Più rinnovabili e accumulo energetico negli investimenti delle utility

Nel 2016 la trasmissione-distribuzione di elettricità e gas ha dominato le operazioni finanziarie europee nel campo dell’energia. Le grandi compagnie cercano nuove opportunità di crescita anche in settori emergenti, come lo storage, la mobilità elettrica e le fonti pulite. Le tendenze per il 2017.

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Quanto e dove hanno investito le utility nel 2016? E quali sono le prospettive per il 2017?

A queste domande ha risposto l’ultimo rapporto di Ernst & Young (EY), Power transactions and trends (allegato in basso) che a noi interessa soprattutto per capire come stanno cambiando le strategie delle grandi società energetiche nella transizione globale dalle fonti fossili alle risorse rinnovabili.

In questi giorni abbiamo parlato, da una parte, del rischio “bolla del carbonio” determinato dall’accelerazione tecnologica, che secondo l’analisi di McKinsey sta avvicinando il picco di domanda dei combustibili fossili.

Poi abbiamo esaminato il caso tedesco con il contributo del Wuppertal Institute, osservando le resistenze opposte dal trio-polio delle utility contro le iniziative locali per promuovere la generazione distribuita.

Lo scorso anno in Europa, si legge nel documento di EY, la persistenza di prezzi bassi dell’elettricità sui mercati all’ingrosso e della generale sovraccapacità di potenza termoelettrica installata, ha favorito le transazioni finanziarie in settori considerati più stabili e remunerativi, in particolare la trasmissione-distribuzione di elettricità e gas, con oltre 22 miliardi di dollari investiti nel quarto trimestre.

Sono invece calati gli investimenti nella produzione di energia, comprese in quella da fonti rinnovabili. Queste ultime sono passate da 18,6 miliardi di dollari nel 2015 a 12,2 nei dodici mesi successivi.

Tornando alla Germania, EY ricorda le contromosse di E.ON-RWE dovute alle difficoltà riscontrate nel loro business tradizionale: entrambi i colossi hanno separato i settori in perdita – generazione elettrica con centrali nucleari e fossili – da quelli più profittevoli, creando società specifiche per i cosiddetti “asset regolati” (reti di trasmissione-distribuzione) e le fonti rinnovabili.

Anche a livello internazionale, ci dicono i numeri di EY, le infrastrutture regolate hanno assorbito la maggior parte delle operazioni finanziarie del comparto power & utility, 89 miliardi di $ circa su un totale di 192 (46%), mentre le rinnovabili hanno attirato capitali per complessivi 28 miliardi, con ben dieci transazioni multi-miliardarie focalizzate sull’economia verde.

Un’altra tendenza, osservano gli analisti, è che le utility “cercano rifugio” in tecnologie emergenti nell’ambito delle rinnovabili, che fino a poco tempo fa erano considerate troppo rischiose (vedi anche QualEnergia.it sulle strategie d’investimento dei fondi venture capital).

Parliamo, ad esempio, di sistemi di accumulo energetico – soprattutto batterie al litio – infrastrutture di ricarica per la mobilità elettrica, reti e contatori intelligenti (smart), applicazioni digitali per il controllo attivo e da remoto della domanda di energia.

Le utility, secondo i dati di EY, hanno investito circa 898 milioni di dollari nel 2016 in questi settori in tutto il mondo. EY cita anche Enel, che tramite la società controllata Enel Green Power America ha acquisito una partecipazione del 100% in Demand Energy, azienda USA specializzata in soluzioni per l’energy storage.

Sempre l’accumulo elettrochimico è stato al centro di molte operazioni finanziarie per diversificare le attività tradizionali di utility e gestori di rete.

Un’acquisizione tutta tedesca ha visto protagonista Innogy (sviluppatore di progetti nelle rinnovabili del gruppo RWE) che ha acquisito Belectric Solar & Battery, con l’obiettivo di realizzare grandi impianti FV con storage in Europa e altri continenti.

Ad agosto, l’operatore della rete elettrica inglese, National Grid, ha destinato oltre 86 milioni di dollari ad alcuni progetti di accumulo energetico per complessivi 201 MW, da realizzare in Gran Bretagna nell’ambito del primo bando per i servizi di regolazione rapida di frequenza, “enhanced frequency response” (ne avevamo parlato in questo articolo).

Un investimento certamente più di nicchia ha coinvolto E.ON quando ha deciso di finanziare la start-up inglese Kite Power Solutions, che sta cercando di sviluppare una tecnologia per produrre energia dai venti ad alta quota, sfruttando delle “vele” molto simili a quelle utilizzate da chi pratica il kite surf.

La stessa E.ON nel 2016 ha avviato una partnership con Solarwatt per offrire sistemi per l’accumulo energetico residenziale, con cui massimizzare l’autoconsumo elettrico delle installazioni solari.

La cartina sotto riassume gli elementi che guideranno le transazioni finanziarie nel 2017 in tre paesi-chiave, Francia, Germania e Gran Bretagna.

Segnaliamo le prossime aste competitive in Francia, che assegneranno nuova potenza rinnovabile e con ogni probabilità ridurranno i costi delle fonti pulite, oltre alla crisi del carbone in Gran Bretagna che continua a sostenere il boom del gas e delle fonti pulite.

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