Solare con accumulo sulle isole: nel 2025 costerà meno dell’opzione “solo diesel”

Nuove stime sulla competizione fonti fossili vs rinnovabili nelle comunità isolane. Tra pochi anni la generazione a gasolio dovrà cedere definitivamente il passo alle soluzioni ibride, perché il fotovoltaico con batterie al litio sarà sempre più competitivo sulla base dei valori totali LCOE.

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Tra meno di dieci anni, sulle isole di tutto il mondo, produrre energia elettrica con sistemi solari e batterie di accumulo costerà meno che utilizzare combustibili fossili.

Secondo un recente rapporto di GTM Research, i costi delle diverse tecnologie nel corso del loro ciclo di vita (LCOE, Levelized Cost of Electricity) sono destinati a cambiare moltissimo da qui al 2025, rendendo le fonti pulite più vantaggiose delle tradizionali forniture di gasolio (vedi, QualEnergia.it sulle prospettive italiane con il decreto per le rinnovabili nelle isole minori).

Finora, quasi tutte le comunità isolane hanno dovuto sostenere le loro economie con costose e inquinanti importazioni di carburante, soprattutto diesel, indispensabile per produrre in loco l’elettricità non essendo presenti – o solo in minima parte – altri impianti di generazione.

Tuttavia, molte isole hanno già iniziato a investire nelle fonti rinnovabili e nelle prime stazioni di accumulo elettrochimico, come riassume la mappa seguente (vedi anche QualEnergia.it sui vantaggi delle micro-reti a energie pulite).

Allo stadio attuale, evidenziano gli analisti di GTM nel grafico sotto (clica per ingrandire), la soluzione ottimale per costi-benefici è quella ibrida del solare abbinato al gas naturale liquefatto (LNG), con una forchetta tra 80 e 150 $/MWh, mentre il fotovoltaico con batterie al litio viaggia tra 216 e 397 $/MWh.

Nel 2025, invece, grazie alla prevista discesa dei prezzi per le rinnovabili con storage integrato, la soluzione FV più batterie costerà in media il 45% in meno rispetto a oggi.

Il grafico sotto mostra il testa-a-testa tra le varie tecnologie, confrontando i valori medi LCOE nel 2017 con quelli stimati nel 2025: di certo non converrà più utilizzare solamente il diesel, perché le altre opzioni – solo gas o mix di solare con gas, batterie ed eventualmente un po’ di gasolio – saranno più economiche.

Puntare a una micro-rete isolana al 100% rinnovabile, però, non sarà tanto semplice per nessun paese, soprattutto per le comunità che sono state maggiormente colpite dagli ultimi uragani, i Caraibi ad esempio.

Gli investimenti necessari a convertire il mix energetico fossile verso un modello di smart grid con fotovoltaico più storage integrato, si legge nel documento di GTM, rimarranno elevati nonostante la riduzione dei costi per le batterie agli ioni di litio.

Un ruolo, anche se molto ridimensionato per la generazione diesel o a gas naturale, sembra ancora indispensabile, almeno per mantenere in piena sicurezza la rete. D’altronde, bisogna sempre considerare che molte isole presentano dei carichi stagionali molto variabili, ad esempio con consumi elettrici assai elevati d’estate che poi crollano d’inverno, di pari passo con le minori presenze turistiche.

Di conseguenza, per realizzare un sistema elettrico totalmente indipendente dalle importazioni di carburanti fossili, bisognerebbe sovradimensionare moltissimo i sistemi di accumulo, altrimenti la rete rischierebbe un blackout alla prima impennata di domanda elettrica non supportata dalla generazione solare-eolica.

Per il momento, dai vari studi, compreso l’ultimo di GTM, emerge che le soluzioni ibride con quote variabili di solare, batterie e generatori diesel, permettono di ridurre notevolmente i consumi di carburanti fossili con relativi costi.

Inoltre consentono di incrementare di parecchi punti percentuali la produzione di elettricità verde e mantenere al contempo la completa sicurezza-continuità delle forniture (Rinnovabili nelle isole, le prospettive per l’accumulo con il nuovo decreto).

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