Mobilità elettrica, nelle flotte aziendali un grande potenziale non colto

  • 27 Ottobre 2016

Con le loro percorrenze medie, le flotte aziendali potrebbero avere grandi vantaggi dai mezzi elettrici, ma gli EV sono ancora una nicchia in un mercato dominato dal diesel. Lo mostra una nuova ricerca. A frenare la diffusione gli alti costi di acquisto e di noleggio e autonomie limitate.

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Le flotte aziendali si confermano “diesel friendly”, tra le motorizzazioni alternative l’elettrico costituisce ancora una nicchia, ma sono ampie le potenzialità di sviluppo, soprattutto se si considera che quasi la metà dei veicoli delle imprese percorre meno di 100 km al giorno, ben al di sotto della soglia media di percorrenza dei modelli già oggi presenti sul mercato.

Persistono, nella percezione di driver e fleet manager, diversi freni alla svolta elettrica: su tutti la limitata durata delle batterie, i costi elevati per l’acquisto e dei canoni di noleggio, i tempi di ricarica ancora non in linea con le esigenze aziendali e, non ultimo, le car policy delle stesse imprese che non premiano queste scelte di mobilità sostenibile.

Sono questi i principali risultati della ricerca “Le flotte aziendali verso una svolta elettrica…ancora lontana”, promossa da Top Thousand, l’Osservatorio sulla mobilità aziendale composto da Fleet e Mobility Manager di grandi aziende, in collaborazione con Sumo Publishing, (editore della rivista Fleet Magazine) e con il patrocinio di CEI CIVES – Commissione Italiana Veicoli Elettrici Stradali a Batteria, Ibridi e a Celle a Combustibili.

La ricerca ha preso in considerazione una flotta campione di 60 grandi aziende appartenenti a diversi settori (energia, grande distribuzione, enti pubblici, commercio, trasporti, etc…), con oltre 52.000 veicoli aziendali complessivi e si è focalizzata sull’attuale e potenziale futuro impatto della mobilità elettrica sui parchi auto di medie e grandi imprese.

Nonostante i numerosi investimenti sui veicoli elettrici (EV) e le presentazioni nel corso dei principali saloni automobilistici (da ultimo, il Salone di Parigi) – si spiega – l’elettrico in Italia resta un business di nicchia (1.287 veicoli immatricolati nei primi 9 mesi del 2016), in cui le flotte aziendali, e il noleggio in particolare (692 veicoli immatricolati nei primi 9 mesi del 2016, il 54% del totale), già oggi rivestono un ruolo da protagonista.

Tantissimo noleggio e un grande potenziale per l’elettrico

Dall’analisi del campione si conferma la preferenza quasi assoluta delle grandi flotte per il noleggio a lungo termine. L’86% privilegia la formula della locazione long term all’acquisto (12%) per gestire il proprio parco auto; residuale la scelta del leasing.

Se oggi il numero di vetture elettriche nei parchi auto aziendali è decisamente limitato, esiste un ampio potenziale per questi modelli, se si considera che il 45% dei veicoli delle aziende intervistate percorre meno di 100 Km al giorno, mentre il 55% ne percorre tra i 100 e i 200 km.

Il dato apre più di uno spiraglio, se si pensa che l’autonomia media dei EV sta oggi progressivamente aumentando e comunque mediamente già supera i 100 km percorsi dal 45% dei driver.

Diesel al 90% delle flotte, crescono le “alternative”, giù la CO2

Il continuo turnover dei veicoli aziendali (quelli a noleggio vengono sostituiti mediamente ogni 48 mesi) e la conseguente immissione in flotta di nuovi mezzi ha prodotto negli ultimi anni un netto calo nella produzione di emissioni di CO2, che oggi toccano in media 120 g/km e restano in costante flessione.

Il diesel si conferma l’alimentazione “regina” delle flotte con l’88% del totale. Il dato interessante riguarda però la pur graduale crescita delle motorizzazioni alternative che in totale rappresentano il 9% dei parchi auto aziendali, con il metano al 4,5%, il GPL al 3,5%, ibride ed elettriche ferme all’1%.

“Se oggi il diesel è oggi protagonista assoluto – osservano i ricercatoi – nei prossimi anni le alimentazioni potrebbero distribuirsi più omogeneamente, anche in base alla convenienza delle singole scelte; molto dipenderà dalle evoluzioni normative e dagli eventuali interventi a sostegno dell’una o dell’altra tecnologia messi in campo dalle Istituzioni.”

