Liberarsi dalle fossili: la responsabilità dei cittadini e la forza delle cooperative

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Finora hanno aderito al movimento per disinvestire dalle fossili investitori che controllano circa 5 trilioni di $ di asset. Disinvestire dalle fossili è responsabilità di ognuno. Ma come si fa? Una delle strade è quella delle cooperative energetiche. Lo spiega Daniela Patrucco di Retenergie.

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Cinque anni fa, l’idea che gli investimenti in compagnie del settore dei combustibili fossili fosse moralmente o economicamente problematica era quasi sconosciuta.

Ma una riflessione ha iniziato a prendere forma nei campus universitari degli Stati Uniti: che con più carbone, petrolio e gas nelle riserve esistenti di quanto ne possa mai essere bruciato mantenendo il cambiamento climatico sotto controllo, spendere miliardi nell’estrazione di altro combustibile è una follia etica ed economica.

Keep it in the ground: una rivoluzione planetaria in 5 anni

Passando rapidamente all’oggi, la riflessione è schizzata nel pensiero finanziario mainstream.

È dei giorni scorsi la notizia che gli investitori con un valore di oltre 5 trilioni di dollari (5mila miliardi di $ o, se volete, 5.000.000.000.000 $) sono ora impegnati a scaricare le loro azioni in combustibili fossili, e che oltre l’80% di questi è costituito da fondi professionali a scopo di lucro.

Infine, questo rischio di una “bolla del carbonio” viene ora preso sul serio al più alto livello, inclusa la Banca d’Inghilterra, la Banca Mondiale e il Financial Stability Board del G20.

Come ha detto Lou Allstadt, un ex alto dirigente di Mobil Oil: “Il disinvestimento sta accelerando l’orologio sulla constatazione finale che mostra che i combustibili fossili sono OUT e l’energia pulita è IN”. (fonte: The Guardian)

Movimenti cristiani e cattolici in azione: ora anche in Italia

La valanga è partita con l’Enciclica di Papa Francesco anche se segnali dal mondo cattolico erano arrivati fin dalla Cop20 di Lima, nel 2014. A un anno dalla pubblicazione dell’Enciclica quattro organizzazioni cattoliche internazionali annunciano che stanno vendendo le loro partecipazioni in società di carbone, petrolio e gas. Infine, i giovani di tutto il mondo chiedono al Papa di lanciare un appello per il disinvestimento dalle fonti fossili all’interno del mondo cattolico.

Grazie all’enorme lavoro nella costruzione di relazioni e stimolo all’azione messo in campo dal movimento DivestItaly, cui Retenergie aderisce dalla costituzione, anche in Italia le cose si stanno muovendo rapidamente e un numero sempre più elevato di organizzazioni cattoliche aderisce al coordinamento e si impegna per il disinvestimento.

FOCSIV, le Suore Salesiane di Don Bosco di Milano e Napoli, e la rivista Aggiornamenti Sociali, espressione del Centro Studi Sociali dell’ordine dei Gesuiti che attraverso il suo editore, la Fondazione Culturale San Fedele, si impegnano a ritirare i propri investimenti dal settore dei combustibili fossili e a reindirizzarli in quello delle energie rinnovabili.

Chi può disinvestire dalle fossili e come si fa?

The Guardian – che ha impegnato formalmente la propria organizzazione nella battaglia per il clima sposando il movimento 350.org – ha infine realizzato una guida al disinvestimento dalle fonti fossili, pubblicata in italiano anche sul sito di DivestItaly.

La guida spiega sinteticamente cos’è il disinvestimento dai combustibili fossili, perché occorre disinvestire, cosa sono il budget e la bolla di carbonio, chi ha disinvestito e chi ha intenzione di farlo, approfondendo anche le tesi di chi sostiene che sia ipocrita pretendere il disinvestimento dalle fonti fossili, posto che tutti ne facciamo uso.

La guida è rivolta principalmente alle imprese e agli investitori e dedica poche righe ai cittadini che, nessuno è perfetto, chiama “consumatori”. Eccole:

“I consumatori possono naturalmente essere pro-attivi e apportare cambiamenti al loro stile di vita, che rimane un fattore importante. Tuttavia, sono i produttori che hanno il potere di fare la differenza che porterà o non porterà a raggiungere gli obiettivi internazionali stabiliti per evitare che il cambiamento climatico avvenga su una scala catastrofica e irreversibile. Questi produttori sono però attualmente impegnati a seguire modelli di business che ci porteranno ben oltre i limiti ammissibili.”

Retenergie: quando i cittadini sono produttori della loro energia rinnovabile

I numeri citati nell’intervista al presidente di RESCOOP-EU Dirk Vansintjan, pubblicata di recente, dimostrano che il maggiore ricorso all’autoproduzione di energia da fonti rinnovabili fa bene all’economia oltre che all’ambiente.

Significa maggiore remunerazione dei risparmi dei cittadini e maggiori entrate per le municipalità ma significa anche meno dipendenza dalle fonti fossili, che in Italia importiamo per la gran parte dall’estero, e quindi anche maggiore stabilità geopolitica: forse meno guerre, profughi e migrazioni climatiche.

Le cooperative energetiche – sostiene Dirk Vansintjan – hanno un ruolo fondamentale nella transizione energetica, che deve essere intrapresa e completata al più presto.

Anche la guida al disinvestimento conferma che:

a) “i produttori hanno il potere di fare la differenza ”. Con i suoi 1035 soci (aggiornamento 11/2016) ad esempio dal 2008 Retenergie ha realizzato 10 impianti per 689 kWp; oltre 142 impianti fotovoltaici per ulteriori 542 kWp sono stati realizzati dai Soci grazie ai Gruppi di Acquisto Fotovoltaico organizzati dalla Cooperativa;

b) “i consumatori possono apportare cambiamenti al loro stile di vita”. Oltre 50 tecnici e professionisti erogano consulenza e servizi per l’efficentamento energetico ai Soci della Cooperativa I cittadini possono dunque fare la differenza anche e soprattutto in quanto produttori.

Il termine “consumatore” è anacronistico anche quando si parla di energia (prosumer è la nuova parola d’ordine, che unisce produttore e consumatore) e il “disinvestimento” è uno strumento di azionariato e consumo critico disponibile per ogni cittadino.

Produrre energia rinnovabile attraverso le cooperative è una forma di disinvestimento dalle fonti fossili che va oltre l’aspetto finanziario. Per i cittadini, significa assumersi individualmente e collettivamente la responsabilità dei propri bisogni energetici: un vero e proprio cambio di paradigma, una rivoluzione che le cooperative elettriche hanno avviato ormai da tempo.

Nel 2008 Retenergie è stata la prima cooperativa elettrica a costituirsi in Italia e dal 2016 vende la propria energia ai suoi Soci tramite ènostra, la cooperativa di distribuzione di energia elettrica che ha contribuito a fondare.

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