Eliminare i sussidi alle fossili salverebbe in Italia 3.200 vite ogni anno

CATEGORIE:

L'eliminazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili in Italia ridurrebbe del 10,8% le morti attualmente causate dall'inquinamento atmosferico. Da noi il costo sanitario legato alle fossili è di circa 10 mld di euro all’anno: 2,8 volte rispetto ai 3,5 mld spesi dallo Stato sotto forma di incentivi alle fossili.

ADV
image_pdfimage_print

L’eliminazione delle sovvenzioni ai combustibili fossili in Italia potrebbe ridurre del 10,8% le morti attualmente causate dall’inquinamento atmosferico.

È quanto emerge dal nuovo rapporto “Hidden Price Tags: come la fine dei sussidi per le fonti fossili beneficerebbe la nostra salute” (allegato in basso), pubblicato dall’Health and Environment Alliance (HEAL).

La combustione dei combustibili fossili, petrolio, carbone e gas, sta determinando non solo il cambiamento climatico con conseguenze disastrose a livello planetario, ma ha anche notevoli ripercussioni sulla nostra salute.

Ogni anno l’uso di fonti fossili accorcia la vita di circa 6,5 milioni di persone in tutto il mondo a causa di infezioni respiratorie, ictus, attacchi cardiaci, cancro ai polmoni e malattie polmonari croniche.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), è la generazione di energia a carbone che provoca quasi la metà dell’inquinamento atmosferico ambientale; mentre la restante metà è attribuita a petrolio e gas.

Nonostante una crescente consapevolezza del danno ambientale e climatico causato dai combustibili fossili e degli impegni di alto livello necessari per guidare il mondo verso un percorso di decarbonizzazione, i governi continuano a erogare miliardi di fondi pubblici per sostenere la produzione di petrolio, gas e carbone (inclusi anche i sussidi al diesel).

Eppure già nel 2009, a Pittsburgh, i leader del G20, i venti paesi economicamente più potenti del mondo avevano accettato di porre fine alle sovvenzioni per i combustibili fossili e si erano impegnati a ridurli gradualmente, fino a eliminarli (QualEnergia.it, G20, sussidi pubblici alle fossili battono quelli per le rinnovabili 4 a 1).

In Italia nel 2013 erano 29.482 le morti premature attribuite all’inquinamento atmosferico (fonte: Narain, U. et al. – 2016. The cost of air pollution: Strengthening the case for economic action. A World Bank/Institute for Health Metrics and Evaluation report). Ridurre del 10,8% i decessi connessi all’inquinamento atmosferico significa quindi salvare quasi di 3.200 vite.

Ma il danno è anche di natura economica: la stima del costo sanitario legato alle fossili si aggira intorno ai 10 miliardi di dollari all’anno.

Ciò significa 2,8 volte rispetto ai 3,5 miliardi di $ spesi dallo Stato sotto forma di incentivi alle fossili nel 2014 (ultimo dato disponibile).

Sussidi che peraltro potevano essere utilizzati per altri scopi, dalla riconversione energetica dei nostri edifici pubblici e privati alla manutenzione del fragile paesaggio italiano, fino ad investire per migliorare le prestazioni sanitarie.

A livello internazionale però la situazione non è migliore. In Europa, dove i costi sanitari legati all’uso dei fossili sono stimati in quasi 300 miliardi di dollari, l’Italia è seconda alla Germania per morti collegate all’inquinamento atmosferico: 41.485 decessi e il 25% di questi si potrebbe evitare solo eliminando i sussidi e mettendo delle tasse correttive a carbone, gas e petrolio.

Nel Regno Unito i costi sanitari derivanti dall’inquinamento atmosferico con combustibile fossile sono quasi 5 volte superiori alle sovvenzioni pagate.

In Cina, le cifre sono ovviamente molte più alte: la stima è di 1.625.164 morti connesse all’inquinamento atmosferico; di queste, il 66% potrebbero essere evitate con un taglio totale ai sussidi alle fonte sporche. La perdita economica nel paese asiatico è stato calcolata in 1.785,4 miliardi di dollari, a fronte di 96,5 miliardi di $ sussidi: un danno di circa 19 volte la spesa iniziale per le sovvenzioni alle fonti fossili.

Solo i governi dei G20 hanno versato nel 2014 circa 444 miliardi di dollari in sovvenzioni pubbliche alle società di combustibili fossili, mentre l’utilizzo di combustibili fossili ha determinato costi sanitari stimati di almeno sei volte questo importo: 2.760 miliardi di dollari (2,6 mld di euro).

Nella tabella le stime rilevate dal rapporto di HEAL per i paesi del G20 (nell’ultima colonna le altre esternalità negative legate alle fonti fossili).

La questione è dunque pressante e attuale e i politici devono ancora passare dalle parole alle azioni. Le nazioni del G20 continuano a spendere preziosi soldi pubblici per la produzione di fonti fossili, ma persino per cercare nuovi giacimenti.

I cittadini stanno pagano quindi due volte: per le sovvenzioni, elargite con denaro pubblico, e per il danno arrecato alla loro salute.

Il rapporto di HEAL (pdf)

ADV
×