Verso la nuova SEN: quali progressi sui target rispetto a quella del 2013?

La nuova Strategia Energetica Nazionale sarà presentata il 27 aprile e dovrebbe essere varata entro l'anno. L'ultima SEN risale a marzo 2013. In vista della nuova vale la pena fare il punto su come è cambiato il sistema energetico nazionale in rapporto agli obiettivi della precedente strategia.

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La nuova Strategia Energetica Nazionale sarà presentata alla Camera il 27 aprile, per poi essere sottoposta a consultazione pubblica, stando agli annunci del ministro Carlo Calenda.

Secondo il Programma nazionale di riforma che compone il Documento di economia e finanza, varato dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana e da ora all’esame del Parlamento, si prevede anzitutto che la Strategia verrà adottata in via definitiva entro il 2017.

L’ultima SEN risaliva a marzo 2013 e, dunque, in vista della nuova Strategia facciamo il punto su come è cambiato il sistema energetico nazionale in rapporto agli obiettivi della vecchia SEN. Nel farlo ci vengono in aiuto i dati raccolti da Francesco Gracceva e Elena De Luca dell’ENEA nell’ultimo rapporto trimestrale pubblicato dall’ente.

La SEN del 2013 individuava tre “sfide” principali: i prezzi dell’energia, la sicurezza energetica e la situazione economico-finanziaria del sistema energetico italiano.

Venivano poi definiti quattro obiettivi principali: raggiungere e superare gli obiettivi ambientali e di decarbonizzazione europei; ridurre il differenziale di costo per i cittadini e le imprese rispetto agli altri Paesi europei; incrementare sicurezza e indipendenza dell’approvvigionamento, in particolare nel settore del gas ed elettrico; favorire gli investimenti e l’innovazione tecnologica per una crescita industriale del settore energia.

Decarbonizzazione

La SEN stabiliva un obiettivo di riduzione dei gas serra del 21% rispetto al 2005, indicando una riduzione delle sole emissioni di CO2 pari al 15% rispetto al 2010.

Secondo la stima ENEA, nel 2016 le emissioni di CO2 (da combustibili fossili) sono state pari a 333 Mt, in riduzione del 18% rispetto alle 404 Mt del 2010, del 28% rispetto al 2005. (N.B.: nella SEN per il 2010 si riportava il dato di 426 Mt, che include anche le emissioni da processi industriali).

Nel 2016 l’Italia ha quindi superato gli obiettivi previsti per il 2020.

Ma attenzione, avvertono gli analisti ENEA: “una valutazione positiva richiede di escludere che entro il 2020 ci possa essere una ripresa delle emissioni”, e “gli esercizi di proiezione oltre il 2020 mostrano che la traiettoria delle emissioni di CO2 non è coerente con gli obiettivi al 2030” soprattutto perché negli ultimi tre anni, “vi è stato un vistoso rallentamento dell’evoluzione (…) in direzione della decarbonizzazione.”

Negli ultimi anni, si spiega inoltre, “la forte diminuzione delle emissioni di CO2 italiane è avvenuta più che in altri paesi per la diminuzione dell’attività economica, mentre i fattori strutturali hanno svolto un ruolo minore che altrove.”

Efficienza energetica e rinnovabili

Quanto dtto sopra è confermato dai dati sull’efficienza energetica, parametro sul quale comunque l’Italia ha fatto notevoli passi avanti.

Nel 2012 si stimava che, senza misure aggiuntive, i consumi al 2016 sarebbero stati di 126 Mtep, mentre la domanda di energia registrata l’anno scorso si è fermata a 116 Mtep. La differenza, circa 10 Mtep, “può essere interpretata come una stima della riduzione dei consumi non legata a fattori congiunturali, ma ad un ampio spettro di fattori strutturali, all’interno dei quali vi sono gli incrementi di efficienza”, spiegano gli studiosi ENEA.

Per quel che riguarda le rinnovabili, la loro penetrazione ha superato già dal 2014 il target UE previsto per il 2020, al 17% dei consumi finali, mentre nel 2016 la stima preliminare ENEA colloca questa quota al 17,6%.

