Come governare impatti e disastri collegati ai cambiamenti climatici

Un report della European Environment Agency illustra esempi e metodi innovativi di gestione di eventi estremi, come alluvioni, ondate di calore, incendi boschivi e inondazioni. Serve più cooperazione, allineamento e sinergia delle politiche, oltre che più risorse. Utili indicazioni anche per l’Italia.

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Quali esempi e modelli di governance a livello nazionale, locale e tra diversi settori istituzionali e privati si possono applicare per affrontare gli impatti e i disastri collegati anche ai cambiamenti climatici in atto?.

Un report della EEA, European Environment Agency, presentato ieri a Bruxelles in 176 pagine illustra appunto molti esempi e metodi innovativi di gestione di questi eventi, come alluvioni, ondate di calore, incendi boschivi e inondazioni.

Il rapporto, dal titolo “Climate change adaptation and disaster risk reduction in Europe – enhancing coherence of the knowledge base, policies and practices” (allegato in basso), presenta dieci esempi chiave di disastri naturali e i loro impatti sulla salute, sull’economia e sull’ambiente e i cui effetti possono essere resi ancor più gravi da altri cambiamenti, quali l’impermeabilizzazione del suolo, l’espansione edilizia in aree a rischio, l’invecchiamento della popolazione e il degrado ambientale.

Dal documento emerge quanto sia necessaria una sempre più stretta collaborazione tra scienza, decisori politici e diversi livelli di governance per ridurre gli impatti di eventi estremi legati al meteo e al clima.

Nel documento si parla quindi di “adattamento ai cambiamenti climatici” (Climate Change Adaptation – CCA) e di “riduzione del rischio da disastri naturali” (Disaster Risk Reduction – DRR).

Come spiega Sergio Castellari (Fondazione CMCC, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) che insieme all’esperto sloveno Blaz Kurnik, ha coordinato il report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, questi due approcci sono entrambi complementari, perché cercano di gestire i rischi di eventi estremi e di rendere la nostra società più resiliente nel contesto dello sviluppo sostenibile.

Inoltre sono entrambi interdisciplinari e complessi, perché affrontano sfide in diversi settori socioeconomici della nostra società e coinvolgono vari livelli di governance del territorio.

L’adattamento climatico affronta tra gli impatti dei cambiamenti climatici quelli degli eventi idro-meteo-climatici (ondate di calore, intensa precipitazione, siccità, alluvioni, incendi boschivi), mentre la riduzione del rischio disastri affronta tutti gli eventi estremi anche quelli come i terremoti, le eruzioni vulcaniche e le calamità provocate da incidenti industriali.

Inoltre l’adattamento affronta i rischi futuri mediante il supporto delle proiezioni climatiche eseguite da modelli e ne cerca di stimare l’incertezza, quindi si concentra sugli impatti a lungo termine, mentre la riduzione rischio disastri ad oggi si è generalmente concentrata primariamente sullo stato presente del rischio.

Integrare l’approccio dell’adattamento climatico nell’approccio “Disaster Risk Reduction” richiede rinforzare la consapevolezza tra i cittadini, mobilizzare più risorse umane, finanziarie, pianificare e attuare azioni efficaci tramite partnership di settori pubblico e privato e costruendo una visione a lungo termine.

Sull’aspetto innovativo dei contenuti affrontati dal report EEA, secondo Castellari fino “ad oggi ci sono pochi rapporti che hanno affrontato la tematica dell’integrazione di CCA con DRR. Questo rapporto si basa su un’analisi della letteratura scientifica, di casi studio in Europa e sulle iniziative e lesson learned raccolte mediante un questionario rivolto ai paesi Europei e ai risultati di un expert workshop avuto luogo alla EEA nell’aprile del 2016”.

Ma dal documento si possono trarre anche utili indicazioni per il nostro paese e i nostri decision makers, visto che in Italia si stanno affrontando con sempre più frequenza disastri, eventi estremi e vari impatti legati al global warming.

In sintesi, serve una maggiore cooperazione tra istituzioni e soprattutto un allineamento delle politiche e una sinergia nell’attuazione delle misure, facendo maggior uso di metodi innovativi.

Tra le buone pratiche spiccano comunque anche iniziative italiane, come il Portale Allerta Meteo Emilia Romagna (esempio da replicare di portale web regionale efficace nel fornire allerte in tempo reale agli amministratori locali e cittadini), il Dipartimento della Protezione Civile (riconosciuto sistema con una governance efficace, con una chiara linea di comando e controllo anche a livello operativo) e la Struttura di missione contro il dissesto Idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche (Italia Sicura) (come un organo di efficace gestione dei fondi al fine di ridurre il rischio idro-geologico in Italia).

I contributi scientifici del report EEA sono stati coordinati tra gli altri da Jaroslav Mysiak (direttore della divisione di ricerca Risk assessment and adaptation strategies del CMCC).

Un ruolo significativo nella redazione del report è stato svolto dal gruppo di esperti di ETC/CCA – European Topic Centre on Climate Change impacts, vulnerability and Adaptation che fa capo all’EEA e che è coordinato dal 2011 dal CMCC nella persona di Silvia Medri.

Al Rapporto hanno tra l’altro contribuito numerosi autori CMCC: Leone Cavicchia, Silvio Gualdi, Paola Mercogliano, Guido Rianna, Melania Michetti, Michele Salis, Lorenzo Carrera.

Il report EEA (pdf)

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