Nucleare negli Emirati Arabi, in funzione dal 2018 il primo reattore

CATEGORIE:

Il primo dei 4 reattori da 1400 MW di potenza della centrale di Barakah negli Emirati sarà attivo nel 2018. Entro il 2021 gli altri tre per un totale di 5,6 GW. Un paese che investe le sue immense risorse su un modello energetico ancora non chiaro: rinnovabili, fossili e atomo.

ADV
image_pdfimage_print

Il mondo dell’energia riserva notizie spesso contraddittorie che non riescono ancora ad indicare una direzione chiara su dove si sta veramente andando: nuove esplorazioni di gas e petrolio, spinta verso la mobilità elettrica e, al tempo stesso, presenza sul mercato dell’auto di nuovi di veicoli diesel, crescita delle rinnovabili, nuove centrali a carbone nei paesi emergenti e progetti di infrastrutture per lo sviluppo delle fossili.

In questa caotica altalena energetica, che ci dice che non si viaggia affatto spediti verso quella transizione energetica necessaria per affrontare la crisi climatica, dobbiamo segnalare anche la prossima inaugurazione di un reattore nucleare negli Emirati Arabi.

Colpisce la rapidità della realizzazione del progetto che sarà operativo tra pochi mesi e con un ritardo di appena un anno sul previsto. Tutto questo in un settore che certo non se la passa bene a livello globale (vedi grafico).

Gli stessi Emirati Arabi, spesso ricordati per le incredibili offerte nelle aste del fotovoltaico (un impianto da 350 MW ad esempio ha vinto la gara e fornirà elettricità a 2,4 cent$ a kWh) e per gli importanti obiettivi al 2050 sulle rinnovabili, fanno sul serio anche sull’atomo.

Solo pochi mesi fa il primo ministro Sheikh Mohammed bin Rashid al-Maktoum aveva fatto sapere all’opinione pubblica mondiale che il paese avrebbe investito 163 miliardi di dollari, in progetti nel settore delle energie rinnovabili, visto che fotovoltaico, solare a concentrazione ed eolico sono ormai le fonti meno costose per produrre elettricità negli Emirati, anche per un costo del gas in crescita.

Ma il progetto nucleare intrapreso dal paese a inizio decennio vedrà la luce: solo pochi giorni fa il ministro dell’Energia Souhail Al-Mazrouei ha dichiarato che il primo dei quattro reattori nucleari della centrale civile di Barakah negli Emirati sarà attivo in via definitiva dal 2018, visto che ormai è stato completato per il 96%.

Avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2017, ma controlli di sicurezza supplementari effettuati dall’ente nazionale hanno ritardato la sua attivazione. Il ministro ha poi precisato che gli altri tre reattori sono completi rispettivamente all’86, al 76 e al 54%.

Abu Dhabi considera, furbescamente, il nucleare una fonte di energia pulita e così si può permettere di affermare che al 2021, quando l’ultimo reattore sarà operativo, l’energia elettrica “verde” prodotta salirà al 27% del totale, andandosi a sommare al 2% da solare. Quindi con un bel 25% di nucleare.

Per gli Emirati Arabi l’obiettivo dichiarato è di arrivare al 50% di elettricità “pulita” entro il 2050 (25% al 2030). Per la precisione, secondo il programma annunciato a inizio anno, stiamo parlando di 44% da rinnovabili e 6% da nucleare, ma visto il modo in cui si considera l’atomo, è lecito avere dei dubbi su queste quote. Peraltro negli obiettivi dello Stato arabo ci sarebbero ulteriori 15 GW di potenza nucleare.

Sappiamo intanto che i 4 reattori una volta operativi avranno una potenza totale di 5.600 MW.

La centrale di Barakah, a ovest di Abu Dhabi è un progetto da 20-21 milioni di dollari, ed è stato realizzato da un gruppo guidato dalla Korea Electric Power Corp (Kepco). Il contratto con la società, firmato nel dicembre del 2009, riguardava reattori APR1400 da 1.400 MW ciascuno (a marzo 2010 è stato aggiudicato anche un contratto da 5.59 miliardi di dollari a Hyundai e Samsung per la costruzione dei siti).

ADV
×