che pagano allo Stato”.

Per questo l’associazione, tra le sue proposte per una finanziaria green, ha chiesto che a partire dal 1° gennaio 2018 le royalties per le estrazioni di petrolio e gas siano pari al 20%, sia a terra che in mare, e che siano abrogate le esenzioni sotto soglia. A partire dalla stessa data, sia inoltre cancellata per le imprese la deducibilità delle royalties versate alle Regioni.

“Se vogliamo fermare i cambiamenti climatici – conclude Zanchini – è fondamentale cancellare tutti i sussidi, diretti e indiretti, alle fonti fossili, accelerare il processo di decarbonizzazione delle economie e spostare le risorse verso l’innovazione ambientale e l’efficienza energetica con vantaggi per i cittadini, le imprese oltre che per l’ambiente”.

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