Fin qui i dati medi, ma nel campione delle aziende intervistate non mancano casi di avanguardia, come quello di un’azienda del food&beverage che può contare 111 veicoli elettrici su una flotta totale di 163.

Le policy aziendali per la mobilità elettrica

La ricercasi sofferma sulla propensione e sugli incentivi delle aziende all’inserimento in flotta di veicoli elettrici, partendo dall’analisi della disponibilità di un’area in cui ricoverare i EV in flotta, requisito importante per favorire la ricarica, senza fare ricorso a strutture pubbliche: solo il 4,2% dei veicoli viene ricoverato in un’area chiusa messa a disposizione dall’azienda.

Altro elemento, non secondario, indagato è la presenza di incentivi aziendali all’uso dei veicoli elettrici, per favorire la domanda interna. In quest’area, in realtà, resta ancora molta strada da percorrere, se solo il 5% delle aziende dichiara di aver già varato incentivi (non solo economici), il 13% ci sta lavorando e il restante 82% non prevede politiche di sostegno.

Alcuni di questi fleet manager dichiarano di aver già avviato sperimentazioni, ma non prevedono applicazioni nell’immediato.

Collegate a queste percentuali sono anche i dati sulle soluzioni per la ricarica adottate dalle aziende: quella più ovvia per gestire, e soprattutto facilitare, la ricarica dei EV nelle aziende vede l’installazione di colonnine di ricarica (15% del campione); solo il 4% però installa anche impianti fotovoltaici per rendere virtualmente indipendenti i veicoli rispetto agli altri consumi elettrici aziendali.

L’assenza di soluzioni dichiarata dal 81% del campione è lo specchio della scarsa diffusione di auto aziendali elettriche.

I limiti dell’elettrico nella percezione delle aziende

Ma perché le aziende e soprattutto gli autisti sono ancora restii ad attivare soluzioni per sostituire i veicoli aziendali tradizionali con quelli elettrici?

Le principali ragioni dichiarate (vedi grafico in basso) restano incentrate sulla limitata autonomia (indicata dal 43% dei driver) e sulla rete di alimentazione distribuita a macchia di leopardo sul territorio (lo segnala il 25% e la percentuale cresce sensibilmente nel Centro-Sud) e sui tempi di ricarica ancora non ottimali (10%).

Interessante elemento di novità che emerge dall’analisi riguarda le perplessità sul rapporto costi/benefici: i prezzi di questi veicoli sono alti, così come i canoni di noleggio (11%), senza contare che chi predilige una vettura elettrica si confronta con una ridotta gamma di modelli/versioni con optional limitati rispetto alla scelta diesel/benzina.

Chiude l’elenco delle criticità il tema delle decisioni, pubbliche o aziendali che siano; serve chiarezza ed è necessaria una presa di posizione affinché la scelta dei EV sia razionale e ben condivisa, supportata da opportuni incentivi che rafforzino i vantaggi percepiti dal driver.  

Quanto e cosa manca per la svolta elettrica

Delle sole aziende che hanno dichiarato di avere EV in flotta, solo il 23% ha stretto accordi con le utility dell’energia (ENEL, A2A, etc.). La maggior parte si affida solo alla rete pubblica dei punti di ricarica (complessivo 63%, di cui il 18% dichiara di stare lavorando a un accordo) oppure si è attrezzata per la produzione di energia fotovoltaica (9%), per rendersi indipendente; una quota ridotta, il 5%, può contare su colonnine installate direttamente dalla società di noleggio, a seguito di specifici accordi.

Secondo i fleet manager la maggiore diffusione dei veicoli elettrici potrà passare solo dall’aumento della durata delle batterie (lo dichiara il 35% del campione) e dal contestuale ampliamento della rete di approvvigionamento (34%).

Ci sono poi altri due aspetti strategici che potranno favorire la svolta elettrica: in primis le soluzioni di ricarica rapida (14%) che consentiranno ai driver di vetture elettriche di non modificare le abitudini personali e, soprattutto, professionali, ad impatto zero sulle dinamiche aziendali; poi la riduzione dei canoni di noleggio per questi veicoli (8%), meno distanti da quelli sostenuti per i veicoli con alimentazioni tradizionali.

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