da rivedere su coop energetiche non pubblicare

  • 28 Novembre 2016

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Nell’ambito delle cooperative energetiche c’è anche un esempio importante di aggregazione della domanda, nato ormai 10 anni fa grazie all’iniziativa di Confcooperative Emilia Romagna. Ci siamo fatti spiegare come opera e che prospettive ci sono per la domanda aggregata nell'evoluzione del mercato elettrico.

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Oltre mezzo milione di italiani consumano energia prodotta in cooperativa con un taglio della bolletta del 30% rispetto ai prezzi medi di mercato.

Si tratta quasi sempre di energia pulita che fa bene all’ambiente, oltre che alle tasche. Quello tra energia e cooperazione è dunque un connubio che funziona e che affonda le sue radici nella Storia: una delle imprese mutualistiche con più soci al mondo è l’americana National Rural Eletric Cooperative Association, cooperativa promossa nel 1935 dal Presidente statunitense Roosevelt, che oggi conta 42 milioni di cittadini.

E senza l’energia “cooperativa” imprese e famiglie dell’intero arco alpino si troverebbero al buio poiché in quelle zone sono rimaste solo le cooperative a garantire la produzione di energia, mentre tutte le altre forme di impresa hanno gettato la spugna.

Ci sono 73 cooperative elettriche disseminate su un territorio di 1000 chilometri quadrati, dal Friuli Venezia Giulia al Trentino Alto Adige, dalla Lombardia al Piemonte fino alla Valle d’Aosta, in una rete che si articola per circa 2000 chilometri.  Vengono prodotti e distribuiti localmente 500 milioni di kWh in 60 Comuni e in 110 frazioni.

Di questo connubio virtuoso si è parlato al workshop “Energia e cooperazione” organizzato da Confcooperative nell’ambito delle attività del “Mese dell’Efficienza Energetica” promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico ed ENEA.

La maggior parte delle cooperative che producono energia nel nostro Paese sono localizzate al Nord: una su 3 ha sede in Trentino Alto Adige, il 20% in Emilia Romagna e poi ci sono Lombardia, Veneto e Piemonte con il 10% ciascuno.

“Tra le cooperative di grandi dimensioni – ha sottolineato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – il 20% produce energia. E l’energia cooperativa oltre ad essere sostenibile e più economica, produce anche posti di lavoro. Sebbene, infatti, per numero le cooperative rappresentino circa il 4% degli operatori, in termini occupazionali impiegano il 12% del totale degli occupati di tutte le imprese attive nel settore energetico. Le società di capitali, pur rappresentando il 76% degli operatori occupano solo il 19% della forza lavoro complessiva”.

E nell’ambito cooperativo c’è anche un esempio importante di aggregazione della domanda, nato ormai 10 anni fa grazie all’iniziativa di Confcooperative Emilia Romagna: si chiama Power Energia ed è una cooperativa di utenza che ha come clienti-soci sia persone fisiche sia imprese. QualEnergia.it ha intervistato il Presidente di Power Energia, Cristian Golinelli.

Come opera Power Energia?

Power Energia è nata dalle criticità sollevate dalle cooperative. Abbiamo cercato di rispondere garantendo massima trasparenza e tariffe di mercato, con l’attenzione sempre rivolta alla soddisfazione dei soci e all’utilità dei nostri strumenti.

Oggi ci sono vari modi di fare aggregazione di domanda e il mercato è in continua evoluzione. A mio avviso i consorzi collettivi di acquisto sono un modello superato, per questo abbiamo sviluppato la cooperativa di utenza che è un modello che si presta a questo tipo di servizi permettendo di misurare anche l’indice di fedeltà dei soci stessi.

Quello che facciamo è un’analisi dettagliata della spesa elettrica e di gas dell’impresa che viene a chiederci un preventivo. Guardiamo anche se l’applicazione delle accise è corretta e se ci sono eventuali oneri impropri, dopodiché valutiamo se c’è la possibilità di migliorare la situazione o se è meglio non cambiare fornitore. Il risparmio medio si aggira intorno al 10%, ma oltre al beneficio di avere una tariffa più conveniente, da anni restituiamo ai nostri soci anche i ristorni.

Le possibilità di aggregazione della domanda sono frenate dalla mancanza delle regole attuative che l’AEESGI non ha ancora emanato?

Dal punto di vista tecnico e normativo noi non vediamo freni particolari, anche perché ci rivolgiamo ad un mercato ben definito che è quello delle cooperative. Nutriamo invece qualche perplessità rispetto all’effettiva trasparenza della nuova bolletta 2.0 che ha cambiato gli aspetti commerciali.

Le imprese, soprattutto se sono piccole, difficilmente si registrano sul sito della società fornitrice per scaricare il dettaglio. La principale lamentela che abbiamo ricevuto riguarda quindi la difficoltà di poter disporre velocemente del dettaglio. Per questo abbiamo attivato un servizio, su richiesta dei soci, di ripristino della vecchia fattura di dettaglio.

La riforma delle tariffe avrà un impatto su questo tipo di mercato?

Togliere il parametro della maggior tutela genererà sicuramente un periodo iniziale di spaesamento, ma nel medio periodo non creerà particolari problemi. In questi anni le imprese hanno acquisito una maggiore maturità nei confronti di questo mercato, ma è certo che se c’è qualcuno che le guida è meglio, soprattutto nel momento del rinnovo dei contratti. Il nostro obiettivo è quello di andare sul mercato domestico e lo faremo non appena riusciremo a raccogliere una massa critica importante, con l’aiuto delle cooperative di utenza territoriali.

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