COP22, una conferenza sul clima “da nerd”, inizio di un lungo e complesso negoziato

Alla Conferenza sui cambiamenti climatici di Marrakech si aprono i tavoli tecnici negoziali per l’implementazione dell’Accordo di Parigi. Tra i temi all’ordine del giorno quello di come alzare gli impegni degli Stati, la trasparenza, la comunicazione delle azioni di adattamento.

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Si apre oggi a Marrakech, in Marocco, la ventiduesima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP22.

Sarà il primo banco di prova per testare quanto gli Stati siano propensi a trasformare gli impegni per la lotta al cambiamento climatico in azioni, nel breve termine. Infatti, se nella Conferenza di Parigi del 2015 l’obiettivo era raggiungere l’accordo globale, a Marrakech si negozierà su come implementarlo.

La COP22 sarà un appuntamento più da “nerd”, cioè da tecnici dei negoziati. In realtà, però, alcuni dei temi trattati avranno notevoli ripercussioni in merito alla futura efficacia dell’Accordo e quindi anche rispetto al percorso di decrescita delle emissioni dell’economia.

Tavoli tecnici e politica

I negoziati dureranno due settimane, fino al 18 novembre: la prima settimana sarà dedicata ai tavoli tecnici, mentre nella seconda, da martedì 15 la palla passerà alla politica, con l’arrivo dei Ministri.

Fino a pochi mesi fa si prevedeva di utilizzare una parte delle riunioni per facilitare l’entrata in vigore stessa dell’Accordo, prevista entro il 2020: il momento storico, quello “spirit of Paris” che ha portato all’Accordo, ha invece facilitato l’entrata in vigore molto prima del previsto, già il 4 novembre scorso.

Una bella notizia non solo sul fronte dei negoziati internazionali sul clima, ma anche rispetto a un fattore che preoccupa molti: la possibilità che Donald Trump vinca le elezioni. Il tycoon americano, infatti, anche se eletto, non potrà ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo per tre anni dopo la sua entrata in vigore, con l’obbligo poi di dare un preavviso di un anno: Trump, insomma, non potrebbe uscirne prima del 4 novembre 2020, a ridosso della nuova elezione.

Quindi, in questa conferenza si svolgeranno già le prime riunioni del “CMA”, ovvero il nuovo organismo per l’attuazione dell’Accordo di Parigi: vi potranno partecipare solo quegli Stati che hanno già ratificato e depositato l’Accordo. Qui i punti principali di discussione.

Chiarire gli impegni

Uno dei compiti più importanti da iniziare ad affrontare a Marrakech è come sistemare il miscuglio di impegni dei singoli Stati: la colonna portante dell’Accordo di Parigi sono infatti gli NDC, Nationally Determined Contribution: ciascuno è presentato dagli Stati stessi e contiene gli impegni che lo Stato si prefigge di perseguire.

È la somma degli NDC che definisce il livello di azione rispetto al cambiamento climatico. I documenti presentati offrono un’ampia gamma di varietà di azioni, ma la diversificazione ha portato a rendere difficoltoso confrontare gli impegni tra loro, calcolarne l’impatto complessivo e, successivamente, arrivare alla loro verifica.

Ecco perché sono necessarie delle linee guida per rendere gli impegni più chiari; quindi, più comparabili e verificabili. Ma per alcuni Stati regole troppo descrittive potrebbero valicare alcuni limiti: non impattare sulla sovranità nazionale di decidere le proprie politiche, non considerare a sufficienza la varietà di circostanze nazionali e non fornire la necessaria flessibilità. Alcuni Stati hanno già espresso la loro opinione in proposito.

Stabilire come alzare gli obiettivi

L’Accordo di Parigi prevede come obiettivo di stabilizzare l’aumento delle temperature medie globali ben sotto i 2 °C, con uno sforzo per arrivare a un massimo di 1,5°C.

La stima dello scenario del futuro comprensivo degli impegni di riduzione delle emissioni già dichiarato ci proietta ancora verso un aumento delle temperature medie globali di +2,7°C (alcuni esperti parlano di 3-3,5 °C, ndr). Perciò un altro degli elementi chiave dell’Accordo di Parigi è un meccanismo chiamato Global Stocktake (GST).

