Acqua marina e solare, ingredienti dell’agricoltura “pulita” nel deserto

CATEGORIE:

Dopo aver visto le coltivazioni di pomodori in zone aride dell’Australia con Sundrop Farm, approfondiamo l’iniziativa di Sahara Forest Project in Giordania e Qatar. L’obiettivo è far crescere ortaggi tutto l’anno, impiegando serre speciali, impianti CSP e raffrescamento evaporativo.

ADV
image_pdfimage_print

L’agricoltura “sostenibile” su terreni aridi è una delle sfide più rilevanti per riuscire a sfamare la popolazione mondiale in aumento.

Qualche tempo fa, sul nostro sito, avevamo approfondito il progetto della società inglese Sundrop Farm, che in Australia ha installato una super-serra per coltivare pomodori in una zona semidesertica.

Si tratta, in sintesi, di un sistema agricolo quasi autosufficiente, alimentato da una centrale solare termodinamica, che fornisce tutta l’energia necessaria a far funzionare un impianto di desalinizzazione.

Un progetto con caratteristiche simili, lanciato alla fine dello scorso anno, che dovrebbe essere operativo entro l’estate secondo un articolo pubblicato recentemente dalla Thomson Reuters Foundation, si sta sviluppando in Giordania, precisamente nei territori che circondano il porto di Aqaba, caratterizzati da scarsissime precipitazioni e temperature estive torride.

L’iniziativa, battezzata Sahara Forest Project (SFP) dal nome della società norvegese che la promuove, comporterà un investimento di circa 3,7 milioni di dollari per realizzare un centro dimostrativo di 20 ettari. La fase iniziale del programma prevede la costruzione di un impianto-pilota (Launch Station) grande all’incirca come quattro campi di calcio, che nel 2015 ha ricevuto un cofinanziamento di 750.000 € dall’Unione Europea.

La fattoria del futuro, quindi, dovrà essere in grado di sfruttare unicamente l’energia del sole, l’acqua marina e le terre incolte, tutte risorse abbondanti per non dire inesauribili, per ottenere cibo e acqua dolce, senza impiegare nemmeno una goccia di combustibile fossile.

Nel caso della Giordania, l’approvvigionamento idrico arriverà dal vicino Mar Rosso; l’acqua sarà desalinizzata così da renderla potabile, con una capacità fino a 10.000 litri d’acqua/giorno. Il “cuore” energetico sarà costituito da una centrale solare termodinamica (CSP, Concentrating Solar Power) che fornirà sia l’elettricità sia il calore per le attività agricole.

La tecnologia CSP, è bene ricordare brevemente, utilizza centinaia o anche migliaia di specchi – dipende dalla grandezza dell’impianto: al momento non sono disponibili dati più precisi sul progetto in Giordania – per concentrare i raggi solari su un apparato ricevitore (può essere una sorta di torre centrale) che contiene un fluido termovettore. Quest’ultimo, scaldandosi a elevate temperature, genera vapore che può essere trasformato in elettricità, attraverso un sistema turbina-alternatore.

Per ridurre il più possibile l’impiego del preziosissimo liquido, i valori di temperatura e umidità nelle serre saranno assicurati dal raffrescamento evaporativo con acqua marina (saltwater-cooled greenhouse), mentre l’acqua fresca servirà unicamente per irrigare le colture interne e le piantagioni esterne.

Il progetto, infatti, prevede anche di sperimentare una serie di tecniche agricole per rivegetare le aree desertiche, al pari di quanto fatto finora nello stabilimento-pilota di Sahara Forest Project in funzione da qualche anno in Qatar, come riassume lo schema qui sotto sui diversi usi dell’acqua salata nell’oasi agricola di nuova generazione.

I risultati, secondo quanto affermano i promotori dell’iniziativa, sono molto buoni, perché è stato possibile coltivare vegetali, cetrioli soprattutto, durante tutto l’anno e con qualità paragonabile a quella degli stessi vegetali provenienti dalle fattorie europee.

Certo, valgono le stesse considerazioni che facciamo sempre quando parliamo di qualche innovazione tecnologica nel campo delle fonti rinnovabili: il passo più difficile è passare dai test, o dalle attività su scala ridotta, a grandi impianti capaci di produrre qualcosa – ortaggi in questo caso, partendo da energie pulite al 100% – a costi competitivi e con economie di scala crescenti.

ADV
×