Con batterie e trasporti elettrici quanto rischiano i big del petrolio?

L'agenzia di rating Fitch s’inserisce nel dibattito sulle nuove tecnologie che potranno cambiare radicalmente i mercati mondiali con alcune valutazioni sul ruolo dei veicoli a zero emissioni. Stranded asset e disinvestimento dalle fossili. Ma restano numerose barriere a rendere incerta qualsiasi previsione.

ADV
image_pdfimage_print

Compagnie petrolifere, state attente all’auto elettrica. Possiamo riassumere così le valutazioni espresse da Fitch nel primo di una serie di rapporti focalizzati sulle “disruptive technologies”, le tecnologie con potenziali effetti dirompenti sulle industrie tradizionali. Parliamo, in questo caso, delle batterie al litio e del loro impatto sul settore automobilistico mondiale.

I costi delle batterie sono in rapida diminuzione, come abbiamo scritto recentemente citando i dati di Bloomberg New Energy Finance (BNEF). Secondo Fitch, il calo è stato del 73% dal 2008 a oggi, situando così le batterie nella forchetta 250-300 dollari/kWh (vedi anche QualEnergia.it, “I fattori in gioco per il cambio della mobilità e il decollo dell’auto elettrica“).

Sempre più vicina, quindi, la soglia dei cento dollari/kWh: alcuni costruttori ritengono di poterla raggiungere entro il 2020. Sarà quello il punto – sostengono diversi analisti – in cui l’auto elettrica diventerà pienamente competitiva in termini di prezzo con le vetture convenzionali.

Auto elettrica e disinvestimento dalle fonti fossili

Qui ci interessa capire quali conseguenze potrà avere sull’industria petrolifera una diffusione massiccia della mobilità a zero emissioni. Le considerazioni di Fitch si legano strettamente ai cosiddetti stranded asset, le infrastrutture energetiche – tra cui ad esempio piattaforme offshore, giacimenti di oro nero e gas, centrali termoelettriche – messe fuori gioco da soluzioni/tecnologie più innovative, efficienti e pulite (vedi anche QualEnergia.it “Industria fossile, con lotta al global warming a rischio 33mila mld di dollari).

Le batterie costituiscono una vera minaccia per colossi come Chevron, ExxonMobil e Royal Dutch Shell? Nel complesso, evidenzia l’agenzia americana di rating finanziario, ci sono circa 3.400 miliardi di dollari investiti in obbligazioni corporate di utility e case automobilistiche le cui attività dipendono dall’estrazione, produzione e consumo di combustibili fossili.

È tutto denaro che potrebbe subire quell’effetto “perturbatore” ipotizzato da Fitch. L’industria petrolifera, per il momento, sembra piuttosto tranquilla: la stessa BP ha dichiarato che l’auto elettrica non sarà una tecnologia game changer, in grado di cambiare le regole del gioco in poco tempo, tanto da prevedere un incremento della domanda quotidiana di barili, di cui una buona parte destinata ai trasporti privati.

D’altro canto, altre compagnie stanno già guardando ai possibili scenari futuri, attraverso fusioni/acquisizioni in settori finora trascurati dai big del petrolio: Total, ad esempio, ha comprato il produttore francese di batterie Saft all’inizio di quest’anno.

Certo siamo ancora lontani da una diffusione su vasta scala dell’auto elettrica e dei sistemi di accumulo elettrochimico. Tuttavia, si chiede in particolare Fitch, che cosa accadrebbe se la Cina decidesse di spingere al massimo le vendite di batterie, con l’obiettivo di eliminare gradualmente le auto a benzina/gasolio e favorire lo stoccaggio di energia eolica e solare? (vedi anche QualEnergia.it “La Cina verso la conquista del mercato dell’auto elettrica: scenari e sfide“).

Quali impatti futuri

Fitch ha calcolato che con un tasso medio annuo di crescita delle vendite pari al 32%, le auto elettriche potrebbero costituire circa un quarto del parco circolante mondiale tra una ventina d’anni. Restano però diverse barriere a frenare questo mercato: autonomia limitata delle batterie, infrastrutture di servizio/ricarica molto carenti, prezzi elevati delle nuove vetture ecologiche.

Eppure, sostiene l’agenzia di rating, una più intensa e veloce elettrificazione dei trasporti potrebbe invertire la rotta della domanda petrolifera – dalla crescita alla contrazione – in netto anticipo.

Queste valutazioni possono apparire un po’ azzardate, ma sappiamo anche che è facile sottostimare l’impatto delle nuove tecnologie: è successo nel campo delle rinnovabili, la cui penetrazione nel mix energetico è stata molto più accentuata di qualsiasi previsione iniziale (vedi anche QualEnergia.it “Rinnovabili, la conservatrice IEA rialza le previsioni: “effetto Parigi”“).

Il messaggio di Fitch allora è un avvertimento/consiglio agli investitori: bisogna preparare il terreno, variare il portafoglio fossile facendo entrare le fonti rinnovabili, le batterie, i trasporti a basso contenuto di CO2, compresi i bio carburanti di ultima generazione, senza dimenticare le misure di efficienza per ridurre consumi energetici ed emissioni inquinanti.

Di sicuro, termina l’agenzia USA, nella transizione energetica ci saranno vincitori e vinti, investimenti in salute e fughe di capitali da settori non più remunerativi.

ADV
×