La dismissioni delle centrali Enel, una svolta epocale

  • 21 Settembre 2016

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Enel decide di chiudere 23 centrali e di riconsegnarle al territorio: un'occasione per recuperare aree progettandone nuovi usi. I motivi di Enel, la mappa degli impianti e le critiche dei sindacati analizzate in un documento curato da Mario Agostinelli e Roberto Meregalli di “Energia Felice”. Qui una sintesi dei contenuti

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Con l’avvento di Francesco Starace alla guida di Enel (maggio 2014), la politica dell’ex monopolista elettrico ha subito una decida sterzata.

Il nuovo amministratore delegato, in una audizione al Senato nell’ottobre dello stesso anno, spiegò che in uno scenario così rivoluzionato, come quello della generazione elettrica, Enel doveva chiudere senza esitazioni ben 25mila MW di centrali termoelettriche (di cui 2,4 GW già cessati dal servizio e 11 GW circa potenzialmente da dismettere), divenute ormai una zavorra difficile da sostenere (turbogas di punta, a olio combustibile, a carbone).

Eccesso di offerta di elettricità, calo dei consumi, aumento della generazione rinnovabile sono l’origine di questa colossale iniziativa di chiusura di centrali che hanno fatto la storia del nostro Paese.

Interessante notare che il suo predecessore, Fulvio Conti, in una audizione in senato, solo due mesi prima (il 26 marzo 2014), non aveva fatto alcun accenno a future dismissioni.

Interessante però non è solo che con Starace l’Enel abbia deciso di non costruire più impianti alimentati da fonti fossili (eccetto il gas all’estero), e che abbia quindi imboccato una strada verso la tanto citata decarbonizzazione, ma che abbia impostato un processo di dismissioni che prevede il confronto con tutti i soggetti presenti sui territori interessati.

A questo scopo la società ha creato anche un sito internet specifico, quasi un market place dove sono attualmente (agosto 2016), in vetrina 22 impianti ormai chiusi (manca il ventitreesimo: Assemini), destinati alla vendita o a progetti alternativi, definendo un progetto chiamato “Futur-e” (vedi mappa a destra, clicca per ingrandire).

Enel intende anticipare questo cambiamento puntando sulla tecnologia e l’innovazione per offrire ai clienti un servizio più evoluto, con prodotti e servizi per l’efficienza energetica, la gestione intelligente dei consumi e soluzioni per la mobilità sostenibile. In questo scenario, la riconversione degli impianti rappresenta un’occasione per il territorio che potrà così cogliere diverse e nuove opportunità di sviluppo.

Quello che stupisce è la reazione dei sindacati di categoria, che hanno fatto sapere di essere intenzionate a contrastare le iniziative di dismissione delle centrali non più remunerative annunciate dall’amministratore delegato.

La nostra sensazione è che neppure i sindacati negli anni recenti abbiano compreso la rivoluzione in atto nel campo elettrico e che si siano spesso limitati e difendere posti di lavoro nella generazione convenzionale non valutando a pieno le potenzialità occupazionali di un modello alternativo. In quanto alla politica silenzio assoluto.

Nel documento La rivoluzione Enel (pdf) curato da Mario Agostinelli e Roberto Meregalli di “Energia Feliceoltre all’elenco delle centrali Enel coinvolte nella dismissione e un’analisi dettagliata della situazione.

Degli stessi autori vedi anche articolo su Ifattoquotidiano.it: Enel spegne 23 centrali, i sindacati protestano ma l’occasione è irripetibile

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