Auto elettrica, l’Italia pensa agli incentivi mentre la Cina vara le quote obbligatorie

Il sottosegretario ai Trasporti, rispondendo a un’interrogazione M5S, afferma che il Governo sta studiando misure per favorire il rinnovo dei veicoli orientando il mercato verso la mobilità elettrica. Pechino annuncia un sistema cap-and-trade per le vetture a zero emissioni.

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La Cina cambierà le regole del gioco dell’industria automobilistica mondiale con l’annuncio delle quote obbligatorie per le vendite di veicoli a energie alternative (NEV, New Energy Vehicles).

Pechino è un game changer nel commento dell’organizzazione indipendente Transport & Environment (T&E). Potrebbe essere una sveglia anche per l’Europa e l’Italia in particolare, rimasta molto indietro nella mobilità elettrica.

Rispondendo a una recente interrogazione del M5S proprio sulla e-mobility, il sottosegretario del ministero dei Trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha dichiarato che “sono allo studio apposite misure di incentivazione per il rinnovo del parco veicolare e per la diffusione degli autoveicoli elettrici”.

Tali misure, ha poi precisato il sottosegretario, “rientrano tra quelle finalizzate a ridurre le emissioni inquinanti e i consumi energetici del settore dei trasporti, previste nell’ambito del Quadro Strategico Nazionale sui carburanti alternativi definito nel decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257”, il cosiddetto decreto-Dafi che ha recepito la normativa europea in materia.

Per quanto riguarda il Piano nazionale per le infrastrutture di ricarica, De Caro ha evidenziato che in totale sono 16 le convenzioni già sottoscritte dal ministero con diverse regioni, per complessivi 19 progetti finanziati nell’ambito del piano.

Tornando a Pechino, non siamo ancora di fronte a scelte tanto radicali quanto bandire completamente i motori a combustione interna, come stanno pensando di fare alcuni paesi tra cui la stessa Cina (vedi QualEnergia.it), ma la strategia del colosso asiatico evidenzia che la mobilità a zero emissioni è una via necessaria e irrevocabile per ridurre l’inquinamento dei trasporti.

In sintesi: le case automobilistiche che producono/importano più di 30.000 veicoli alimentati da carburanti fossili l’anno, dovranno partecipare a un sistema di vendite basato su crediti; una sorta di politica cap-and-trade che prevede una quota di vetture elettriche o ibride plug-in pari al 10% delle immatricolazioni nel 2019, per poi salire al 12% nel 2020.

Chi non rispetterà tali quote dovrà acquistare dei crediti NEV o pagare delle multe.

La Cina non è la prima nazione a elaborare un mandato per produrre-importare auto 100% elettriche, o ibride da attaccare alla presa di corrente: la California vanta un programma molto avanzato per la diffusione di mezzi ecologici e sta discutendo se eliminare progressivamente i motori a benzina e gasolio dal mercato.

Intanto anche l’Europa, dopo aver introdotto nuovi test “reali” sulle emissioni, che si suppone contribuiranno a evitare scandali come il dieselgate, sta esaminando la possibile introduzione di obiettivi vincolanti per la vendita di auto alimentate esclusivamente a batterie.

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