Da rinnovabili l’86% della nuova potenza elettrica 2016 in UE

Il 51% della nuova capacità è venuta dall'eolico, che ha superato il carbone e ora è la seconda fonte per potenza complessiva, il 27% dal fotovoltaico. Le rinnovabili in UE rallentano, ma in 10 anni hanno stravolto il mix elettrico, raddoppiando la loro quota in quanto a potenza cumulata.

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Dei 24,5 GW di nuova potenza elettrica installata in Europa nel 2016, 21,1GW – cioè l’86% – è venuto dalle rinnovabili, con l’eolico che da solo ha pesato per il 51% della nuova capacità aggiunta.

Si sono infatti connesse alla rete turbine eoliche per 12,5 GW, di cui 10.923 MW on-shore e 1.567 MW off-shore.

Il dato arriva dal nuovo report dell’associazione europea dell’eolico WindEurope (allegato in basso).

Se nel vecchio continente le fonti pulite hanno rallentato, stanno comunque continuando a guadagnare terreno su gas e carbone, come si vede bene dai dati riassunti nel documento:

Se guardiamo alla potenza totale installata, quest’anno ad esempio (grafico sotto) l’eolico ha sorpassato il carbone.

Nel 2016, come detto, le rinnovabili hanno contato per quasi il 90% della nuova potenza installata: oltre ai citati 10,9 GW di eolico, si sono connessi 6,7 GW di nuova capacità da fotovoltaico, il 27,4% del totale aggiunto:

La potenza aggiunta da fossili nel 2016, inoltre, come si vede dal grafico sotto, è stata più che compensata dalle chiusure di centrali:

La tendenza è ancora più amplificata se guardiamo a quel che è accaduto negli ultimi 10 anni:

Dal 2005 al 2016 le rinnovabili sono passate dal 24% al 46% della potenza cumulativa installata in UE:

 

Passando all’eolico, il 2016 ha visto un leggero calo delle installazioni rispetto al 2015 (anno eccezionale specie per l’off-shore):

Gli investimenti in nuovi impianti eolici tra on-shore e off-shore hanno comunque raggiunto il record di 27,5 miliardi di euro. L’eolico off-shore è aumentato del 39% fino a raggiungere 18,2 miliardi di euro, mentre per l’on-shore gli investimenti sono diminuiti del 29% raggiungendo quota 9,3 miliardi di euro.

Il mercato più importante è stato la Germania, che ha installato il 44% del totale della nuova potenza eolico in UE:

Cinque stati membri hanno raggiunto l’anno record in quanto a nuova potenza da eolico: la Francia, i Paesi Bassi, la Finlandia, l’Irlanda e la Lituania.

“Abbiamo assistito – commenta Giles Dickson, CEO di WindEurope – ad una forte espansione in Germania nel 2016, ma la crescita rimane irregolare geograficamente. Più della metà degli Stati membri non ha investito nulla in energia eolica lo scorso anno. La politica è fondamentale, soprattutto quando guardiamo al lungo termine. Gli Stati membri devono anche iniziare a definire le loro Strategie Energetiche Nazionali e piani climatici per favorire la transizione a livello nazionale. Il Clean Energy Package è il modello giusto per raggiungere questo obiettivo. Il Consiglio e il Parlamento europeo devono iniziare a lavorare seriamente sulle proposte della Commissione”.

In Italia nel 2016 si sono installati solo 282,5 MW pari ad un flusso di investimento di oltre 350 milioni di euro.

Simone Togni, Presidente dell’ANEV parla per l’Italia di “un periodo di transizione negli ultimi due anni ma sottolinea che “la solidità e capacità di trasformarsi” dell’industria italiana dell’energia dal vento, “sta dando risultati significativi in termini di efficienza e riduzione dei costi (….) tanto che le ultime Aste hanno visto esprimere dei valori degli incentivi di aggiudicazione addirittura al di sotto dei valori europei (vedi QualEnergia.it, Aste a 66 €/MWh: dove sta andando l’eolico italiano? ).

Il totale della capacità eolica installata oggi in Europa si attesta sui 153,7 GW. L’energia eolica ha coperto il 10,4% dei fabbisogni di energia elettrica lo scorso anno.

La Danimarca, come si vede dal grafico sotto è la nazione con la maggior penetrazione dell’energia del vento sui consumi:

Dickson fa notare come l’eolico sia “un settore maturo e significativo di per sé, che ha creato ad oggi 330.000 posti di lavoro e generato miliardi di euro di esportazioni europee” ma lamenta l’assenza di strategie di lungo termine per questa industria.

“La politica governativa in materia di energia in Europa – denuncia – è meno chiara e ambiziosa di quanto non fosse qualche anno fa. Solo 7 dei 28 Paesi Membri dell’UE hanno target e politiche a sostegno delle Rinnovabili al 2020. La transizione dal sistema feed in tariff al meccanismo delle aste è stato meno fluido di quanto pensassimo. Abbiamo ancora mercati dell’energia elettrica disfunzionali che non sono adatti per le energie rinnovabili. E mancano segnali di prezzo di lungo termine a sostegno degli investimenti”.

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