Le rinnovabili elettriche corrono più del previsto. In ritardo calore e trasporti

Nuove stime al rialzo della IEA nel rapporto di medio termine sulle tecnologie pulite. Boom di eolico e solare da qui al 2021 grazie soprattutto a Cina, India e Stati Uniti. Il 28% del mix elettrico globale sarà verde, anche se per riscaldamento e trasporti i progressi saranno più lenti e contenuti.

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Sempre più rinnovabili nel mix elettrico mondiale: la IEA (International Energy Agency) torna a parlare di previsioni al rialzo per le fonti pulite, dopo aver annunciato nei giorni scorsi che le prossime stime sull’eolico e il fotovoltaico del World Energy Outlook saranno nettamente più alte che in passato (Rinnovabili, la conservatrice IEA rialza le previsioni: “effetto Parigi”).

Intanto nel nuovo rapporto di medio termine, Medium-Term Renewable Energy Market Report 2016 (sintesi allegata in basso), l’agenzia è costretta a rivedere un po’ i conti fatti in precedenza, a causa di diversi fattori.

Più che l’effetto Parigi con gli obiettivi climatici e ambientali definiti dalla Cop21, diciamo che contano i costi in continua discesa delle tecnologie rinnovabili e il sostegno politico alla transizione energetica in diverse grandi economie.

Così la IEA prevede che la potenza rinnovabile aggiunta dal 2015 al 2021 sarà pari a 825 GW, cioè +13% in confronto alle indicazioni date nel rapporto di medio termine dello scorso anno (vedi grafico sotto).

Ciò significa che il 60% della nuova capacità di generazione elettrica sarà green, mentre il restante 40% riguarderà centrali fossili a gas e carbone. Vale la pena ricordare che già nel 2015 le tecnologie pulite hanno scalzato il carbone, in termini di potenza cumulativa installata nel mondo.

Tra cinque anni, quindi, gli impianti verdi rappresenteranno il 28% del mix elettrico globale (era il 23% nel 2015) grazie soprattutto al boom dell’eolico e del fotovoltaico. A queste due singole fonti, precisa infatti la IEA, sarà imputabile il 75% dell’intera crescita mondiale delle rinnovabili. Sotto la “torta elettrica” del 2021 ipotizzata dall’agenzia dell’energia.

Sono tre i paesi chiave che hanno portato la IEA a rialzare le sue stime: Cina, Stati Uniti e India. La Cina, da sola, varrà il 40% circa di tutta la nuova potenza rinnovabile installata nel periodo 2015-2021, sulla scia dei traguardi energia-clima sempre più ambiziosi fissati da Pechino.

Gli Stati Uniti, per la prima volta, installeranno complessivamente più rinnovabili dell’Europa, contando in particolare sull’estensione degli incentivi e degli sgravi fiscali per gli investimenti nelle tecnologie green. In India il governo di Narendra Modi sta dando un forte impulso alle energie pulite, fotovoltaico in primis (L’India è la nuova Cina del solare FV? Sfide e obiettivi delle rinnovabili in Asia).

Sarà un mondo “a due velocità”, per quanto riguarda la diffusione delle rinnovabili in rapporto all’aumento della domanda elettrica (vedi grafico sotto).

Nelle economie emergenti – soprattutto Cina e India – le fonti verdi non riusciranno a coprire tutto il fabbisogno energetico aggiuntivo; ad esempio la Cina si fermerà a circa 600 TWh di rinnovabili su un totale di 1.200 TWh di maggiore domanda nel periodo 2015-2021.

Nelle economie più avanzate, al contrario, la generazione rinnovabile crescerà più dei consumi elettrici, accelerando così la decarbonizzazione del mix energetico.

Nello scenario prospettato dalla IEA ci sono due settori in ritardo rispetto all’evoluzione green: riscaldamento e trasporti. Come evidenzia l’ultimo grafico che proponiamo, la quota delle rinnovabili nella produzione di calore supererà appena il 10% del totale, mentre nei trasporti rimarrà intorno al 5% della domanda complessiva.

Il rischio senza un contributo maggiore di tecnologie più efficienti e sostenibili in entrambi i campi è che la transizione energetica resterà incompiuta.

Il riscaldamento, infatti, assorbe oltre metà dei consumi finali di energia nel mondo e si basa essenzialmente sui combustibili fossili. Anche nei trasporti il peso dei carburanti tradizionali è destinato a rimanere preponderante, con un incremento molto contenuto della quota del biofuel, dal 3% nel 2015 al 4% nel 2021.

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