“Comuni e Regioni non fanno niente per l’inquinamento”, denuncia Legambiente

Nel nuovo report “L’emergenza smog e le azioni (poche) in campo” l'associazione ambientalista accusa il ritardo di regioni e sindaci che in questi mesi avrebbero dovuto definire azioni e misure stagionali nei rispettivi Piani di risanamento. Molto male i comuni di Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto.

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Legambiente fa nuovamente il punto sull’aria inquinata con i primi dati sul PM10.

Quest’anno il picco di polveri sottili nell’aria non ha aspettato l’inverno, ma è arrivato con largo anticipo, prima in primavera e poi in autunno.

Nel nuovo report “L’emergenza smog e le azioni (poche) in campo” (vedi allegato in basso) l’associazione ambientalista accusa i ritardi di regioni e sindaci, i principali responsabili dei “Piani di risanamento dell’aria”, che in questi mesi avrebbero dovuto definire azioni ad hoc e misure stagionali nei rispettivi Piani di risanamento, attraverso le delibere stagionali anche alla luce del piano antismog, firmato dal ministero dell’ambiente con Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto a fine giugno.

Con un autunno quasi estivo e l’assenza di piogge, da gennaio a metà ottobre sono ben 25 le città che hanno superato il limite di 35 giorni con una media giornaliera oltre i 50 microgrammi per metro cubo previsto per le polveri sottili (PM10).

Ben 24 di queste appartengono alle sole 4 regioni del nord Italia (Piemonte Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna).

Bollino rosso per Torino (66 gg di superamento di PM10), Cremona (58 gg), Padova (53 gg), ma anche le altre città hanno comunque superato nella maggior parte dei casi già i 40 giorni di sforamento come nel caso di Frosinone (52gg di superamento) e Milano (50gg), nella città lombarda in questi giorni è scattata l’emergenza con diversi giorni consecutivi di superamenti del PM10.

I ritardi dei piani sono inaccettabili dato che – ricorda Legambiente – in Italia si continua a morire per l’aria inquinata con oltre 60mila morti l’anno nel nostro Paese a causa dell’esposizione ad inquinamento da polveri sottili (PM 2,5), ossidi d’azoto (NO2) e ozono (O3).

Per questo Legambiente torna a ribadire che, per liberare le città dalla cappa dello smog, è fondamentale il ruolo delle Regioni nel predisporre piani e misure e nuovi fondi da destinare a progetti innovativi, a partire dal settore della mobilità, se davvero si vogliono rilanciare i centri urbani oggi in forte sofferenza e indietro rispetto alle sorelle europee.

Per l’associazione ambientalista non si può più perdere tempo ed è urgente definire politiche che ridisegnano anche le città urbane in maniera più sostenibile, mettendo a sistema quanto già è stato fatto di positivo.

Legambiente chiede il blocco della circolazione dei diesel Euro 2 e delle auto a benzina Euro 1, e solleva il problema dei riscaldamento negli edifici pubblici e privato.

Nel primo caso l’associazione ambientalista lamenta la mancanza di controlli e multe nei confronti dei trasgressori. L’ANCI e i Comuni hanno chiesto da tempo alle Regioni e al governo di essere dotati di strumenti e modalità di controllo. Ad oggi sono pochi i comuni che fanno ciò, tra questi c’è ad esempio il comune di Bergamo che ha predisposto squadre di vigili che registrano i passaggi con telecamere e costosi software di riconoscimento validati dal Ministero dei Trasporti.

Per quanto riguarda il riscaldamento degli edifici, ancora oggi un terzo delle abitazioni risulta non a norma con l’applicazione di strumenti automatici di controllo della temperatura.

Intanto da domani, dopo quattro giorni di sforamenti consecutivi, scattano in Emilia i provvedimenti emergenziali: a Piacenza, Reggio Emilia, Modena, Carpi, Castelfranco Emilia, Formigine, Sassuolo, Ferrara e Cento sono previsti il blocco della circolazione per i veicoli diesel fino all’euro 4 compreso, l’abbassamento del riscaldamento fino a un massimo di 19 gradi in case, uffici e negozi e 17 gradi nelle industrie. Vietati anche falò e barbecue all’aperto e l’accensione di camini all’interno con classe di prestazione energetica ed emissiva inferiore a 3 stelle, come precisa Arpae.

Buone pratiche europee

Le città italiane risultano indietro a molte città europee. L’Inghilterra ha annunciato la fine delle vendite del diesel nel 2040, investito subito 1 mld di sterline per la mobilità elettrica e deciso 27 zone a pedaggio nelle aree urbane di tutto il Regno Unito, con aumento di 10 sterline per i veicoli più inquinanti. L’obiettivo è quello di finanziare il retrofitting dei bus e delle auto pubbliche.

La compagnia dei taxi di Londra, rilevata da una società cinese, ha già pianificato l’elettrificazione di tutti i taxi nei prossimi due anni. A Londra il sindaco Sadiq Khan, ha annunciato “audit di qualità dell’aria” in 50 scuole elementari nelle aree peggiori inquinate di Londra. La Scozia ha deciso di anticipare il divieto di vendita dei motori a combustione interna al 2023.

Interventi contro lo smog anche a Parigi dove la sindaca Anne Hildalgo sta attuando un coraggioso piano di riorganizzazione dei trasporti (sviluppo del trasporto pubblico e della mobility sharing elettrica) e di ridisegno dello spazio pubblico con lo scopo di dimezzare la superficie pubblica occupata dagli autoveicoli e della careggiate stradali. Obiettivo di Parigi è di dimezzare il numero delle automobili e vietare progressivamente quelle più inquinanti entro il 2025.

Tra gli altri interventi che molti Stati (come Slovenia, oltre che in Francia, Svizzera e Austria) stanno adottando, c’è anche quello dell’abbassamento dei limiti di velocità autostradali: 110, 100, persino 80 km/h. L’Italia invece resta l’unico paese a ritenere intoccabili i limiti di velocità autostradali: 130 Km/h sempre, per qualsiasi autoveicolo.

Tabella PM10 ti tengo d’occhio 2017: La classifica dei capoluoghi di provincia che hanno superato con almeno una centralina urbana la soglia limite di polveri sottili al 15 ottobre; il D.lgs. 155/2010 prevede un numero massimo di 35 giorni/anno con concentrazioni superiori a 50 μg/m3.

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