L’energia in Italia nel 2016: domanda in calo ma prezzi più alti della media UE

Pubblicato dal MiSE il rapporto sulla Situazione energetica nazionale 2016, utile per completare il dibattito sulla SEN che sta per essere presentata dal Governo. Petrolio e carbone in diminuzione nel mix delle fonti, mentre crescono gas e rinnovabili. Sempre forte la dipendenza dalle importazioni.

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Miglioramento dell’efficienza energetica, crescita delle fonti rinnovabili, persistente divario dei costi di luce e gas in confronto alla media europea.

Queste, in sintesi, alcune tendenze evidenziate dalla relazione annuale sulla Situazione energetica nazionale 2016, appena pubblicata – in anticipo rispetto agli anni precedenti – dal ministero dello Sviluppo economico (allegata in basso).

Il documento è molto importante perché il Governo sta per presentare la nuova Strategia energetica nazionale (SEN).

Vediamo allora i punti principali approfonditi nel rapporto.

  • Il consumo interno lordo di energia è stato pari a 169 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) in lieve diminuzione (-0,5%) in confronto al 2015, mentre il valore del PIL in termini reali è salito di quasi un punto percentuale. Così l’intensità energetica è scesa a 107,8 tep/milione di euro (-1,3% rispetto ai dodici mesi precedenti) confermando il decremento registrato dal 2012 in avanti, fatta eccezione per il 2015.
  • Per quanto riguarda il mix delle fonti, il “peso” del petrolio è calato leggermente dal 34,6 al 34,2% così come il contributo del carbone dal 7,7 al 7%; al contrario, sono aumentate le “fette” energetiche rappresentate dal gas e dalle tecnologie rinnovabili, rispettivamente 32,6-34,3% e 19,2-19,6% da un anno all’altro.
  • Il consumo interno lordo di petrolio è diminuito: il fabbisogno complessivo è stato di 57,8 Mtep nel 2016 (-1,5% sul 2015) a causa soprattutto di due fattori. Da un lato, la crisi dei prodotti petroliferi nel settore termoelettrico, dall’altro il minore utilizzo di carburanti nei trasporti. Le importazioni nette hanno soddisfatto oltre il 90% della domanda.
  • L’impiego di gas naturale è balzato del 5% portandosi a quasi 71 miliardi di metri cubi. Anche qui la dipendenza energetica resta elevata, con oltre il 92% del fabbisogno coperto dalle importazioni. Tale crescita è dipesa essenzialmente dalla maggiore richiesta del settore termoelettrico: 2,7 miliardi di metri cubi aggiuntivi (+13%) a causa soprattutto del parziale fermo nucleare transalpino, con conseguente riduzione delle importazioni di energia a basso costo dalla Francia. Anche le industrie hanno consumato più gas in confronto all’anno precedente (+0,6 miliardi di metri cubi) grazie alla ripresa economica-produttiva nazionale.
  • Le rinnovabili elettriche, secondo le stime preliminari, nel 2016 hanno generato circa 106 TWh, tre in meno in confronto al 2015, condizionate dal crollo dell’output idroelettrico (-10%). Anche la fonte solare, si legge nel documento del MiSE, potrebbe registrare per la prima volta una lieve flessione del 2,6% mentre per l’eolico è previsto un incremento del 12%, con circa 2 TWh di maggiore produzione rispetto ai dodici mesi precedenti.
  • Le rinnovabili termiche, sempre secondo i dati preliminari, hanno contribuito con circa 10,4 Mtep ai consumi energetici per il riscaldamento; le fonti più rilevanti sono state le bioenergie e le pompe di calore, rispettivamente 7,5 e 2,6 Mtep.
  • I consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili, inclusi i biocarburanti nei trasporti, sono stati pari a 21,1 Mtep nel 2016, arrivando così al 17,6% del totale e superando l’obiettivo fissato per l’Italia dalla direttiva 2020 (17%).
  • La quota di fabbisogno energetico nazionale soddisfatta da importazioni nette rimane elevata (75,6%) ma più bassa di circa 7 punti percentuali rispetto al 2010.
  • Persiste un divario di costi energetici che svantaggia il nostro Paese: il differenziale fra i prezzi dei prodotti energetici in Italia e nell’Unione europea rimane positivo e si è arrestato il processo di convergenza iniziato qualche anno fa. Permane un significativo premio pagato dalle imprese italiane per l’energia elettrica e uno più lieve (e in calo) per il gas acquistato dalle famiglie. Ciò è anche il risultato della maggiore pressione fiscale: nel 2015, ultimo dato disponibile, ogni tep di energia utilizzata era gravato da un’imposta di 369 euro, un valore superiore del 58% alla media europea.

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