Si valuterà progressivamente a che punto stiamo nella lotta al cambiamento climatico e come alzare gli impegni. Il primo Global Stocktake avverrà nel 2023, ma già nel 2018 avremo il primo “dialogo facilitativo” per accrescere gli obiettivi.

Rimane quindi da chiarire come avverranno questi due importanti appuntamenti: una delle ipotesi è che il Global Stocktake sia un processo della durata di un intero anno. Dovranno anche essere stabilite le modalità con cui la COP recepirà i nuovi report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).

Trasparenza

Nell’Accordo di Parigi è previsto che i Paesi rendano conto dei loro impegni, in modo trasparente e tracciabile. È un elemento chiave non solo per garantire la fiducia nel processo, ma anche per assicurare che i progressi siano reali.

In particolare, nell’accordo si parla di “modalities, procedures and guidelines”, abbreviate nell’acronimo “MPGs”. Il fondamento di queste nuove procedure sarà costituito dalle redazione di reporting attuali (“measurement, reporting and verification arrangements under the Convention”, MRVs), ma non sarà un processo semplice: la documentazione che potrebbe essere richiesta agli Stati ha sia natura politica che tecnica.

Inoltre, lo sviluppo della MPGs comuni per tutti gli Stati del mondo è tecnicamente complessa e ampia, considerando che copre la mitigazione, l’adattamento, la finanza e il trasferimento di tecnologia e di capacity building. Si partirà, probabilmente dall’identificazione degli elementi chiave delle MPGs, a cui seguiranno la richiesta dei pareri degli Stati e seminari di esperti tecnici.

Comunicazione delle azioni di adattamento

Nell’Accordo di Parigi si afferma che ciascuna Parte, debba presentare e aggiornare periodicamente una comunicazione in merito all’adattamento riguardo agli impatti dell’aumento delle temperature ormai non più reversibili.

Si prescrive che la comunicazione possa includere le priorità, l’implementazione, i piani e le azioni. È il momento di entrare nel dettaglio e iniziare a delineare che cosa dovrà contenere questa comunicazione:

  • il rapporto tra le relazioni esistenti e questo nuovo documento (ad esempio la comunicazione sull’adattamento potrebbe dar conto dei programmi futuri, mentre altri documenti collegati alla trasparenza del processo potrebbero contenere un resoconto dei risultati; in ogni caso si tenderà a cercare di evitare di riportare stessi dati in più documenti)
  • la periodicità
  • gli elementi guida del documento
  • il grado di dettaglio, ecc.

Inoltre, altri argomenti in discussione saranno il meccanismo Loss & Damage, che fornisce uno strumento aggiuntivo per i Paesi più poveri e vulnerabili per i danni ormai non evitabili; la finanza, il Green Climate Fund e le modalità di contabilizzazione delle risorse finanziarie mobilitate; un programma di lavoro per i meccanismi non di mercato per sviluppare un approccio allo sviluppo sostenibile; contabilità sulla gestione delle foreste.

Infine, in seguito alla firma dell’Accordo globale per eliminare gli idrofluorocarburi e del primo accordo globale per iniziare ad affrontare le emissioni di gas a effetto serra dal settore del trasporto aereo, concordati entrambi nel mese di ottobre, della crescita delle rinnovabili, della crisi di molte aziende legate alle fossili, questa COP avrà il compito anche di dimostrare continuità di azione.

Insomma, da questi negoziati non ci dobbiamo aspettare grandi annunci come a Parigi e nemmeno una risposta a tutti questi punti, perché ciò richiederà alcuni anni di negoziati.

Ma la COP22 sarà un successo se riuscirà a iniziare a costruire, sulle basi dell’Accordo di Parigi, la struttura organizzativa che potrà permettere agli impegni di trasformarsi in azioni concrete e verificabili. Insomma una COP da nerd, ma da osservare con grande attenzione, perché potra avere risultati determinanti per il nostro futuro.

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