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Investimenti rinnovabili: la Banca Mondiale scommette sul solare in India

La World Bank è convinta che Nuova Delhi stia emergendo tra i paesi-chiave della transizione energetica globale, grazie a una politica aggressiva e lungimirante per le fonti pulite. Prezzi record nelle aste FV, carbone in difficoltà, elettrificazione rurale, queste le tendenze da monitorare.

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Sarà l’India uno dei paesi-chiave della transizione energetica? La Banca Mondiale è convinta di sì, come evidenzia un suo articolo sulla rivoluzione delle tecnologie pulite nel gigante asiatico, che è il terzo consumatore globale di elettricità con una popolazione di 1,3 miliardi di persone e un’economia in crescita.

Secondo la World Bank, l’India sta emergendo tra le nazioni favorite nella lotta ai cambiamenti climatici, grazie a una politica molto ambiziosa per le rinnovabili.

L’obiettivo fissato da Nuova Delhi, si legge nel documento, è installare altri 160 GW di eolico e solare FV entro il 2022. Di recente, l’ nstitute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) segnalava che in India sono stati cancellati progetti per oltre 10 GW di nuovi impianti a carbone in diversi stati, in sostanza perché non più competitivi rispetto alle altre fonti di generazione e quindi a forte rischio di diventare stranded asset (beni “incagliati” perché obsoleti e in perdita) in pochissimo tempo.

Il medesimo istituto evidenziava che i progetti di parchi fotovoltaici utility-scale di grandi dimensioni continuavano ad attirare offerte a prezzi stracciati nelle aste per nuova capacità di generazione.

A maggio l’asta da 250 MW per il parco solare di Bhadla in Rajasthan aveva registrato il record per il fotovoltaico indiano: le offerte vincenti erano pari a 2,62-2,63 rupie/kWh, quindi poco meno di 4 cent€/kWh, quando appena un mese prima un’altra gara si era chiusa con valori leggermente più alti, che erano già sembrati eccezionali (vedi QualEnergia.it).

Fiducia degli investitori, basso costo del denaro, politica chiara di sostegno alle rinnovabili, sono gli elementi che spiegano questa corsa green, anche se restano diverse incognite, in primis la capacità di realizzare impianti FV a costi così bassi senza rinunciare alla qualità e durata dei materiali utilizzati nelle installazioni (articolo di QualEnergia.it sui risultati degli stress test dei pannelli FV).

Tornando alla Banca Mondiale, il documento spiega che il solare indiano sta iniziando a soppiantare il carbone grazie ai prezzi sempre più vantaggiosi del kWh generato con la fonte rinnovabile – circa un quarto del costo che aveva nel 2009 – rispetto alla produzione convenzionale-fossile.

Tanto che la stessa World Bank sta investendo oltre un miliardo di dollari per supportare diversi programmi FV nel gigante asiatico, dagli impianti su tetto alle soluzioni di accumulo energetico, passando per i parchi a terra di taglia più grande e la generazione diffusa con micro-reti nelle aree rurali, prive di collegamenti alle linee elettriche centralizzate.

Certo, il compito da affrontare è particolarmente impegnativo e richiederà molti anni, perché secondo i dati ufficiali del piano nazionale elettrico, al momento in India oltre il 60% della potenza installata è nelle centrali a carbone (185 GW), dato che contribuisce a spiegare perché la nazione è la terza al mondo per emissioni complessive di anidride carbonica.

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