Dieselgate, cosa cambierà con i nuovi test “reali” su emissioni e consumi

Entrano progressivamente in vigore da oggi le procedure WLTP-RDE per misurare in condizioni più veritiere l’efficienza e la “pulizia” delle automobili in Europa. Una prima risposta di Bruxelles agli sviluppi dello scandalo dieselgate. Servono anche controlli più estesi e sanzioni.

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Basteranno le regole più severe sui test per le emissioni delle auto a ridurre, se non proprio eliminare, l’enorme fossato tra i dati di laboratorio e le condizioni reali di guida?

Da oggi, primo settembre, entrano in vigore nell’Unione europea le procedure cui dovranno sottostare progressivamente – entro il 2018/2019 – tutti i nuovi modelli prima di essere commercializzati, riassunte negli acronimi WLTP (World Harmonised Light Vehicle Test Procedure) e RDE (Real Driving Emissions).

L’obiettivo, evidenzia la nota ufficiale di Bruxelles, è rendere più realistiche le diverse prove effettuate sulle vetture, in modo che per le case automobilistiche sia più difficile manipolare i risultati con qualche scappatoia (loophole) volta a diminuire i consumi di carburante e di conseguenza le emissioni inquinanti.

Secondo i più recenti studi dell’organizzazione indipendente Transport & Environment (T&E) in Europa circolano quasi 30 milioni di auto diesel definite “sporche” perché emettono nell’atmosfera almeno il triplo degli ossidi d’azoto consentiti dalla legge.

Sempre secondo l’associazione non governativa, nel 2016 la differenza tra i dati ufficiali diffusi dai costruttori e quelli verificati in strada, ha raggiunto in media il 42% considerando le principali marche presenti sul mercato europeo (vedi qui tutte le informazioni di T&E).

Vediamo più in dettaglio come funzionano i nuovi test che sostituiscono il ciclo di misurazioni utilizzato finora (NEDC, New European Drive Cycle).

La procedura WLTP, spiega la nota di Bruxelles, fornirà valori su emissioni e consumi maggiormente rappresentativi delle condizioni reali di utilizzo, quindi sarà un primo incentivo per sviluppare tecnologie più pulite e motori più efficienti.

Con la procedura RDE, invece, l’auto uscirà dalla “comfort zone” del laboratorio e sarà testata con sistemi portatili di misurazione (PEMS, Portable Emission Measuring Systems) direttamente su una “vera” strada in cui varieranno casualmente una serie di parametri tra cui accelerazioni, decelerazioni, temperature ambientali e carichi sulla vettura.

Queste prove dovrebbero garantire che i dati sui consumi di combustibile e sulle emissioni di sostanze pericolose per la salute umana, soprattutto il particolato fine e gli ossidi d’azoto, non siano più alterati da trucchi e imbrogli di vario genere.

Le centraline truccate da Volkswagen sono state solo la punta dell’iceberg al centro dello scandalo dieselgate scoppiato due anni fa negli Stati Uniti, per poi allargarsi rapidamente oltreoceano e coinvolgere altri nomi illustri dell’auto, tra cui Fiat-FCA (articolo di QualEnergia.it sugli sviluppi dell’intera vicenda).

Lo scandalo ha fatto saltare il coperchio a un pentolone di manipolazioni che durava da parecchi anni; la stessa Commissione UE aveva proposto d’introdurre i test RDE prima che il dieselgate venisse pienamente alla luce. Il punto è che governi e autorità di regolazione hanno sempre chiuso uno o entrambi gli occhi davanti alle pratiche scorrette delle case automobilistiche, favorite dalla mancanza di regole più stringenti.

Tuttavia, l’Europa molto probabilmente non ha ancora toccato il fondo del dieselgate e molto rimane da fare per migliorare l’efficienza complessiva delle vetture.

Per quanto riguarda i nuovi test, l’associazione europea dei consumatori BEUC sottolinea che gli Stati membri dovranno vigilare sulla corretta applicazione delle procedure, oltre ad assicurare che i cittadini abbiano a disposizione le informazioni precise e aggiornate per ogni modello testato.

In ballo, infine, c’è l’approvazione di un nuovo regolamento, proposto dalla Commissione UE a gennaio 2016, per rafforzare la qualità e l’indipendenza dei servizi tecnici di controllo sulle vetture, assegnare un potere di supervisione all’esecutivo europeo e multare fino a 30.000 €/vettura i costruttori automobilistici che continuano a falsificare i dati (vedi anche QualEnergia.it).

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