Canada, stop al carbone. E negli Usa che futuro per il Clean Power Plan?

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Il ministro dell’Ambiente canadese annuncia un piano per accelerare la transizione energetica verso le fonti pulite, mentre negli USA aumentano le incertezze sulla tenuta delle politiche ambientali. Dubbi anche sull’entrata in vigore del Clean Power Plan voluto da Barack Obama.

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Che fine farà il carbone nell’America settentrionale?

Mentre il Canada annuncia un piano per eliminare le centrali più inquinanti entro il 2030, gli Stati Uniti devono fare i conti con le idee del neo eletto presidente, Donald Trump, che in più occasioni ha dichiarato di voler promuovere maggiormente le fonti fossili (QualEnergia.it ha evidenziato i possibili scenari aperti dal voto americano in questo articolo).

Il Canada, al momento, produce una quota preponderante di energia con le fonti low-carbon: 80% circa grazie soprattutto agli impianti idroelettrici e anche ai reattori nucleari.

L’obiettivo, proposto dal ministro dell’Ambiente Catherine McKenna, è arrivare al 90% nei prossimi quattordici anni, chiudendo le vecchie unità a carbone non equipaggiate con sistemi CCS (carbon capture and storage), necessari a catturare le emissioni di CO2 e stoccarle nel sottosuolo.

Negli Stati Uniti, al contrario, il carbone potrebbe tornare al centro degli interessi della Casa Bianca.

Difficile prevedere come intenderà comportarsi il magnate repubblicano riguardo alle politiche energia-ambiente avviate dal suo predecessore. La prima impressione è che alcuni commentatori facciano buon viso a cattiva sorte, cercando di non farsi distrarre dalla propaganda fossile di Trump.

La stessa Gina McCarthy, numero uno dell’EPA (Environmental Protection Agency), intervistata da EENews, è convinta che la futura amministrazione non sarà davvero capace d’invertire la rotta tracciata in questi anni da Barack Obama, per portare il paese in una direzione opposta a quella in cui si sta muovendo l’economia mondiale. La green economy, secondo questa visione più ottimista, è una forza che si autoalimenta e si rafforza nelle città, nei governi locali, nelle grandi aziende, comprese le utility.

McCarthy, nelle prossime settimane, lavorerà a stretto contatto con il “transition team” che preparerà la sua successione; a capo di questo gruppo c’è il noto clima-scettico Myron Ebell, perfettamente allineato alle opinioni di Trump sull’infondatezza scientifica del surriscaldamento globale.

Il principale strumento predisposto dall’EPA, durante la presidenza Obama, per ridurre le emissioni di CO2 del settore industriale è il Clean Power Plan. Tale piano, in sintesi, obbliga i singoli stati a diminuire la quantità di gas serra rilasciata nell’atmosfera ogni anno, assegnando specifici obiettivi ma lasciando molta flessibilità quanto alle scelte tecniche. Il traguardo è abbattere le emissioni delle centrali termoelettriche del 32% (rispetto al livello del 2005) entro il 2030.

Ogni stato, quindi, può decidere se chiudere una centrale inquinante, convertirla ad altro combustibile, oppure tagliare la produzione di gas serra per altre vie, ad esempio attraverso obiettivi e programmi di efficienza energetica e isolamento termico negli edifici.

Nel Clean Power Plan chi perde è il carbone e chi vince è l’economia verde fatta soprattutto di eolico, solare e gas naturale; il problema è che diversi stati, con in testa quelli più ancorati alle attività minerarie tra cui West Virginia, South Dakota e Montana, si sono opposti alle nuove regole, portando il piano dell’EPA nei tribunali. Qualche mese fa, la Corte Suprema ha intanto bloccato il Clean Power Plan, dando così una prima ragione alle preoccupazioni del fronte fossile.

Al moderato ottimismo di Gina McCarthy, insomma, fa da contraltare l’incertezza su come si chiuderà la battaglia legale che ha letteralmente spaccato l’America in due tra sostenitori e oppositori del taglio alla CO2. Inoltre, sarà da vedere quali saranno le richieste dei repubblicani più conservatori e delle industrie più potenti, ad esempio i costruttori d’auto hanno già chiesto a Trump di rivedere lo standard sull’efficienza dei consumi per i veicoli.

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