Efficienza, logistica, carburanti alternativi: quale futuro per i camion pesanti?

Molti paesi in tutto il mondo, tra cui quelli europei, sono privi di standard su consumi ed emissioni dei TIR. La domanda petrolifera dei trasporti merci su strada è in continuo aumento. Due rapporti spiegano come decarbonizzare questo settore, riducendo la sua dipendenza dai carburanti fossili.

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La mobilità a zero emissioni è un tema il più delle volte circoscritto alle auto private, anche se, a ben vedere, i trasporti pesanti su gomma meriterebbero altrettanta considerazione.

Così, mentre l’Europa deve ancora introdurre uno standard di efficienza sui consumi dei camion – una proposta della Commissione UE è attesa nel 2018 – la IEA (International Energy Agency) ha pubblicato lo studio The Future of Trucks (allegato in basso), con una serie di misure per abbattere l’inquinamento provocato dai tir.

D’altronde, evidenzia l’agenzia, anche se le automobili nel mondo sono circa un miliardo, mentre i camion sono “solo” 60 milioni, questi ultimi consumano in media 17 milioni di barili giornalieri di oro nero, circa un quinto della domanda petrolifera globale, ed emettono il 35% della CO2 legata ai trasporti, una percentuale di poco inferiore a quella delle auto.

L’uso di carburanti fossili è iniziato a diminuire nei veicoli passeggeri in molte economie avanzate, grazie soprattutto alla maggiore efficienza delle vetture, anche se a Bruxelles continua il braccio di ferro con le case automobilistiche per rendere più severi i test sui consumi dopo lo scandalo dieselgate (vedi QualEnergia.it).

Al contrario, osserva la IEA, l’impiego di gasolio per i trasporti merci è in continuo aumento. I camion bruciano circa metà di tutto il diesel richiesto a livello mondiale. Nello scenario di riferimento business-as-usual (Reference Technology Scenario), l’agenzia stima che la domanda petrolifera per i viaggi pesanti su gomma crescerà di 5 milioni di barili giornalieri al 2050.

I trasporti su strada, infatti, sono destinati a più che raddoppiare nei prossimi decenni, sulla scorta dello sviluppo economico in Asia, in particolare Cina e India: il 90% dell’incremento di domanda proverrà da questi due paesi.

Allora nel 2050, prevede la IEA, non sarà per nulla diminuita la dipendenza petrolifera del settore, perché il gasolio rappresenterà la stragrande maggioranza (85%) del combustibile utilizzato sui tir, con la parte restante riservata a biofuel e gas naturale. Di conseguenza, le emissioni dirette di CO2 dei camion pesanti saliranno a 3,4 gigatonnellate a quella data, un terzo in più del livello attuale.

Invertire questa tendenza è possibile?

La risposta è “sì”, ma il compito sarà molto impegnativo, osserva l’agenzia presentando il suo Modern Truck Scenario per modernizzare i trasporti merci con misure a tutto campo, partendo da quelle più semplici da realizzare e con tempi di ritorno dell’investimento più brevi, perché si ripagano velocemente attraverso la riduzione dei costi operativi, come riassume la tabella qui sotto.

In sintesi, occorre ottimizzare il più possibile la logistica sfruttando le tecnologie digitali. L’obiettivo quindi è ridurre i km percorsi dai camion e farli viaggiare sempre a pieno carico, magari consentendo ai diversi mezzi di uno stesso convoglio di comunicare tra loro in tempo reale, in modo che la fila di tir proceda a velocità costante secondo le istruzioni impartite dal camion-guida (il cosiddetto platooning).

Un altro obiettivo è diminuire l’intensità energetica, cioè il carburante consumato per tonnellata/chilometro (tkm) grazie soprattutto alla migliore progettazione dei TIR: minore resistenza aerodinamica, pneumatici speciali a bassa resistenza di rotolamento, impiego di materiali più leggeri, motori più efficienti, eventualmente ibridi, come evidenzia la tabella seguente.

Secondo la IEA, lo scenario avanzato dovrà includere politiche globali per adottare standard molto più severi su consumi-emissioni dei veicoli pesanti e per promuovere i carburanti alternativi (biofuel, gas naturale, elettrificazione, idrogeno), con relative infrastrutture di rifornimento e ricarica.

Il Modern Truck Scenario, di conseguenza, prevede di ridurre la domanda petrolifera dei viaggi merci su strada di circa 16 milioni di barili giornalieri al 2050, in confronto allo scenario di riferimento, tagliando le emissioni di CO2 del 75% circa, rispetto alle proiezioni business-as-usual.

Di recente, anche l’organizzazione Transport&Environment ha pubblicato uno studio sulle strategie per decarbonizzare i trasporti pesanti in Europa (Roadmap to climate-friendly land freight and buses in Europe, allegato in basso), distinguendo tra soluzioni “pronte all’uso” (off the shelf), anche definite low hanging fruit, cioè il frutto sul ramo più basso dell’albero, da cogliere immediatamente, e tecnologie ancora immature, non commercializzate su vasta scala.

Tra le prime rientrano le misure di efficienza: standard sui consumi dei tir diesel, incremento dei viaggi merci sulle ferrovie, miglioramento della logistica.

Tra le seconde, invece, troviamo le energie alternative che però sono molto complesse da applicare ai trasporti sulle lunghe distanze. L’elettrificazione, ad esempio, può essere la carta vincente per i camion più piccoli che smistano i prodotti in città, ma pensare di alimentare con batterie ed elettricità rinnovabile i tir sulle autostrade è una sfida di proporzioni ben più vaste.

In Svezia e Germania ci sono le prime sperimentazioni di autostrade elettriche (e-highway) per gli autoarticolati, con infrastrutture del tutto simili a quelle dei tram: cavi e pantografi, permettendo così ai mezzi pesanti di viaggiare senza consumare nemmeno una goccia di carburante fossile.

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