Come dimezzare le emissioni di CO2 ogni dieci anni con una “carbon law”

Sull’esempio della teoria informatica di Moore, la legge sul carbonio prevede di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050, raddoppiando ogni 5-7 anni la quota di rinnovabili nel mix energetico. L’idea include un sistema mondiale di carbon pricing. La proposta di un gruppo di ricercatori.

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Raggiungere il picco delle emissioni globali di CO2 entro il 2020, per poi azzerarle entro il 2050, è lo scopo della “carbon law” proposta da un gruppo internazionale di ricercatori, guidato da Johan Rockström, direttore dello Stockholm Resilience Centre.

In un articolo pubblicato su Science, A Roadmap for rapid decarbonization (link in basso), gli studiosi hanno elaborato una teoria della transizione energetica che prende spunto dalla nota legge di Moore per l’industria informatica, secondo cui la potenza dei processori raddoppia ogni 18 mesi.

Gordon Moore, cofondatore di Intel, a metà degli anni ’60 formulò le prime ipotesi sull’aumento del numero di transistor nei microprocessori, che si sono rivelate corrette fino ai giorni nostri, anche se con qualche correzione rispetto alla previsione originaria.

Così Rockström e i suoi colleghi hanno definito un piano pluridecennale che dovrebbe contenere il surriscaldamento medio terrestre sotto i 2 gradi centigradi con il 75% di probabilità, sviluppando quell’economia a basso contenuto di carbonio contemplata dagli accordi di Parigi.

Il problema, evidenziano gli autori, è che rimangono “inconsistenze allarmanti” tra gli obiettivi climatici fissati dalla comunità internazionale e gli impegni presi dai diversi governi. Con una traiettoria business as usual, come abbiamo spiegato varie volte anche sul nostro sito (ad esempio articolo sulle analisi della IEA), sarà impossibile realizzare una società completamente decarbonizzata.

La regola generale illustrata nell’articolo, quindi, prevede di dimezzare le emissioni antropogeniche di CO2 ogni decennio. Questa “legge del carbonio” dovrebbe applicarsi a tutti i settori di tutti i Paesi: produzione elettrica, edilizia, industria, trasporti, agricoltura e così via.

Tra i punti fondamentali della carbon law c’è il raddoppio ogni 5-7 anni della quota di tecnologie pulite nel mix energetico mondiale, un tasso di crescita compatibile con quanto osservato nel decennio scorso. Nel grafico sotto la progressiva eliminazione (phase out) dei combustibili fossili.

Chiaramente, una legge di questo tipo richiederebbe uno sforzo congiunto di vastissima portata: tutti gli organismi sovranazionali, ONU in primis, i singoli Stati, scienziati, industrie, organizzazioni non governative, dovrebbero cooperare alla medesima strategia climatica, altrimenti la carbon law non potrebbe mai essere applicata con successo.

Gli studiosi hanno ipotizzato una serie di misure, sia a breve sia a lungo termine, da qui al 2050. Un altro pilastro della legge è un sistema mondiale di carbon pricing (vedi anche QualEnergia.it) che sia in grado di coprire tutte le emissioni di CO2 legate alle attività umane, partendo da un livello di prezzo di almeno 50 $ per tonnellata di CO2 e arrivare a circa 400 $ verso la metà del nostro secolo.

L’economia low carbon dovrebbe puntare in molteplici direzioni: elettrificazione dei trasporti, generazione elettrica rinnovabile, interventi di efficienza energetica, introduzione di tecnologie per catturare l’anidride carbonica emessa dagli impianti industriali e dalle biomasse impiegate per produrre energia (BECCS, bio-energy with carbon capture and storage), bio-combustibili avanzati (aviazione compresa), sistemi di accumulo, idrogeno, biometano, eccetera.

La legge sul carbonio, mutuata dall’informatica, dovrebbe quindi consentire una più rapida diffusione delle fonti pulite in tutto il mondo, con “salti tecnologici” tali da soppiantare progressivamente le risorse convenzionali, mettendole fuori mercato (disruptive, nonlinear technological advances toward a zero-emissions world nell’articolo).

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