Le strade dell’eolico europeo al 2030: un cantiere aperto

Il mercato dell'eolico europeo ha la possibilità di mantenersi forte. Un target possibile al 2030 secondo WindEurope è di 323 GW, in grado di soddisfare il 30% della domanda elettrica. Non si avrà una crescita uniforme nell'UE28, soprattutto perché ci sarà bisogno di ingenti risorse economiche.

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In un nostro articolo abbiamo presentato il recente report di WindEurope sugli sviluppi dell’eolico nell’UE al 2020 e accennato anche agli scenari europei 2030, illustrati in un secondo documento uscito sempre a fine settembre (allegato nella versione PRO).

In entrambe le analisi il nostro paese non ne esce in modo troppo positivo, un po’ a causa delle scarse risorse ventose rispetto ai paesi del centro e nord Europa e un po’ per le politiche nazionali che scontano un forte ritardo su questo settore tecnologico.

Vediamo da questo grafico prima di tutto da dove parte l’eolico nell’Unione Europa e dove potrebbe arrivare tra 13 anni.

Come si vede dal grafico al 2030 vengono indicati tre scenari. Quello “centrale” stima una potenza cumulativa di 323 GW, di cui 70 GW offshore e 253 GW onshore. Sono quasi 170 i gigawatt aggiuntivi.

Si stima rispetto al 2020 un raddoppio della potenza di eolico su terraferma e una crescita di 5 volte dell’offshore.

L’investimento previsto con questo scenario è stimabile in 263 miliardi di euro; si potrebbero così creare 569mila posti di lavoro a quella data.

Questo scenario ritiene che il mercato europeo si possa mantenere robusto, anche negli investimenti su ricerca e innovazione, con una rafforzata leadership continentale.

In questo scenario l’energia eolica, secondo l’associazione europea di categoria, potrebbe consentire un risparmio di 13 miliardi di euro in import di energie fossili al 2030.

Questa di WindEurope è una previsione parecchio più alta rispetto a quella della Commissione Europea (+78 GW) e della IEA (+52 GW), organismi che prevedono un livello simile di potenza eolica installata, rispettivamente, al 2045 e al 2040.

Nella tabella i tre scenari e le variabili economiche e ambientali ad essi connessi.

Come avevamo già scritto, per quell’anno nello “scenario centrale” di WindEurope, la Germania potrà avere una potenza eolica cumulata di 85 GW, la Francia di 43 GW (maggiore incremento percentuale considerando i 18 GW del 2020), il Regno Unito di 38 GW e la Spagna di 35 GW, a fronte dei 13,6 GW del nostro Paese (che diventano 10,7 GW nello scenario “low” e 16,7 GW in quello “high”, che include peraltro 650 MW di eolico offshore).

Nello scenario intermedio l’UE28 potrà così soddisfare con l’eolico quasi il 30% della domanda di elettricità al 2030.

La Danimarca resterà il paese con la quota di elettricità eolica più elevata sulla richiesta nazionale, con ben oltre il 70%, seguita da Irlanda ed Estonia. Importante il peso dell’eolico nel mix elettrico 2030 di Germania (47%), Gran Bretagna (38%), Spagna (34%) e Francia (26%).

L’Italia con i suoi 13,6 GW potrà coprire circa il 10% del fabbisogno elettrico al 2030.

Ricordiamo che l’Italia parte da circa 9,4 GW eolici installati, in grado di soddisfare il 5,9% della domanda elettrica (dato 2016). Di questi, 3-5 GW si avvicineranno alla fine della loro vita utile nei prossimi anni.

Il rinnovamento dei parchi eolici anche da noi sarà un punto cruciale per il futuro dell’eolico, fondamentale anche per poter rispettare gli obiettivi europei sulle rinnovabili.

Parliamo sia dell’estensione della vita utile degli impianti esistenti, attraverso la sostituzione delle turbine, mantenendo però la stessa potenza totale, e anche di rifacimento completo di un parco eolico.

Uno studio di Althesys pubblicato in primavera spiegava che in Italia circa 2 GW di potenza eolica installata hanno superato i 10 anni di vita. Al 2030 il potenziale da rinnovamento sarebbe di 7,9 GW, corrispondente a una potenza netta installata di 4,5 GW.

Un altro studio commissionato da ANEV, più recente, mostrava come sia possibile raggiungere il potenziale di 15,8 GW al 2030 promuovendo repowering e nuove installazioni con pochi incentivi e diversi benefici.

Il problema che si dovrà affrontare sarà quello di usare in modo idoneo il territorio, visto che i siti più ventosi e accessibili sono quelli che sono stati occupati per primi e, dunque, ospitano gli impianti più vecchi.

Un oculato repowering darebbe benefici fino a 2,1 miliardi di euro all’anno per il sistema-Paese, creando anche 7.340 nuovi posti di lavoro, ma molti sono gli ostacoli ancora da superare. Ne abbiamo parlato spesso sul nostro portale (ad esempio in L’eolico italiano alla sfida del repowering: potenziale, regole, incentivi e in Riforma Via, il parere della XIII del Senato, in arrivo semplificazioni per il repowering).

Tornando alla scala europea, gli analisti si pongono il problema di un settore che richiederà ingenti risorse per i suoi obiettivi al 2030 (oltre 250 mld di € come abbiamo visto). Poiché sarà sostenuto solo grazie a meccanismi di mercato in un quadro di incertezza sui prezzi dell’elettricità, il post-2020 potrebbe infatti rivelarsi complesso per gli operatori.

WindEurope in suo documento di pochi mesi fa aveva proposto alcune idee per nuovi e più flessibili strumenti finanziamento a livello europeo.

In sintesi, il settore eolico avrà bisogno, secondo l’associazione, al netto dei diversi meccanismi di sostegno, di nuovi o rafforzati strumenti di finanziamento, più flessibili, ma capaci di mitigare i rischi nel breve periodo, anche per quei progetti eolici che hanno taglie più piccole e possono avere maggiori difficoltà di raggiungere economie di scala e accesso al credito.

Il contributo dell’eolico sarà un fattore chiave nel processo di decarbonizzione del sistema elettrico europeo. Il cantiere per operatori e decision makers per trovare le giuste soluzioni tecnologiche, economiche e finanziarie è aperto.

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