Siamo vicini al picco dei consumi petroliferi nei trasporti?

Gli analisti di Wood Mackenzie ritengono che la domanda di combustibili fossili nel settore dei trasporti privati raggiungerà il suo massimo entro il 2030, grazie alla maggiore efficienza dei motori e alla diffusione di veicoli elettrici. Previsioni in controtendenza rispetto ai dati diffusi nei mesi scorsi da BP e dalla IEA.

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Ci stiamo avvicinando al picco della domanda petrolifera su scala globale.

Ma come tutte le valutazioni fatte da tempo in questo ambito, anche questa previsione di Wood Mackenzie va presa con prudenza, data la complessità delle variabili in gioco: prezzi futuri dell’oro nero, andamento delle vendite di veicoli elettrici, standard di efficienza dei motori a combustione interna, evoluzione dei trasporti aerei e di quelli pesanti su gomma, consumi del settore petrolchimico.

I grafici qui sotto riassumono le stime della società di consulenza con sede a Edimburgo (“The rise and fall of black gold”, documento allegato in basso).

La tendenza, si legge nel rapporto, è che la richiesta petrolifera nei paesi più avanzati (OCSE) dal 2020 entrerà in declino strutturale, perdendo più di 3 milioni di barili giornalieri entro il 2035.

All’opposto, la domanda di oro nero nelle economie emergenti, soprattutto in Asia e Medio Oriente, continuerà a crescere fino a +16 milioni di barili quotidiani in poco più di quindici anni.

Il picco di cui parla Wood Mackenzie riguarda in particolare i trasporti che “assorbono” circa 60 dei 96 milioni di barili utilizzati ogni giorno nel mondo.

Nel suo complesso, la domanda di combustibile fossile in questo settore smetterà di aumentare, grazie soprattutto al forte calo dei consumi di gasolio nella mobilità privata.

Inizialmente per via della maggiore efficienza dei motori, a sua volta “spinta” dalle politiche ambientali, poi a causa della costante diffusione di automobili 100% elettriche plug-in, la richiesta di carburante tradizionale nei trasporti, secondo gli esperti, raggiungerà il suo massimo entro il 2030.

L’analista Alan Gelder ipotizza che l’auto elettrica avrà una quota di mercato intorno al 10% a quella data.

In sostanza, ponderando le future salite o discese dei consumi petroliferi per settori, prodotti e aree geografiche, Wood Mackenzie prevede un picco della domanda petrolifera in anticipo rispetto alle stime prevalenti.

Altra cosa è il dibattito sul picco della produzione: vedi questo articolo di QualEnergia.it sulle stime delle riserve mondiali di oro nero.

BP, ad esempio, nel suo ultimo rapporto sul mix energetico dei prossimi anni, sostiene che la domanda petrolifera continuerà a salire fino al 2040, perché l’impatto dei mezzi elettrici sarà marginale.

Anche la IEA (International Energy Agency) presagiva un possibile picco non prima del 2040 e una predominanza dei combustibili fossili per gli anni a venire.

Shell, al contrario, ritiene che i consumi petroliferi nei trasporti toccheranno il loro apice tra la fine degli anni ’20 e l’inizio degli anni ’30, grazie allo sviluppo di motori sempre più efficienti, all’utilizzo di biocarburanti e all’incremento di vendite delle vetture a batteria.

Sono molti i paesi che hanno annunciato misure per eliminare progressivamente le vetture a benzina e diesel dal mercato automobilistico: Francia, Gran Bretagna, Cina, mentre in altre nazioni, Italia compresa, si comincia a parlare con più convinzione di sostegno alla mobilità a zero emissioni.

Molti produttori di veicoli intendono lanciare, entro pochi anni, diversi modelli ricaricabili alle prese di corrente, in una corsa all’elettrificazione che per il momento vede escluso il gruppo FCA guidato da Sergio Marchionne, uno dei pochi che non vuole scommettere sulle alimentazioni ibride e plug-in.

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