Nasce Elettricità Futura, ma per la politica il futuro dell’energia è incerto

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Questa mattina assoRinnovabili e Assoelettrica si sono unite dando vita a Elettricità Futura, una nuova associazione di categoria che "punta a un mix tra fonti convenzionali e rinnovabili", ma dalla politica arrivano segnali contrastanti. Lo si vedrà meglio con la SEN, annunciata per il 10 maggio.

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«Costruire un sistema nel quale fonti convenzionali e rinnovabili lavorano assieme». È stata questa la sintesi dell’intervento di Simone Mori, presidente di Assoelettrica in apertura dell’assemblea di questa mattina a Roma durante la quale si è concretizzata la fusione tra Assoelettrica e assoRinnovabili, creando così “Elettricità Futura”, l’associazione di categoria delle imprese elettriche italiane nell’ambito di Confindustria.

«La fusione tra le due associazioni – ha detto il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia durante il suo intervento – è molto importante, non solo all’esterno ma anche all’interno, perché prevede l’ingresso in Confindustria di altre 600 imprese, quelle di assoRinnovabili che erano esterne al sistema Confindustriale. Non è quindi una fusione che rientra nella riforma Pesenti ma che va oltre. Ed è molto significativo che il sistema dell’energia faccia sistema».

Un fatto importante, quindi, anche per Confindustria che ha vinto le ritrosie interne verso le energie rinnovabili. Si pensi a tutto il settore degli energivori che solo pochi anni fa plaudivano al ritorno del nucleare in Italia e anche a quei settori che guardano con sospetto alla decarbonizzazione e all’inevitabile – secondo noi – ingresso in un prossimo futuro di una carbon tax che inizi a inserire nell’economia i costi climatici e ambientali.

Energia Futura, infatti, questa mattina ha identificato come driver principali della propria azione la decarbonizzazione, l’efficienza energetica, l’elettrificazione dei consumi finali, l’innovazione tecnologica e la mobilità elettrica.

E che questi temi entrino nell’agenda ufficiale di Confindustria è una novità, ma Boccia si è spinto più in là: «l’Italia è il secondo paese industriale d’Europa e dobbiamo essere più competitivi. Ne abbiamo le potenzialità»; aggiungendo che «se c’è un mercato competitivo per l’energia elettrica, anche e soprattutto attraverso l’efficienza energetica, diventa competitivo tutto il paese. E il percorso che ha dato alla luce Elettricità Futura ha il significato di superare le proposte categoriali legando gli interessi del Paese con quelli delle nostre imprese».

Un passaggio chiave, questo di Boccia, che ha evidentemente sotto agli occhi la scollatura, anche culturale, che c’è tra la politica e il mondo delle imprese e dell’opinione pubblica.

«Il sistema confindustriale deve avere una visione strategica anche in vista della SEN e dei nuovi obiettivi comunitari. – ha detto concludendo Boccia, spostando il discorso a livello continentale – L’evoluzione del parco di generazione europeo, il phase out del nucleare e la decarbonizzzione impongono l’innovazione e in ciò possiamo essere un Paese all’avanguardia». Insomma da parte di Confindustria arriva la presa d’atto che qualcosa sta cambiando nel settore dell’energia e non si può stare fermi.

«Con questa fusione si conferma come il mondo delle rinnovabili sia parte integrante del sistema energetico italiano, pronto ad affrontare le sfide poste dalla transizione energetica – ha detto il Presidente di assoRinnovabili Agostino Re Rebaudengo – Sono certo che la nuova associazione saprà interpretare e tutelare al meglio gli interessi di tutta la filiera elettrica italiana».

Una visione allargata, spostata sull’Europa, l’ha data Antonio Mexia, CEO di EDP e presidente di Eurelectric che ha detto: «Questo è un giorno che rappresenta un cambiamento rispetto alla visione dell’elettricità. – ha affermato Mexia – E la questione di fondo è che per non disperdere risorse lungo la catena del valore dell’elettricità dobbiamo puntare all’integrazione. Quando vediamo che i prezzi dell’elettricità da fotovoltaico in Messico e in Cile sono bassi, a livello della produzione convenzionale significa che è arrivato il momento dell’integrazione».

Tradotto: il settore elettrico sta sentendo il fiato sul collo delle rinnovabili che hanno un costo marginale vicino allo zero e oggi che arrivano progetti “massicci” come quelli in California da oltre 600 MW per impianto, con ogni probabilità è arrivato il momento di chiudere la fase dell’approccio “amatoriale” alle rinnovabili, da parte dei grandi soggetti.

