Con la generazione distribuita l’energia solare finirà nel “cloud”

E.ON sta per lanciare un servizio innovativo che permetterà agli utenti di salvare l’elettricità eccedente autoprodotta con il fotovoltaico in un portafoglio virtuale, per poi utilizzarla in seguito con diverse applicazioni. Così le utility cercano di salire sul treno dei mercati energetici diffusi.

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BitCoin dell’energia, comunità solari, reti elettriche intelligenti con sistemi di accumulo e gestione attiva della domanda, piattaforme digitali per lo scambio di dati.

La generazione energetica distribuita può assumere tante forme e nomi diversi, secondo le esperienze che stanno maturando in alcuni paesi, dagli Stati Uniti alla Germania, passando per l’Australia (vedi QualEnergia.it per una panoramica di questi progetti).

Abbiamo scritto più volte che il modello di produzione elettrica centralizzata, con grandi impianti alimentati dai combustibili fossili, è messo sempre più in difficoltà dallo sviluppo delle tecnologie pulite.

Così le utility, da un lato, cercano di conservare lo status quo, difendendo il possesso delle infrastrutture convenzionali (reti e centrali termoelettriche), dall’altro iniziano ad aprirsi alle novità.

A fare scuola, per molti aspetti, è il caso tedesco che abbiamo approfondito in questo articolo, con il trio-polio esercitato da E.ON, RWE, EnBW.

Proprio dal colosso tedesco E.ON sta per essere lanciata un’iniziativa dedicata a chi possiede un impianto fotovoltaico domestico. Con il servizio SolarCloud, infatti, gli utenti potranno “salvare” quantità illimitate di energia solare in un portafoglio elettrico virtuale, per poi attingere a questa riserva nel momento in cui c’è bisogno, ad esempio per fronteggiare un picco di consumi.

Il servizio partirà in Germania da aprile. Nella fase iniziale sarà abbinato alla soluzione di storage residenziale Aura, sviluppata con Solarwatt, ma l’obiettivo è creare un sistema più ampio, che permetta alle persone di “abbattere le barriere” delle forniture tradizionali, come sostiene la compagnia.

L’utente, in questa visione più democratica e partecipativa, potrà produrre, consumare e vendere ai vicini la propria energia, contando su un mix di tecnologie: impianto FV, batterie di accumulo, software avanzati per conteggiare l’elettricità eccedente immessa in rete e valorizzarla sotto forma di crediti virtuali.

Potranno crescere dei mercati elettrici innovativi. Ad esempio in Australia si sperimenterà l’interscambio energetico tra migliaia di abitazioni con tetti solari e storage, utilizzando la piattaforma Distributed Energy Exchange (vedi QualEnergia.it per una spiegazione più dettagliata di questo sistema).

E.ON sta studiando i prossimi passi. Ad esempio, la possibilità di sfruttare il portafoglio della “nuvola” per ricaricare l’auto a zero emissioni quando si è lontano da casa, o cedere il surplus energetico autoprodotto dai pannelli fotovoltaici agli abitanti di uno stesso quartiere.

Sempre in Germania non si può dimenticare il progetto della SonnenCommunity, partito nel 2015 su iniziativa del più grande produttore tedesco di batterie residenziali.

L’idea che regge queste comunità è creare delle centrali elettriche virtuali, costituite da migliaia di piccoli impianti e sistemi di storage. Nel caso di Sonnen ci sono anche impianti rinnovabili più grandi e si pensa in futuro d’includere dispositivi centralizzati di accumulo.

Produttori e consumatori quindi possono scambiarsi energia sulla rete “intelligente” (smart grid), utilizzando piattaforme digitali che riescono a gestire in tempo reale una varietà di parametri: domanda e offerta di elettricità, relativi prezzi, disponibilità delle singole batterie.

In poche parole il “dare” e “avere” per ogni utente interconnesso. Questa potrebbe essere la nuova rivoluzione dell’energia.

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