Quale futuro per le energie rinnovabili in Europa?

CATEGORIE:

Dopo essere partita in testa, l'UE sta rallentando sulle fonti pulite. I nuovi incentivi “di mercato” imposti dal 2017 e l'approccio conservatore di molti governi rischiano di impedire lo sviluppo necessario per decarbonizzare l'economia. Saranno decisivi accumuli, calo dei prezzi e nuovi modelli di business.

ADV
image_pdfimage_print

L’Europa può essere considerata la vera protagonista del decollo su scala mondiale delle rinnovabili, grazie agli obiettivi vincolanti introdotti dopo l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto.

Negli ultimi anni però gli investimenti sono decisamente rallentati. E questo, malgrado la strategia di lungo termine punti ad una totale decarbonizzazione della produzione elettrica al 2050.

Considerato il contributo decrescente del nucleare e le problematiche del sequestro della CO2 nel sottosuolo, è chiaro che questo obiettivo potrà essere ottenuto solo grazie alle rinnovabili.

Nell’ultimo scenario di riferimento elaborato dalla UE, la produzione elettrica verde a metà secolo supererebbe il 50%, con l’eolico a dominare la scena nei paesi del centro-nord e il fotovoltaico in quelli del sud (in Italia il solare garantirebbe il 21% della produzione). 

Ma questi, ricordiamolo, sono i valori dello scenario tendenziale che porterebbe al 2050 ad un dimezzamento delle emissioni di CO2 contro la riduzione dell’80-95% auspicata negli scenari climatici (peraltro elaborati prima di Parigi).

Le rinnovabili dovrebbero dunque tendere all’80-90% della generazione elettrica, un risultato ottenibile solo invertendo l’attuale preoccupante tendenza al disimpegno che contraddistingue diversi paesi.

Malgrado il sorpasso della nuova potenza verde negli ultimi otto anni sul termoelettrico, il rallentamento dell’impegno europeo nelle rinnovabili è infatti evidente: dai 123 miliardi $ investiti nel 2011 si è passati ai 49 miliardi del 2015, di cui oltre la metà destinati all’eolico grazie all’espansione dei parchi offshore.

Peraltro, dal 2017 cambieranno le modalità di erogazione degli incentivi e ci sono forti preoccupazioni che le nuove regole, più “di mercato”, possano ostacolare il rilancio delle rinnovabili.

In alcuni paesi la crescita è frenata dalle difficoltà di trasmissione dell’elettricità verde. In altri, la produzione green rischia di superare la domanda in alcune ore della giornata. Più in generale, il peso degli incentivi sulle bollette determina posizioni governative molto caute e in alcuni casi decisamente punitive.

La continua riduzione dei prezzi di batterie, fotovoltaico ed eolico, abbinata ad un valore della CO2 in grado di penalizzare i chilowattora convenzionali, consentirà comunque alla produzione rinnovabile di sostituire progressivamente nei prossimi decenni quella convenzionale.

Per fare ripartire le rinnovabili sarà decisivo il ruolo dei sistemi di accumulo, dell’autoconsumo e dei servizi alla rete che potranno essere forniti anche attraverso soluzioni innovative come le centrali virtuali, i Virtual Power Plants.

L’articolo è un estratto dal lungo intervento di Gianni Silvestrini, direttore scientifico di QualEnergia.it, nel nuovo rapporto GreenItaly 2016 di Fondazione Symbola e Unioncamere.

ADV
×