E che il settore elettrico convenzionale veda nubi all’orizzonte è apparso chiaro dalle preoccupazioni di Mexia che ha proseguito dicendo: «Vediamo che l’efficienza energetica è al centro dell’azione europea, ma dobbiamo essere chiari circa il fatto che si tratta di una pratica che è più facile a dirsi che a farsi. -ha ribadito Mexia che ha specificato – Abbiamo la necessità di reggere gli investimenti necessari nel tempo e per questo abbiamo bisogno di certezze circa il mercato».

Per l’Europa la decarbonizzazione dovrebbe passare attraverso il mercato, ma cosa succederebbe se si distruggesse il mercato? si è chiesto il relatore. «Per reggere tutte le tecnologie devono lavorare con un mix bilanciato», ha detto Mexia.

Questo l’interrogativo che si pongono con ogni probabilità gli operatori dell’elettricità da fonti convenzionali – termine che è stato usato da tutti in maniera diplomatica al posto di quello “fonti fossili” – di fronte alla calata dei prezzi e alla diffusione delle tecnologie delle rinnovabili – e presto anche dell’accumulo – cosa che sta preoccupando non poco i grandi player energetici che hanno investito, come di recente in Italia, in impianti quali i cicli combinati che sono soggetti a variabili di costi come quelli geopolitici.

A tentare una rassicurazione del settore delle fonti convenzionali/fossili ci ha provato Massimo Muchetti (PD), Presidente della X Commissione del Senato, che ha affermato durante la tavola rotonda: «Dobbiamo valutare lo scenario energetico con occhi diversi. Lo shale gas, per gli Usa è stato strategico visto che ha abbattuto i prezzi dell’energia e ha permesso il rimpatrio di aziende che avevano esportato la produzione all’estero per i costi dell’energia», ha detto Muchetti. «Dobbiamo poi considerare il fatto che le fonti rinnovabili rappresentano una percentuale marginale per ora e dobbiamo stare con i piedi per terra».

«L’Italia nella sostituzione del carbone è facilitata visto che l’opzione più semplice è utilizzare il gas; abbiamo già gli impianti e così non andremo verso investimenti inutili», ha detto Mucchetti. In sintesi secondo l’esponente PD la transazione energetica è già pronta. Basta fare lo switch tra carbone, poco, e gas, molto. Le rinnovabili sarebbero un investimento inutile e marginale.

A questa tesi hanno replicato sia Ermete Realacci (PD), Presidente della VIII Commissione della Camera, che Gianni Girotto (M5S) membro della X Commissione del Senato.

«In Cina quando noi facciamo le targhe alterne loro bloccano le autostrade. A Pechino sono vietati i ciclomotori non elettrici. La Cina sta facendo investimenti enormi sul fotovoltaico e sull’elettrico. E in questo quadro l’Europa è troppo tiepida, se non assente. La promozione delle rinnovabili deve puntare anche su cose che non costano come la semplificazione normativa, ad esempio la riforma della VIA, e favorire l’autoproduzione. Oggi se si volesse fondare una comunità dell’energia non è possibile», ha spiegato Realacci.

Girotto ha rimarcato che «le rinnovabili stanno andando avanti nonostante Trump e quando ci si accorgerà dei danni dello shale gas, questo processo accelererà. L’Europa con il winter package ha fatto un passo in avanti e ora il ruolo passa agli Stati membri. In Italia abbiamo le tecnologie, ma la politica sembra non andare in questa direzione».

La risposta di Muchetti non si è fatta attendere. «Vorrei invitare tutti noi a volare basso, bisogna avere il senso di chi siamo ed è relativo il nostro ruolo e quello dell’Europa. I fossili sono all’84% con il 40% di carbone. I numeri delle rinnovabili in termini assoluti sono piccoli così come quello delle auto elettriche. Il paese che immatricola più auto elettriche è la Cina, 200mila a fronte di 20 milioni di immatricolazioni di auto alimentate a fossili».

Insomma se l’atteggiamento futuro delle politica rispetto all’energia dovesse essere questo, Elettricità Futura avrà un duro lavoro da fare anche per tentare di proporre il suo obiettivo, cioè un mix bilanciato tra fonti convenzionali e rinnovabili.

Ma lo vedremo presto. Infatti, a margine dell’assemblea, è stato detto che la nuova data di presentazione della SEN sarebbe quella del 10 maggio.

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