Promuovere l’efficienza energetica anche con il cambiamento comportamentale

  • 17 Luglio 2017

Un documento ENEA, realizzato in collaborazione con Efficiency Known, indica un percorso di politiche e strategie per l’efficientamento energetico rivolto ad operatori, consumatori e policy makers.

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Per fornire indicazioni utili all’implementazione di strategie e progetti finalizzati al cambiamento comportamentale del consumatore finale di energia, l’ENEA ha pubblicato il documento “Cambiamento comportamentale ed efficienza energetica“, realizzato in collaborazione con la società di consulenza Efficiency Known nell’ambito degli Stati Generali dell’efficienza energetica.

Il cambiamento comportamentale – si spiega nelle prime pagine del documento – dovrebbe porsi l’obiettivo di contribuire al raggiungimento di un maggior risparmio energetico.

Sulla base di questo approccio diversi autori, esperti, studiosi di scienze sociali hanno cominciato ad esplorare le barriere e i condizionamenti da un altro punto di vista, che non fosse solamente di natura tecnologica.

Numerosi studi – si legge nel documento – già dagli anni ’70 affrontavano tale questione con approcci di ricerca sociale sul campo.

Negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei, tra cui Inghilterra, Svezia e Finlandia, utilities, aziende e policy makers stanno adottando sempre più programmi di cambiamento comportamentale come strumenti per la gestione della domanda d’energia.

Nel 2013 l’American Council for an Energy-Efficient Economy (ACEE) pubblicava un primo lavoro tassonomico “Field Guide to Utility-Run Behavior Programs”, che monitorava e catalogava i vari programmi allora disponibili negli Stati Uniti, “raffinato” poi tre anni dopo.

Partendo da queste esperienze, il documento ENEA intende tracciare un percorso rivolto agli operatori, ai consumatori, ai policy makers, fornendo loro uno strumento utile per politiche e strategie per l’efficientamento energetico.

In fondo a questo articolo troverete il documento completo. Vediamo innanzitutto cosa si intende per programma di cambiamento comportamentale.

I programmi di cambiamento comportamentale sono piani d’azione che si basano su studi e teorie sviluppati all’interno delle scienze sociali sul tema, escludendo quindi quegli approcci che puntano esclusivamente su strategie di diverso tipo, come ad esempio, riduzioni sulla bolletta energetica, incentivi oppure la redazione di nuove norme legislative e/o regolamenti.

In primo piano rimane l’importanza di una sistematica misurazione degli effetti dei programmi di cambiamento comportamentale resa oggi economicamente ed efficacemente possibile con le nuove tecnologie.

L’architettura delle scelte, infatti, buona o cattiva che sia, influenza profondamente le nostre decisioni: caratteristiche apparentemente trascurabili di situazioni sociali hanno effetti sostanziali sui comportamenti individuali.

Ed è per questo motivo che bisogna escogitare delle soluzioni creative, che portino a cambiamenti comportamentali, per migliorare nel complesso la qualità della vita umana, soluzioni che non risultino come ordini, ma più che altro come pungoli.

In sintesi, si può dire che i programmi di cambiamento comportamentale:

  • diffondono e applicano uno o più risultati che derivano da ricerche e studi svolti dalle scienze sociali sul tema del cambiamento comportamentale;
  • la loro efficacia è generalmente misurata in base ai risparmi ottenuti sul consumo d’energia comparandolo con quello precedente. A tal fine possono esser impiegati anche altri metodi quali ad esempio la frequenza di particolari azioni che sono state intraprese;
  • non utilizzano le tradizionali strategie d’intervento sul comportamento quali i soli incentivi economici e/o gli interventi normativi;
  • non intervengono sulla determinazione del prezzo dell’energia (perché si tratterebbe di una strategia di risposta alla domanda).

Ma in che modo queste strategie influenzano il cambiamento comportamentale? Di seguito una infografica che riassume gli stadi del cambiamento.

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