Si tratta di un risultato di rilievo, ma in questo caso la SEN si proponeva di andare oltre gli obiettivi europei, per raggiungere il 19-20%. “Se si considera la tendenza degli ultimi tre anni questo obiettivo non sarà raggiunto facilmente. Inoltre, anche nel caso delle FER la prospettiva cambia se si collocano le tendenze più recenti all’interno di una prospettiva di medio periodo, che richiede una continuazione della crescita fino al 27% (…) alla fine del prossimo decennio”, si legge nell’approfondimento ENEA.

Il tasso di crescita delle rinnovabili, emerge, è dimezzato dal 2013 in poi, rispetto al triennio precedente. Il target relativo al settore termico (FER al 20% degli usi finali) è stato raggiunto solo grazie alla diminuzione dei consumi totali, si è cioè ridotto il denominatore, a numeratore costante, mentre nei trasporti si è ancora più indietro.

Prezzi dell’energia

Più che la sostenibilità ambientale, l’obiettivo principale della SEN 2013 era ridurre il differenziale di costo dell’energia per cittadini e imprese rispetto alla media UE.

Sotto accusa c’era in primis il mix elettrico, costoso perché sbilanciato su gas e fonti rinnovabili. Da questo punto di vista, nei quattro anni passati dal 2012 si può stimare un qualche modesto progresso: la forte riduzione dei prezzi dell’elettricità tra 2012 e 2016 fa sì che il differenziale assoluto si sia più che dimezzato, da 35€/MWh a 16 €/MWh.

La seconda ragione del differenziale è rappresentata dai prezzi all’ingrosso del gas, in Italia mediamente più alti che negli altri Paesi europei.

Il prezzo del gas in Italia è sì calato, ma meno che nel resto d’Europa: se si considera lo spread PSV-TTF, tra il 2012 e il 2016 si osserva un incremento, dai 1,6 €/MWh medi del 2012 ai circa 2 €/MWh del 2016.

Anche per i carburanti per i trasporti i prezzi in Italia sono calati sì, per il crollo dei prezzi del petrolio (passando da 1,7 a 1,3 €/l per il gasolio e a 1,7 a 1,4 €/l per la benzina) ma rimangono ancora molto sopra alla media UE: +12,3% e +10,7% rispettivamente per gasolio e benzina.

Altra ragione del differenziale di costo dell’energia italiano stava, secondo la SEN, negli incentivi alle rinnovabili: gli oneri in realtà in questi 4 anni sono continuati a salire, fino a quello che dovrebbe essere il picco di 14,4 miliardi nel 2016, mentre nei prossimi anni è prevista una graduale diminuzione fino a circa 12 miliardi nel 2020.

La sicurezza energetica

Quarto pilastro della SEN 2013 erano, come detto, gli obiettivi di indipendenza degli approvvigionamenti, miglioramento della sicurezza e crescita del settore energetico.

Qui la riduzione della domanda di gas e petrolio ha ridotto la dipendenza dalle importazioni di energia primaria dall’estero dall’84 al 75%, ma siamo lontani dall’obiettivo stabilito che era del 67%.

Anche come strumento per la crescita del sistema industriale del settore energia, la SEN puntava sulla produzione primaria di idrocarburi e in particolare per il gas naturale era previsto un incremento del 41% rispetto al 2011, mentre attualmente c’è una diminuzione del 2,2%.

Per il petrolio greggio, per cui la SEN auspicava un incremento del 148% rispetto al 2011, nell’ultimo anno gli incidenti che hanno bloccato le estrazioni in diversi impianti della Val d’Agri hanno portato a una drastica riduzione della produzione interna che, rispetto al 2011, si attesta a -40%.

Quanto alla produzione da fonti rinnovabili, è anch’essa aumentata meno di quanto auspicato: +4,5 Mtep rispetto al 2010 mentre si auspicavano 15-16 Mtep in più.

Nonostante permanga una forte dipendenza dall’estero, è però migliorato il margine di sicurezza negli approvvigionamenti: l’indice di copertura della domanda a fine inverno in caso di interruzione della maggiore infrastruttura di import, che nel 2012 era attorno all’87%, è oggi stimabile a circa il 95%.

Nella tabella sotto (click per ingrandire), tratta dal rapporto ENEA, gli obiettivi e le priorità di azione della SEN, alcuni dati sulla situazione del 2012, l’anno nel quale è stata elaborata la SEN, e su quella del 2016.


 

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