Il futuro del FV è nelle reti digitali: un decalogo per le istituzioni europee

SolarPower Europe ha pubblicato una serie di richieste per velocizzare la transizione verso le tecnologie pulite, puntando soprattutto a norme e regole per promuovere le comunità dell’energia, gli utenti attivi e gli scambi peer-to-peer dell’elettricità con modelli di aggregazione.

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Una rete elettrica europea sempre più smart, flessibile, digitalizzata, capace di valorizzare al massimo le potenzialità delle fonti rinnovabili e del fotovoltaico in particolare.

Un decalogo di richieste pubblicato da SolarPower Europe (SPE), “Regulatory asks on solar and digitalisation” (documento allegato in basso), sollecita su questi aspetti governi e istituzioni per velocizzare la transizione energetica verso le tecnologie pulite.

I dieci punti elencati dall’associazione europea del solare richiamano molti degli obiettivi inseriti da Bruxelles nel suo “pacchetto energia”, soprattutto la generazione distribuita dei piccoli impianti FV abbinata ai sistemi di accumulo, il ruolo del consumatore attivo-prosumer che autoproduce buona parte dell’elettricità che gli serve, la partecipazione delle rinnovabili a determinati servizi di rete.

Riassumiamo allora quali sono le principali richieste di SPE:

  • Rimuovere tutte le barriere che ostacolano gli scambi peer-to-peer dell’elettricità, ad esempio l’obbligo di possedere licenze o autorizzazioni per vendere l’energia. Ogni utente dovrebbe avere la possibilità di immettere e prelevare chilowattora secondo i propri bisogni, nell’ambito di reti paritarie che aggregano centinaia o migliaia di partecipanti (vedi anche QualEnergia.it).
  • Consentire a questo modello-aggregatore di competere con gli impianti tradizionali di produzione energetica nei vari mercati, grazie alle nuove tecnologie “intelligenti” come le centrali elettriche virtuali (Virtual Power Plants). Queste ultime sono combinazioni di più risorse rinnovabili diffuse sul territorio, gestite da remoto attraverso reti digitali.
  • Accelerare di conseguenza lo sviluppo delle smart grid tramite incentivi e finanziamenti, integrando un numero crescente sia di parchi solari utility-scale sia d’installazioni di taglia inferiore, permettendo ai diversi impianti di rendere servizi al sistema elettrico.
  • Promuovere la diffusione dei contatori intelligenti elettronici, perché lo smart metering è un “catalizzatore per nuovi modelli di business del solare”. Assicurarsi che l’energia auto consumata non sia soggetta a tasse o addebiti extra.
  • Garantire che i dati sui prelievi e consumi siano sempre resi disponibili con i più elevati standard di sicurezza e cyber protezione a tutti i soggetti coinvolti: operatori di rete, singoli utenti, fornitori, aggregatori, società di servizi energetici.
  • Remunerare i servizi di rete offerti dalle rinnovabili e dalle batterie di accumulo elettrochimico, come la regolazione di frequenza, il peak shaving e il bilanciamento tra domanda e offerta in tempo reale grazie alla digitalizzazione delle infrastrutture elettriche.
  • Includere il fotovoltaico e le smart grid nei criteri di standardizzazione e interoperabilità del mercato unico digitale europeo.

Solar Power Europe, nei giorni scorsi, ha contribuito con vari altri partner europei a lanciare due iniziative mirate alla decarbonizzazione del sistema energetico.

La prima è l’Electrification Alliance, che ha pubblicato una dichiarazione congiunta in cui spiega perché conviene puntare sull’elettrificazione “spinta” dei consumi in tutti i settori, inclusi i trasporti e la climatizzazione degli edifici.

La seconda iniziativa è Make Power Clean – tra i firmatari della lettera inviata alla Commissione UE troviamo diverse utility tra cui Eni, Iberdrola, Statoil e Total – che si prefigge di penalizzare gli impianti termoelettrici più inquinanti con un “criterio del carbonio” (carbon eligibility criterion) pari a 550g CO2/kWh, come condizione per partecipare ai meccanismi di remunerazione della capacità.

Il decalogo SPE (pdf)

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