Obiettivi 2030: come ovviare al rischio di deficit produttivo del settore elettrico in Italia

Se non vi fossero interventi concreti nei prossimi anni non solo sarà difficile raggiungere i target UE per le rinnovabili, ma anche fronteggiare il fabbisogno di elettricità del paese, con conseguente import di 99 TWh in più. Una ricetta in otto punti presentata da Alessandro Marangoni (Althesys).

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Serve oggi una riflessione sulla questione della sicurezza energetica, a causa del possibile deficit produttivo che si potrebbe verificare nei prossimi anni. L’Italia ha bisogno di un nuovo ciclo di investimenti nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica, bioenergie, ma anche per termoelettrico, per ammodernare gli impianti e le reti e diffondere tecnologie smart e piccoli impianti puliti.

Questa in sintesi la ricetta, che si articola in otto punti, che è stata presentata da Alessandro Marangoni, ceo di Althesys e coordinatore dell’Irex Annual Report, nel corso del convegno “Quale strategia energetica per l’Italia. Scenari e obiettivi per centrare gli obiettivi al 2030”, che si è svolto ieri, 8 giugno, a Milano nell’ambito del Festival dell’Energia.

Si tratta di alcuni interventi indispensabili per poter affrontare gli obiettivi europei al 2030, che vanno da un minimo del 45% a quasi il 50% di generazione elettrica da fonti rinnovabili sui consumi finali lordi.

Per il professor Marangoni sono azioni necessarie per disegnare la Strategia Energetica Nazionale (Sen), individuate in base all’analisi di diversi scenari evolutivi per il settore elettrico.

In particolare, in uno scenario che non preveda nuove azioni concrete, non solo sarebbe difficile raggiungere i nuovi target UE (27% di energia da rinnovabili e 30% dell’efficienza energetica), ma con un parco impianti ridotto – a causa della dismissione degli impianti termoelettrici e del fine vita di quelli rinnovabili non più incentivati – sarebbe difficile fronteggiare il fabbisogno di energia elettrica, con la conseguente necessità di aumentare le importazioni di circa 99 TWh rispetto alla situazione attuale.

Con la progressiva uscita di quasi 7 GW da impianti rinnovabili non più convenienti e la dismissione del termoelettrico per circa 12 GW, la nuova potenza prevista non riuscirebbe a colmare il disavanzo, ha spiegato il Ceo di Althesys.

Pertanto – afferma – “se non si intervenisse ora si assisterebbe a un netto peggioramento della quota di rinnovabili sui consumi finali che potrebbero passare dal 34,3 al 27,5%; un trend in controtendenza rispetto a tutto il mondo, che potrebbe essere affrontato solo attuando politiche di rinnovamento degli impianti esistenti e con il sostegno all’efficienza energetica e alla generazione distribuita”.

Queste le otto proposte per una strategia sul sistema elettrico dell’Italia in vista degli obiettivi 2030:

  1. Obiettivo di efficienza energetica pari almeno a quello indicato dalla Commissione Europea (30%), se non maggiore

Un target elevato è tutt’altro che irrealistico, dato che oggi l’Italia ha già raggiunto e superato i livelli di efficienza indicati dalla Strategia Energetica Nazionale del 2013.

  1. Politiche per rinnovare gli impianti eolici e idroelettrici

Consentirebbero di recuperare circa 15 TWh di energia elettrica al 2030 rispetto a uno scenario no action, con costi decisamente contenuti pari a complessivi 1,3 miliardi di euro. Ciò è attuabile prevedendo aste e contingenti dedicati al rinnovamento (circa 3,5 GW di eolico) per l’assegnazione di “contract for difference”.

Gli investimenti in nuova potenza permetterebbero di rilanciare lo sviluppo degli impianti utility scale in Italia, con impatti contenuti sul contatore degli oneri.

Si propone, dunque, di introdurre nuove aste dedicate all’eolico fino ad un massimo di 6,4 GW a partire dal 2020, per ottenere 12,8 TWh al 2030.

  1.  Nuovo impulso al fotovoltaico di taglia industriale

Realizzare aste dedicate con contingenti compresi tra 3,4 e 8,7 GW, a seconda dell’andamento dei consumi. Questi permetterebbero di ottenere 5-12,6 TWh aggiuntivi al 2030.

  1.  Contributo del fotovoltaico commerciale e residenziale per il rilancio della generazione distribuita

Per il primo segmento, si ipotizzano 800 MW-4,7 GW di potenza (a seconda dei consumi), favorendo l’autoconsumo nel settore industriale, lo sviluppo dei Sistemi Efficienti di Utenza (SEU) e tramite strumenti di detrazione fiscale.

Per la taglia residenziale vanno estese le attuali detrazioni fiscali, che da sole ne permetterebbero una crescita stimata in 300 MW/anno (4,2 GW al 2030).

  1. Introdurre “contract for difference” della durata di 10 anni per le bioenergie

Ciò per evitare il phase-out delle bioenergie (circa 16 TWh al 2030), una volta terminato il periodo di sostegno, commisurati ai costi di approvvigionamento delle specifiche tecnologie.

  1. Soddisfare il fabbisogno di energia al 2030 anche con la capacità termoelettrica

Utilizzo anche della potenza termoelettrica attualmente installata in Italia, una volta completato il processo di decommissioning degli impianti più obsoleti. Anche il ricorso alle fonti fossili consentirà di ridurre al minimo l’import elettrico. Ciò porterà anche a superare le difficoltà patite dagli operatori negli anni scorsi.

  1. Investire nella smart energy

Quindi investimenti nelle reti intelligenti, nei contatori di seconda generazione, negli accumuli e più in generale nell’innovazione tecnologica; sarà essenziale per gestire la trasformazione in corso nel sistema elettrico.

  1. Potenziare le interconnessioni con l’estero

Realizzare i progetti in essere e valutarne di nuovi, permetterà di aumentare la flessibilità del sistema, riducendone i rischi di inadeguatezza. Il crescente ruolo di import ed export (visto negli scenari) richiede inoltre un rapido allineamento del mercato elettrico italiano ai meccanismi europei.

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