Costi eolico, sempre più bassi grazie ai miglioramenti tecnologici

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Secondo le ultime previsioni di vari esperti coordinati dal Berkeley Lab, i valori medi LCOE dell’energia del vento caleranno fino al 30% entro il 2030 per poi diventare ancora più competitivi. In futuro avremo turbine eoliche più efficienti, con fattori di capacità più elevati e minori oneri di gestione.

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La discussione sui costi di generazione delle fonti rinnovabili resta apertissima (vedi QualEnergia.it sulle ultime osservazioni di Carbon Tracker): uno studio coordinato dallo statunitense Berkeley Lab ha esaminato i valori LCOE dell’eolico, prevedendo una crescente competitività di questa tecnologia.

Alla ricerca ha contribuito un ampio numero di esperti e scienziati di varie università e organizzazioni.

I costi dell’energia eolica, secondo le stime, caleranno del 24-30% al 2030 e del 35-41% al 2050, rispetto ai livelli del 2014, nelle tre diverse applicazioni: sulla terraferma, offshore con fondamenta fisse e offshore galleggiante (vedi grafico sotto – clicca per ingrandire).

Diversi fattori determineranno questi risultati, tra cui la maggiore efficienza delle turbine e la riduzione dei costi del capitale investito.

Per LCOE (Levelized Cost of Energy), è bene ricordare, intendiamo il costo “tutto compreso” dell’energia elettrica prodotta da una determinata fonte, sia essa rinnovabile o convenzionale, durante l’intera vita utile dell’impianto.

Come si vede dal secondo grafico, che riprendiamo dal Berkeley Lab, l’eolico sulla terraferma in termini assoluti rimarrà il più economico, arrivando a un valore medio LCOE di circa 50 dollari per MWh generato nel 2050.

Tuttavia, è nelle installazioni offshore che si vedrà la discesa più marcata nei costi di generazione, da oltre 150 $/MWh nel 2014 a circa 100 $/MWh tra poco più di trent’anni, con un sostanziale allineamento tra parchi marini con fondamenta fisse e galleggianti.

Tra le principali tendenze previste per i prossimi anni c’è quel gigantismo delle turbine di cui abbiamo parlato recentemente (vedi QualEnergia.it). Il tipico parco offshore, nel 2030 utilizzerà macchine da ben 11 MW di potenza, con la navicella posta a 125 metri dal livello del mare e un diametro del rotore pari a 190 metri.

Sulla terraferma, invece, la tipica pala eolica avrà una potenza poco superiore a 3 MW, sarà alta 115 metri e con un diametro del rotore di 135 metri.

L’obiettivo, infatti, sarà realizzare turbine più efficienti, aumentando il loro fattore di capacità, cioè il numero di ore effettive di funzionamento. Le pale, grazie anche ai miglioramenti nel design e allo sviluppo di materiali più leggeri e resistenti, riusciranno a catturare più vento, anche in condizioni di bassa ventosità.

Altri fattori importanti per la riduzione dei valori medi LCOE dell’eolico, oltre al rendimento delle turbine e alla vita utile complessiva dell’impianto, sono i costi del capitale (CapEx) e i costi di gestione (OpEx), entrambi destinati a ridursi notevolmente, secondo gli analisti.

L’eolico sulla terraferma, termina lo studio, è una tecnologia abbastanza matura ma con ampi margini di progresso tecnologico.

E’ sulle centrali offshore che si concentrano le maggiori incertezze, considerando gli investimenti molto elevati necessari per avviare i progetti marini e le difficoltà che si possono incontrare, soprattutto nel collegamento di questi impianti alle reti nazionali di trasmissione.

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