Con l’energy cloud le reti elettriche non saranno più le stesse

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Scambiare e gestire dati e informazioni sulle infrastrutture energetiche digitali con l’Internet of Things potrebbe rivoluzionare il modello centralizzato di pochi produttori e tanti consumatori: scenari e previsioni di un mercato in evoluzione. Vediamo con quali implicazioni per utility e clienti.

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Connettività wireless, scambio bidirezionale delle informazioni, sensori di presenza e movimento, apparecchi “intelligenti” di ogni tipo, dagli elettrodomestici alle batterie per l’accumulo fotovoltaico: questo, e molto altro, è l’energy cloud, una nuvola virtuale destinata ad accogliere e gestire una quantità crescente di dati in tutto il mondo.

L’Internet of Things (IoT), il web delle cose, secondo un recente studio di Navigant Research (allegato in basso) è una piattaforma tecnologica di nicchia che però, nel volgere di pochi anni, potrebbe cambiare in modo profondo le infrastrutture dell’energia così come le conosciamo oggi.

Il problema, in questo genere di previsioni, è identificare il “punto critico” (tipping point) che segnerà la svolta. Le stime riportate dagli analisti di Navigant Research lo collocano tra 2021 e 2025, quando almeno 1,3 miliardi di dispositivi saranno collegati in remoto nelle case e negli uffici. Questo porterà un generale abbassamento dei prezzi e una diffusione sempre più ampia dei nuovi apparecchi.

Parliamo, è bene precisare, di apparecchi che al momento non siamo abituati a immaginare in una rete di connessioni: un frigorifero, una presa elettrica, un robot delle pulizie, un termostato.

Entriamo nel campo della domotica e delle sue innumerevoli applicazioni, utilizzabili attraverso lo schermo di un cellulare o tablet o anche con semplici comandi vocali. Chiaramente, le smart grid del futuro incideranno non solo sulle strategie delle utility e dei colossi dell’informatica, ma anche sulle abitudini degli utenti, trasformandoli da passivi in attivi (prosumer).

Con l’internet delle cose, infatti, andremo behind the meter, oltre il contatore, verso nuovi servizi, verso la generazione distribuita dell’energia con impianti rinnovabili e la gestione dinamica, in tempo reale, dei consumi elettrici e termici, anche grazie a batterie di accumulo elettrochimico. Sarà un mix di prodotti “fisici”, software e analisi dei dati.

Abbiamo già scritto quanto siano interessati a questo mercato alcuni big come Apple e Google. Cupertino ha incluso l’app Casa nell’ultimo aggiornamento del sistema operativo iOS e sta gettando le basi di un ecosistema di tecnologie intelligenti per l’automazione domestica.

Google già un paio d’anni fa si era lanciata nella domotica acquisendo Nest Labs, produttore californiano di termostati wireless (App per la casa intelligente, tra nuovi dispositivi e possibilità di automazione).

Quanto potrà valere il mercato dell’IoT? Come evidenzia il grafico sotto, Navigant Research si aspetta che le utility investiranno 10,3 miliardi di dollari quest’anno in software e servizi informatici per le reti intelligenti, per poi arrivare a 17 miliardi nel 2024 con un incremento medio annuo del 6,5% circa.

Secondo il rapporto, al centro delle nuove reti ci saranno dati e informazioni: il terabyte diventerà più importante del kWh, perché il modello centralizzato di pochi grandi produttori di elettricità e moltissimi consumatori passivi, sarà rimpiazzato progressivamente da un modello con flussi bidirezionali di energia.

Parliamo delle tecnologie DER, distributed energy resources, che nel prossimo decennio richiederanno investimenti cumulativi nell’ordine di quasi 2000 miliardi di dollari a livello mondiale.

Allora sarà l’Internet of Things ad essere fondamentale per consentire a queste reti di funzionare, scambiandosi messaggi e configurazioni. È probabile che i termostati smart avranno un buon successo commerciale.

Come mostra il grafico sotto, infatti, Navigant Research prevede che il mercato complessivo di questi prodotti, includendo software e servizi, sarà pari a 1,1 miliardi di dollari nel 2016 per poi crescere mediamente del 16,7% l’anno, toccando 4,4 miliardi di dollari nel 2025.

Le possibilità offerte dall’energy cloud sono molteplici. Le utility, ad esempio, potranno sviluppare dei programmi demand side management (DSM) creando delle “centrali virtuali” fatte di migliaia di apparecchi gestibili a distanza per contribuire al bilanciamento dei carichi (ne abbiamo parlato in questo articolo di QualEnergia.it).

All’orizzonte ci sono tecnologie sempre più precise e avanzate, tra cui dispositivi e sensori abbinati alla localizzazione GPS. Un esempio pratico? Quando la persona si sta avvicinando a casa, i sensori domotici rilevano la posizione attraverso il cellulare e accendono automaticamente l’impianto di riscaldamento/condizionamento.

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