Trasporti, efficienza e rinnovabili: le città al centro del cambiamento

Le aree urbane consumano il 65% dell’energia mondiale, evidenzia IRENA. L’espansione o riqualificazione metropolitana va progettata con criteri nuovi. Esempi di politiche e iniziative nel mondo nei tre settori chiave: edifici, trasporti, industrie. Programmi sperimentali e tecnologie consolidate.

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Fonti rinnovabili, trasporti a basse o nulle emissioni di CO2, efficienza energetica: sono i tre pilastri che dovranno plasmare l’evoluzione delle città in tutto il mondo.

Lo sostiene IRENA (International Renewable Energy Agency) nel suo nuovo studio, Renewable Energy in Cities (allegato in basso), focalizzato sul ruolo delle aree urbane per decarbonizzare l’economia e contribuire alla transizione dai combustibili fossili alle tecnologie pulite.

Partiamo con qualche dato generale: come riassume il grafico qui sotto, le città sono arrivate a concentrare oltre metà della popolazione mondiale e, di conseguenza, a consumare il 65% dell’energia globale. Questi dati, osserva l’agenzia, non potranno che peggiorare senza l’adozione di nuove strategie “sostenibili”.

Il rapporto ha considerato più di 3.600 città con oltre 100.000 abitanti nei vari continenti. Il problema, precisa IRENA, è che le realtà sono diversissime.

Il grafico sotto evidenzia il differente “peso” sui consumi complessivi di energia dei tre settori chiave in alcuni centri urbani: industria, edifici e trasporti.

Le variabili in gioco, infatti, sono molteplici: clima caldo o freddo, alta o bassa densità della popolazione, livello medio del reddito degli abitanti, città emergenti in rapida espansione o già consolidate.

Il terzo grafico che proponiamo illustra come potrebbe essere utilizzata l’energia nelle città nel 2030, espressa in kWh/pro capite, dopo aver incrociato alcune di queste variabili.

È chiaro, quindi, che non esiste una ricetta valida per tutte le situazioni. Lo schema di riferimento può essere quello definito da IRENA (vedi immagine sotto) per favorire la creazione di smart grid cittadine, reti intelligenti che uniscano la generazione sia centralizzata sia distribuita delle rinnovabili, sistemi di accumulo e controllo attivo della domanda energetica, elettrificazione dei trasporti.

L’aspetto più importante, afferma l’agenzia, è progettare l’espansione o riqualificazione urbana in modo “integrato”, con una visione che potremmo definire olistica.

Come tradurre però questi concetti nella realtà? Nel mondo ci sono moltissimi esempi di misure e iniziative, alcune allo stadio sperimentale, altre pienamente operative da diversi anni, altre ancora che stanno cominciando lentamente a diffondersi. Vediamone qualcuna.

Barcellona ad esempio è stata la prima città europea, nel 1999, a stabilire un obiettivo di energia rinnovabile (60%) per la produzione di acqua calda sanitaria negli edifici nuovi/rinnovati. Nel volgere di un decennio, Barcellona si è ritrovata con oltre 87.000 mq di pannelli solari termici installati nelle abitazioni, dando così l’esempio a molte altre città spagnole e nel mondo.

Sempre in tema di obiettivi riferiti a singole tecnologie, lo scorso aprile San Francisco è stata la prima grande città americana a decidere che tutti i nuovi edifici dovranno installare pannelli fotovoltaici sulle coperture. Queste ultime dovranno essere “solar ready”, cioè libere e prive di ombreggiamento, per almeno il 15% della loro superficie totale.

Passando ai trasporti, IRENA cita l’esempio della Cina, dove il 20% degli autobus è a zero emissioni. Pechino, in particolare, ha in programma di elettrificare la maggior parte dei bus entro il 2019 (80% di quelli in circolazione) e sta sperimentando l’utilizzo di pannelli solari in alcune stazioni della metropolitana.

Anche Nuova Delhi sta studiando la possibilità di alimentare per intero con energia rinnovabile una linea della metropolitana, combinando impianti fotovoltaici sulle stazioni e grandi parchi FV a terra.

Un’altra tendenza che ha interessato varie città, ad esempio in Brasile e Messico (Belo Horizonte e Monterrey), è costruire grandi impianti waste-to-energy, in grado di produrre elettricità e calore con il biogas ricavato dalle discariche.

Un meccanismo sempre più sfruttato dalle municipalità locali è l’aggregazione della domanda (CCA, Community Choice Aggregation), formando una nuova entità che include uno o più comuni con il compito di procurare tutta l’energia necessaria al fabbisogno della popolazione e delle attività commerciali.

In questo modo aumenta moltissimo il potere contrattuale: con una domanda aggregata, infatti, si possono ottenere sconti molto consistenti rispetto ai prezzi di mercato offerti dalle utility. In California, ad esempio, in questo momento ci sono quattro iniziative CCA che servono complessivamente oltre 400.000 persone.

Per finanziare interventi di efficienza energetica e produzione con fonti rinnovabili, le città possono lanciare dei green bond – un esempio è Göteborg in Svezia – ma va detto che queste obbligazioni verdi municipali sono poco utilizzate, perché sono molto più efficaci gli incentivi dei governi centrali.

Un altro strumento finanziario innovativo è rappresentato dai programmi PACE (Property-Assessed Clean Energy) che hanno preso piede negli Stati Uniti. Si tratta, in sintesi, di prestiti agevolati per lavori di riqualificazione energetica, da ripagare attraverso le tasse di proprietà delle abitazioni (vedi Obama rilancia il solare domestico “per tutti”).

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