Con le detrazioni per le ristrutturazioni e l’Ecobonus 28 miliardi di investimenti nel 2017

Nel periodo 1998-2017, i due sgravi fiscali, utilizzati dal 62% delle famiglie italiane, hanno prodotto un saldo positivo di 8,8 miliardi di € per lo Stato e di circa 21 miliardi per il sistema-Paese. Solo dal 2011 al 2017 le detrazioni hanno creato oltre 1,7 milioni di occupati diretti.

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Che le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e quelle per l’efficienza energetica siano un affare per il Paese è ormai chiaro a tutti da anni; tanto che le due misure vanno incontro all’ennesima riconferma, con la Legge di Bilancio 2018, anche se l’Ecobonus dovrebbe essere rimodulato.

Non fa comunque male ricordare gli ultimi dati a riguardo, forniti dal Centro studi della Camera nell’ultima edizione del dossier sulle due misure (allegato in basso): nel 2017, gli sgravi fiscali hanno mosso investimenti per circa 28 miliardi di euro, con un saldo positivo dal 1998 al 2017 di 8,8 miliardi per lo Stato e di circa 21 miliardi per il sistema-Paese.

Altro dato importante: negli ultimi anni sono cresciuti gli interventi realizzati al Sud ed è cresciuta la spesa media, mentre in 6 anni, dal 2011 al 2017, le detrazioni hanno creato lavoro per oltre 1,7 milioni di occupati, indotto escluso.

I dati e le tendenze 2016-2017

Guardando nel dettaglio i numeri del report, il dato a consuntivo per il 2016 indica un volume di investimenti veicolati dai due incentivi di 28.243 milioni di euro: 3.309 milioni di euro per la riqualificazione energetica e a 24.934 milioni di euro per il recupero edilizio.

Le previsioni per il 2017 stimano una spesa sui livelli del 2016, con 28.030 milioni di €, imputabili per 3.249 milioni di euro all’Ecobonus e per 24.781 milioni al bonus del 50% per le ristrutturazioni.

Confrontando i dati relativi al biennio 2015-2016 con quelli del biennio 2010-2011, si nota un aumento del 68% degli importi dei lavori portati in detrazione, che rappresenta un indicatore dell’incremento delle attività.

Nelle regioni meridionali, l’incremento del ricorso agli incentivi è stato più significativo, con tassi di crescita del 92% al Sud e del 99% nelle Isole, anche le due aree se rappresentano comunque solo il 13,5% del totale nel biennio 2015-2016 (tenendo conto vi risiede il 34,3% della popolazione).

Interventi per il 62% delle famiglie e tanta occupazione

Dalle stime contenute nel documento, elaborate dal CRESME, emerge che i due sgravi hanno interessato, dal 1998 al 2017, 16 milioni di interventi, pari al 62% delle famiglie italiane.

Nello stesso periodo hanno attivato investimenti per 264 miliardi di euro, di cui 229,4 miliardi per recupero edilizio e 34,6 miliardi per riqualificazione energetica (il relativo sgravio, ricordiamo, è stato introdotto nel 2007).

I dati confermano che le misure di incentivazione hanno attivato un volume più importante di investimenti a partire dal 2013, in corrispondenza della maggiorazione delle aliquote.

Interessante il dato sull’impatto sull’occupazione, già citato: nel periodo 2011-2017 le due misure avrebbero attivato 1.729.248 occupati diretti, mentre si stimano in 864.625 quelli attivati nell’indotto.

Per il solo 2017 le stime parlano di 418.431 occupati, comprensivi anche dell’indotto, di cui 278.954 impiegati nell’attività edilizia diretta e 139.477 nell’indotto industriale e di servizio.

Il bilancio costi-benefici

Nel periodo 1998-2017, mostrano i calcoli CRESME, a fronte di minori introiti fiscali per 122,7 miliardi di euro, gli sgravi hanno portato un gettito aggiuntivo, per i lavori svolti, pari a 100 miliardi, con un saldo totale negativo di 22,7 miliardi di euro.

Il conto però cambia se si considerano altri fattori non trascurabili: l’attualizzazione dovuta al fatto che lo Stato incassa i proventi spettanti nell’anno di esecuzione dei lavori e “spalma” le detrazioni fiscali (il mancato gettito) in 10 anni; i minori introiti fiscali legati al calo dei consumi di energia dovuti agli interventi e, infine, il gettito per lo Stato derivante dai consumi e dagli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi dei nuovi occupati.

Tenendo conto di questi elementi, il saldo diventa positivo per lo Stato per 8,8 miliardi di euro:

Se poi si guarda all’intero sistema-Paese, cioè anche a famiglie e imprese, nel periodo 1998-2017, i due sgravi fiscali ci hanno fatto guadagnare oltre 21 miliardi di euro:

Per quanto riguarda le famiglie, o più correttamente gli investitori, il risultato negativo di -200,2 miliardi di euro è conseguente al saldo tra l’investimento effettuato (negativo), le detrazioni fiscali (positive) e il risparmio sulle bollette energetiche (positivo e che, va fatto notare, continuerà per la vita utile degli interventi, molto più lunga del periodo considerato).

Le imprese e il fattore lavoro vantano invece un saldo positivo di 212,5 miliardi di euro quale risultato di un fatturato (positivo), all’interno del quale sono compresi i compensi e le retribuzioni per gli occupati delle imprese stesse, nonché le imposte e gli oneri sociali sostenuti dalle imprese e attribuibili agli incentivi fiscali (negativi).

Oltre a quanto precedentemente evidenziato, nella stima dell’impatto delle detrazioni andrebbero considerati ulteriori aspetti importanti, che allo stato attuale – spiega il Centro studi della Camera – appare complesso quantificare: “gli effetti in termini di emersione dei redditi e dell’occupazione irregolare; della riduzione dei consumi energetici e conseguentemente delle emissioni di CO2; della valorizzazione del patrimonio immobiliare, in termini di decoro, prestazioni funzionali e prevenzione dei rischi sismici.”

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