Trivelle, airgun a 13 miglia dalla costa del Salento: insorgono Provincia, Regione e ambientalisti

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Il via libera del Ministero dell'Ambiente alle esplorazioni con la tecnica che consiste nel bombardare con aria compressa i fondali riguarda un'area molto vasta, appena al di fuori della zona interdetta. Provincia e Regione preparano ricorsi, Legambiente chiede una legge nazionale contro l'airgun.

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Continua l’interesse per il petrolio sul fondo dei nostri mari e, nonostante l’opposizione di enti locali e ambientalisti, il Minambiente continua ad elargire permessi per esplorare i fondali, anche con le tecniche più invasive come l’airgun.

Una società statunitense, Global Med LLC, nei giorni scorsi ha infatti ottenuto il primo via libera dal ministero dell’Ambiente per sondare un’area marina molto vasta nei mari della Puglia che si trova appena al di fuori del limite delle 12 miglia marine, entro il quale le esplorazioni sono vietate.

Grazie alla concessione d89 FR GM (allegati in basso), Global Med potrà sondare un’area di 744,6 kmq nel Mar Ionio settentrionale di fronte alla punta meridionale della penisola salentina.

Come si legge nel decreto del ministero, si dà il via libera alla compatibilità ambientale per l’indagine sismica di fronte alla penisola salentina al largo dei comuni di Tricase, Gagliano del Capo, Ugento, Racale, Alessano, Castrignano del Capo, Taviano, Andrano, Diso, Otranto, Morciano di Leuca, Patù, Tiggiano, Gallipoli, Alliste, Salve, Santa Cesarea Terme, Castro, Corsano (vedi mappa sotto, l’area autorizzata è quella tratteggiata in arancione)

Nell’area si avvierà una cosiddetta “crociera sismica”, cioè l’indagine attraverso l’utilizzo di airgun: la famigerata tecnica, che può creare danni alla fauna ittica, sopratutto ai cetacei, che consiste nello sparare aria compressa che provoca onde sismiche sottomarine, rilevando il ritorno delle quali si capisce se nel sottosuolo esistono o meno sacche di idrocarburi.

L’istanza per l’area del basso Salento venne presentata dalla società americana a ottobre del 2014, altre due richieste della stessa società per un’area continua (in rosso sulla mappa sopra) e per un’altra al largo di Isola Capo Rizzuto, in Calabria, attendono ancora l’ok del ministero.

Parere positivo è arrivato invece per un’altra domanda, presentata da un’altra azienda, Global Petroleum Limited per un’altra area, questa più al largo, come si vede dalla mappa sotto (area in rosso). Anche lì potranno usare l’airgun.

Non si sono fatte attendere le reazioni negative di ambientalisti ed enti locali.

Il presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone si è detto pronto a rivolgersi alla Corte di giustizia europea.

Il presidente della Regione, Michele Emiliano, ha dato mandato all’Avvocatura di verificare se ci siano i presupposti per procedere con un ricorso legale, impugnando dinanzi al Tar del Lazio il decreto del 31 agosto scorso.

In allarme anche Legambiente Puglia. L’associazione torna a chiedere ai parlamentari pugliesi e alla Regione di farsi promotori di una legge che vieti la tecnica dell’airgun, “estremamente pericolosa e impattante per l’ecosistema marino”, oltre che la redazione di un Piano delle Aree per le attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi, da sottoporre a valutazione ambientale strategica, “per avere un quadro degli effetti cumulativi delle attività petrolifere in corso, visto che la Puglia continua a far gola alle società petrolifere”.

A destare preoccupazione, oltre alle tecniche utilizzate, la reale estensione dell’area da indagare, visto che, come detto, questa prima autorizzata è contigua ad altre due delle stesse dimensioni.

Queste, sommate, si segnala “porterebbero a una macroarea in pieno mar Ionio settentrionale, favorendo il rischio che vi siano trivellazioni a poco più di dodici miglia nautiche dalla costa salentina, quindi fuori dalla fascia di interdizione delle trivelle confermata anche dal referendum abrogativo del 2016, qualora dalle perlustrazioni dovessero emergere dati utili all’emungimento del combustibile fossile.”

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