La risorsa bosco e le opportunità per le imprese del settore forestale

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Il mercato delle biomasse cresce ma l’Italia importa oltre 2/3 del proprio fabbisogno. In attesa della nuova legge forestale nazionale che dovrebbe rilanciare l’imprenditoria del comparto, è stato fatto il punto su aspetti economici, legislativi e organizzativi in un convegno organizzato da AIEL.

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In Italia il bosco cresce di 1.000 m² ogni minuto, ma il tasso di prelievo legnoso è molto basso e l’abbandono delle foreste è un fenomeno in continuo aumento.

Il mercato delle biomasse cresce (la produzione di legna da ardere riguarda oltre il 70% del prelievo), ma l’Italia importa oltre 2/3 del proprio fabbisogno.

Il deficit è dovuto al fatto che la gestione forestale sostenibile non è ancora considerata per le sue capacità di generare opportunità di impresa e di occupazione. Il bosco non è solo un elemento imprescindibile del paesaggio italiano, ma rappresenta una risorsa da tutelare e da mettere a valore.

In attesa dell’emanazione della nuova legge forestale, il comparto imprenditoriale del settore si è riunito per fare il punto sul proprio futuro in un convegno promosso da Aiel in collaborazione Compagnia delle Foreste e Conaibo (Coordinamento nazionale imprese boschive) sul tema “Politiche, modelli imprenditoriali e certificazione per rendere più competitivo il settore forestale”, svoltosi in occasione della manifestazione “Italia Legno Energia” in fiera ad Arezzo.

“Il settore forestale – ha affermato il moderatore Paolo Mori, direttore della rivista Sherwood – può dare un contributo importante alla bioeconomia italiana, a condizione che siano varate efficaci politiche a scala nazionale e regionale in grado di sostenere il rilancio dell’imprenditoria”.

“Le premesse positive esistono – ha ricordato Raoul Romano, del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria) – perché l’approccio alla politica forestale sta cambiando. Il 2016 si è chiuso con il Forum Nazionale delle Foreste, momento chiave per il Mipaaf per affrontare le criticità del comparto, in primis quello delle competenze, che troveranno soluzione nella nuova legge forestale nazionale di cui siamo in attesa”.

La strada da fare per rendere più competitivo il settore boschivo è ancora lunga e questo indebolisce la posizione del nostro Paese ancora una volta ‘dipendente’ dall’estero per soddisfare la domanda interna.

Secondo il professor Piermaria Corona, dell’Università della Tuscia, i costi delle utilizzazioni forestali nazionali sono superiori rispetto ai Paesi esteri e il valore aggiunto lordo delle produzioni forestali è molto basso: 41 €/ha contro i 168 €/ha della Francia e i 158 €/ha della Germania.

La visione del futuro – secondo Corona –  mira ad accrescere il prelievo dagli attuali 14 Mm3/anno a 20-21 Mm3/anno (circa il 70% dell’incremento reale dei boschi disponibili all’utilizzazione legnosa) e questo porterebbe altri 35.000 nuovi posti di lavoro nel settore.

Passando dalla scala nazionale a quella regionale, Elisabetta Gravano, della Regione Toscana, ha presentato lo status quo delle foreste regionali e della loro gestione dal punto di vista produttivo, ricordando le opportunità del Piano di sviluppo rurale (Psr) per la filiera foresta-legno-energia: “che è particolarmente virtuosa – ha ricordato Gravano – quando la materia prima legnosa proviene dalla gestione sostenibile del bosco, poiché valorizza gli scarti della lavorazione del legno e il progresso tecnologico delle moderne caldaie a biomassa”.

Enrico Pompei del Mipaaf ha concluso i lavori della mattinata ritornando sul ruolo delle foreste come fonte di energia rinnovabile, ruolo che necessita di un aggiornamento strutturale da parte del Ministero stesso: “oggi l’accorpamento del Corpo Forestale dello Stato nei Carabinieri consente, insieme alla costituenda Direzione foreste, di ripartire con le filiere forestali ed è un impegno importante. Mi auguro che a breve si possa essere presenti con una Direzione Foreste attiva e operativa”.

Dunque, come è emerso, il settore delle imprese boschive può dare un contributo rilevante alla bioeconomia italiana, a condizione però che siano varate efficaci politiche per sostenere il rilancio dell’imprenditoria.

Per Livio Bozzolo e Imerio Pellizzari del Conaibo serve più dialogo tra imprese e istituzioni altrimenti il rischio per la filiera corta è quello di non consolidarsi.

Da parte loro, le aziende forestali, dimostrano come passione, competenza ed evoluzione continua portino risultati concreti.

Un esempio d’eccellenza imprenditoriale nel settore forestale è stato portato da Simone Baglioni, titolare della Società cooperativa agricola Eco-Energie, che ha presentato i progressi della propria azienda partita nel 2011 con 3 soci e che oggi conta 29 dipendenti e un parco macchine del valore di 1,2 milioni di euro, e che ha saputo diversificare i prodotti e i servizi

Oppure è il caso presentato da Lino Meneguz di Francescon Imballaggi: i risultati ottenuti grazie alla trasformazione strutturale e tecnologica dell’azienda hanno portato al raddoppio del personale e a +43% del fatturato. Dal 2011 l’azienda ha deciso di valorizzare anche gli scarti legnosi della lavorazione e produrre cippato e segatura, entrando così nella filiera legno-energia.

Massimo Tarchi ha portato l’esperienza della società agricola Il Quadrifoglio che produce in Centro Italia pellet certificato ENplus in classe A2, ottenuto da boschi appenninici locali.

Dall’esperienza e dalle buone pratiche delle proprie aziende, AIEL ha sviluppato la certificazione Biomassplus a garanzia della qualità dei prodotti legna da ardere, cippato e bricchette, per fornire al consumatore finale un prodotto trasparente e dalle caratteristiche facilmente riconoscibili.

“In questo modo – spiega Massimo Negrin di AIEL – l’Associazione ha voluto dare garanzia di qualità ai prodotti delle proprie aziende in un’ottica migliorativa della filiera per garantire anche basse emissioni e alti rendimenti dall’utilizzo in stufa o caldaia della biomassa legnosa”.

Una delle aziende di AIEL che ha creduto in Biomassplus e ha intrapreso e concluso il percorso di certificazione è stata la Biomass Green Energy, presentata dal titolare Denis Gobbo: “Ho deciso di certificare il mio prodotto perché il mercato sta cambiando e chiede sempre di più garanzia di approvvigionamento, biocombustibili solidi di qualità e territorialità nel reperimento della biomassa”.

In chiusura Giovanni Alessandri, coordinatore della sottomisura Ricacci del Pif Foglie ha presentato un progetto di produzione del carbone di legno nel contensto forestale dell’Amiata. L’obiettivo è di dare gli strumenti per attivare una filiera del carbone certificato PEFC.

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