Il Calenda-pensiero sull’energia, ma sarà l’Europa a tracciare la strada

Per cambiare il mix energetico del paese l'orientamento del Ministro Carlo Calenda è incentrato su interventi a costi sostenibili, secondo le nuove indicazioni dell'UE. Soprattutto su queste si baserà la strategia nazionale. Ma le nuove politiche potrebbero rallentare la transizione energetica?

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“La sfida alle emissioni di gas climalteranti obbliga tutti – istituzioni, imprese e consumatori – a un cambio di passo. Se, in passato, l’obiettivo era prevalentemente ambientale, ora si tratta non solo di cambiare il mix energetico, ma di cambiarlo a costi sostenibili”.

Lo spiega Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico, nel suo intervento nell’ultimo numero di “Elementi”, rivista del Gestore dei Servizi Energetici (GSE).

Secondo Calenda a livello europeo le politiche di sostegno alla transizione sono state oggetto di un profondo ripensamento, mirato a più obiettivi: salvaguardare i settori produttivi più energivori ed esposti alla concorrenza internazionale; introdurre una prima armonizzazione degli strumenti di incentivazione; integrare le energie rinnovabili nelle regole del mercato e, insieme, promuovere lo sviluppo di tecnologie e strumenti per la riduzione dei costi e l’integrazione delle fonti rinnovabili nel mercato energetico.

Certo – viene da dire – che competere ad armi pari dentro un mercato energetico insieme a fonti fossili inquinanti ancora altamente sussidiate, per le fonti pulite sembra oggi ancora una forzatura.

In merito agli energivori avevamo scritto che alcune delle situazioni ventilate potrebbero essere rischiose proprio per la competitività nel medio periodo di queste aziende: il pericolo può essere di garantire dei prezzi dell’elettricità di favore queste aziende, senza pretendere il loro efficientamento energetico in tempi ragionevoli.

Relativamente ai costi, Calenda afferma che “valorizzeremo e perfezioneremo l’esperienza, avviata da alcuni anni, di ammissione agli incentivi con aste al ribasso. Intendiamo esplorare la possibilità di svolgere aste tecnologicamente neutre, dove esistono margini di stimolo alla competizione e, al tempo stesso, promuovere il graduale utilizzo di soluzioni innovative per la sicurezza del sistema, siano esse tecnologiche come i sistemi di accumulo, o operative, come la gestione aggregata di impianti e consumi”.

Gli obiettivi di aumento della produzione di rinnovabili – prosegue Carlo Calenda – richiedono una riflessione su come mantenere i siti esistenti e promuoverne la riqualificazione, con semplificazioni amministrative condivise con le autorità ambientali e territoriali, senza impatti sui costi (intanto è in arrivo il DTR per il fotovoltaico).

“Nello stesso momento – ha dichiarato il ministro – renderemo operativo il nuovo mercato della capacità, appena sarà approvato da Bruxelles, così da rendere più stabile il nuovo assetto”.

A questo scopo Calenda aveva detto che basterà un decreto ministeriale e la sua entrata in vigore è prevista nel corso del 2017. Molto dipenderà da quanti affinamenti si dovranno fare anche alla luce delle indicazioni dell’UE, che dovrà dare poi il suo via libera.

Ricordiamo che il capacity market remunera, tramite aste, la potenza messa a disposizione. Si tratta in effetti di un vero e proprio soccorso ai cicli combinati a gas.

La Commissione europea è da sempre sospettosa verso questo meccanismo e ha spesso considerato la presenza di un floor price – il prezzo minimo nelle aste – una forma di indebito aiuto di Stato. Ma senza un prezzo remunerativo quanti parteciperebbero concretamente alle aste?

A parte la questione della flessibilità e del bilanciamento, invocata da Calenda, questo provvedimento proverà in tutti i modi a garantire la sopravvivenza delle grandi centrali e, se mal gestito, avrà come effetto collaterale quello di stroncare le rinnovabili.

Molti osservatori temono che per non gravare di altri oneri la bolletta, a pagare questo aiuto ai fossili possano essere le rinnovabili.

Ma il capacity market – fanno notare altri – potrebbe avere anche altri effetti negativi per eolico e solare: toglierà spazio alla contrattazione a lungo termine, vista da molti come essenziale per il futuro delle rinnovabili, e ritarderà l’applicazione commerciale dello storage.

Sono molti a chiedersi se oggi conviene dare denaro ad impianti termoelettrici in affanno per mantenerli in vita artificialmente, così da fornirci energia solo durante qualche ora di picco. Forse sarebbe meglio aumentare la flessibilità del sistema, anche grazie allo sviluppo del market coupling e dando più spazio proprio alle rinnovabili. Vedremo quale sarà l’evoluzione normativa su questo punto.

L’orizzonte temporale, conclude Calenda su Elementi, “è naturalmente il 2030, in coerenza con il Pacchetto clima ed energia che abbiamo condiviso a livello europeo e che sarà parte centrale dell’aggiornamento della strategia energetica nazionale”. Pacchetto che dovrebbe uscire entro questa settimana.

QualEnergia.it ne darà ampia diffusione, anche con commenti di esperti del settore.

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