Trump-leak: energia rinnovabile e clima a rischio nell’agenda repubblicana

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Diffuso un documento firmato da Thomas Pyle, capo del "transition team" che sta preparando il terreno per la nuova amministrazione. L’obiettivo è resettare molte delle misure volute da Obama per ridurre le emissioni e promuovere le rinnovabili, dando invece nuovo impulso alle fossili.

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Nuovi indizi su cosa abbia intenzione di fare Donald Trump per l’energia e il clima quando siederà sulla poltrona che ancora per qualche settimana sarà di Barack Obama.

Questi arrivano da un documento diffuso dal Center for Media and Democracy, una sorta di “cane da guardia” (watchdog) contro le indebite influenze delle corporazioni sulla politica americana.

Stiamo parlando della nota (allegata in basso) scritta da Thomas Pyle, a capo del “transition team” del Dipartimento per l’Energia, che sta preparando il terreno per l’amministrazione guidata dal magnate repubblicano.

Nel documento, Pyle ricorda innanzitutto la promessa fatta dal neopresidente Trump di «resettare le parti più dannose dell’agenda climatica di Obama, inclusi gli accordi di Parigi e il cosiddetto “Clean Power Plan”».

Ecco di seguito alcuni dei punti principali che dovranno indirizzare la politica energetica americana nell’era post-Obama.

  • Uscire dagli accordi di Parigi. Pyle, inoltre, precisa che Trump ha promesso di non voler più spendere nemmeno un dollaro dei contribuenti nei programmi ONU per il clima. Abbiamo già osservato (Una transizione energetica irreversibile, ma con qualche ombra) che questa posizione è contraria all’impegno sottoscritto da 196 paesi alla Cop22 nella dichiarazione di Marrakech, che intende combattere il surriscaldamento globale con un’azione definita “irreversibile”.
  • Aumentare la disponibilità di aree federali sia offshore sia sulla terraferma per le attività di esplorazione-produzione di petrolio e gas, anche attraverso una struttura di governo condivisa con i singoli Stati.
  • Accelerare le procedure per l’approvazione di nuovi terminali LNG (liquefied natural gas).
  • Azzerare il Clean Power Plan. Questo piano al momento è bloccato nei tribunali dall’opposizione scaturita da un gruppo di Stati contrari alle misure fissate dall’EPA (Environmental Protection Agency) per abbattere le emissioni inquinanti delle centrali termoelettriche (vedi questo articolo di QualEnergia.it). Trump ha detto che se il Clean Power Plan dovesse sopravvivere alla battaglia legale, la sua amministrazione emetterà un nuovo regolamento per rimuovere il piano.
  • Portare avanti la costruzione degli oleodotti bocciati da Barack Obama, in particolare Keystone XL e Dakota Access Pipeline, velocizzando i relativi permessi.
  • Allentare sensibilmente le briglie dello standard CAFE (Corporate Average Fuel Economy), secondo cui le automobili dovranno percorrere in media 54,5 miglia per gallone di carburante nel 2025; ricordiamo che un gallone equivale a 3,7 litri e che un miglio corrisponde a 1,6 chilometri.
  • Non utilizzare più il parametro del costo sociale del carbonio (social cost of carbon, SCC) per giustificare misure federali salva-clima che secondo Trump vanno nella direzione opposta alle evidenze scientifiche più recenti. Giova qui ricordare che Trump ha definito il cambiamento climatico una “bufala”.
  • Approfondire gli impatti ambientali dell’energia eolica. Trump, si legge nella nota, era preoccupato dei possibili danni causati agli animali dalle pale eoliche, soprattutto a uccelli e pipistrelli.

Intanto stanno circolando i nomi dei probabili candidati della prossima amministrazione repubblicana. Trump, in sostanza, sta creando una squadra di clima-scettici con posizioni molto conservatrici in tema di energia.

Qualche esempio: la guida dell’EPA spetterà con ogni evidenza a Scott Pruitt, personaggio strettamente legato all’industria fossile e noto contestatore del Clean Power Plan.

Il prossimo Segretario di Stato sarà Rex Tillerson, amministratore delegato di ExxonMobil, una delle compagnie petrolifere che secondo un recente rapporto dell’Union of Concerned Scientists continuano a fare disinformazione sui cambiamenti climatici ed esercitare pressioni su governi e istituzioni per affossare le norme antinquinamento (Disinformare, negare o tacere: i big delle fossili che oscurano la scienza del clima).

Tra le altre cose, Tillerson ha dichiarato che non c’è alcuna base scientifica dietro l’obiettivo di limitare il surriscaldamento terrestre entro due gradi centigradi, rispetto all’epoca preindustriale. A capo del Dipartimento di Giustizia, Trump ha scelto il senatore dell’Alabama Jeff Sessions, anche lui conosciuto per le sue idee che negano la scienza del clima.

Il Segretario degli Interni sarà molto probabilmente Cathy McMorris Rodgers, una sostenitrice dell’industria oil & gas. È lecito aspettarsi che cercherà di rimuovere i lacci imposti da Obama alle nuove perforazioni petrolifere sulla terraferma e offshore, in linea con quanto scritto da Pyle nella nota del transition team.

La nota di Thomas Pyle (pdf)

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