Ecco perché la “vera” competitività del fotovoltaico è nell’autoconsumo

Per valutare la convenienza reale del FV rispetto all’energia prelevata dalla rete uno studio va oltre la formula LCOE, proponendo un confronto basato su percentuali di elettricità direttamente autoconsumata. Grid parity residenziale già raggiunta nella maggior parte dei paesi europei.

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Qual è la “vera competitività” del solare nel nostro continente? Questa domanda è il punto di partenza dello studio pubblicato dalla piattaforma europea per l’innovazione nel fotovoltaico (ETIP-PV, European Technology and Innovation Platform Photovoltaics) per superare il concetto di grid parity.

La parità della rete, come sappiamo, è il punto in cui l’elettricità generata dai pannelli solari inizia a costare meno dell’energia acquistata dalla rete.

Come chiarisce però il documento“The True Competitiveness of Solar PV” (allegato in basso) per calcolare la convenienza reale di questa fonte rinnovabile non basta affidarsi alla formula LCOE (Levelized Cost of Electricity), vale a dire il costo sul ciclo di vita e tutto compreso del kWh secondo diversi parametri economici.

Sgombriamo subito il campo da equivoci: lo studio ETIP esclude quei vantaggi aggiuntivi delle rinnovabili, considerati da altri analisti, ad esempio i minori costi sanitari-ambientali associati alle fonti pulite nel paragone con le risorse fossili (vedi QualEnergia.it).

Qui si parla di competitività del fotovoltaico, intesa come alleggerimento della bolletta elettrica, nei diversi segmenti di mercato (abitazioni, esercizi commerciali, industrie) e secondo diversi profili di autoconsumo.

Spieghiamo meglio: secondo il rapporto, il fattore decisivo è la percentuale di energia solare direttamente autoconsumata, perché consente di ridurre i prelievi dalla rete e, quindi, pagare bollette meno care, considerando anche il valore del surplus elettrico ceduto alla medesima rete.

Il valore complessivo del solare FV così definito (autoconsumo + surplus immesso-venduto), precisa lo studio, va confrontato con il prezzo di mercato dell’elettricità, ma solo con la parte variabile della bolletta, quindi senza contare i costi fissi mensili-annuali che non possono essere eliminati.

Esaminando un paio dei numerosi grafici presenti nello studio diventa tutto più chiaro. Il primo grafico riguarda un impianto FV residenziale su tetto da 5 kW a Stoccolma.

Il dato LCOE nel 2016, assumendo un costo-zero del capitale, era circa 77 €/MWh, mentre il valore medio dell’elettricità generata con il solare, ipotizzando un tasso di autoconsumo del 50%, era circa 72 €/MWh. Di conseguenza, la “vera” parità della rete (true grid parity) non era stata ancora raggiunta.

Portando invece l’autoconsumo al 75% e assumendo sempre un costo-zero del capitale nella formula LCOE, si nota che già lo scorso anno il fotovoltaico era pienamente competitivo con la rete in Scandinavia.

Ovviamente, se si aumenta il costo del capitale (WACC, Weighted Cost of Capital) al 2% o ancora di più, si sposta di qualche anno il raggiungimento della grid parity reale, che nei casi peggiori arriverà nel 2021-2026 con un WACC del 4% e 6% rispettivamente.

Da un estremo all’altro, il secondo grafico qui sotto mostra le stesse variabili applicate a un impianto fotovoltaico residenziale da 5 kW a Roma. Il solare FV, come si vede, è “veramente” competitivo in tutte le situazioni, anche con un costo del capitale elevato e una bassa percentuale di autoconsumo (25% soltanto).

Come riassume la tabella sotto, la grid parity reale è già stata conseguita nella maggior parte dei paesi, considerando un equo costo del capitale (2%) e un ragionevole tasso di autoconsumo del 50% raggiungibile senza accumulatori, mentre nelle altre nazioni bisognerà attendere al massimo fino al 2022.

Da osservare, scorrendo gli altri grafici proposti da ETIP, che nel settore commerciale e industriale la convenienza del fotovoltaico è più facile da ottenere, perché le quote di autoconsumo solitamente sono molto più elevate rispetto al residenziale.

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