Prezzi elettrici e caso Sicilia: ma il cavo Sorgente-Rizziconi funziona o no?

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A tre mesi dall'entrata in funzione dell'elettrodotto tra Sicilia a Calabria, i prezzi del MWh dell’isola continuano a rimanere molto più alti di quelli nazionali, spesso con il prezzo minimo della giornata in Sicilia, superiore a quello massimo nel resto d’Italia. Abbiamo chiesto il motivo a Terna.

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Il 28 maggio scorso il nostro premier Matteo Renzi ha premuto il fatidico bottone e dato il via il passaggio di corrente attraverso il nuovo elettrodotto Sorgente-Rizziconi, fra la Calabria e la Sicilia che ha aggiunto 1,1 GW di potenza elettrica transitabile, triplicando quelli della vecchia linea.

L’opera, costata circa 700 milioni di euro, dovrebbe far recuperare quanto speso molto velocemente. Se è vero quanto detto da Renzi durante l’inaugurazione «ci farà risparmiare 600 milioni ogni anno

La ragione di questo straordinario risparmio risiede nel fatto che la nuova linea dovrebbe consentire alla Sicilia di esportare, e soprattutto importare, molta più elettricità con il continente di quanto potesse fare prima, così che i suoi prezzi all’ingrosso sul mercato elettrico, in genere molto più alti della media italiana per la vecchiaia delle sue centrali termiche, dovrebbero scendere, allineandosi al Prezzo Unico Nazionale (Pun).

Visto che finora il surplus del costo l’elettricità a carico dei siciliani lo hanno coperto in bolletta tutti gli italiani, la notizia è fausta: un simile risparmio dovrebbe far scendere in modo apprezzabile i costi energetici per cittadini e imprese.

Dal 28 maggio aspettiamo con ansia di vedere i prezzi del kWh siciliano in Borsa elettrica allinearsi a quelli nazionali. Ma aspetta e spera, dopo tre mesi l’evento non si è ancora verificato e giorno dopo giorno i prezzi dell’isola continuano a rimanere molto più alti di quelli nazionali, spesso con il prezzo minimo della giornata in Sicilia, superiore a quello massimo nel resto d’Italia.

Complessivamente, prendendo i dati orari del Pun e quelli siciliani per gli ultimi tre mesi, forniti dal GME, il Gestore dei Mercati Elettrici, sommandoli e facendo poi la media, risulta che in effetti a giugno l’effetto elettrodotto si è fatto sentire, con una quasi parificazione dei prezzi: il MWh è costato in Sicilia in media 42 € contro i 37 in Italia.

Ma da allora, stranamente, il divario è via via cresciuto: a luglio con un Pun medio di 42 €, in Sicilia si era a 53, mentre ad agosto se in Italia il MWh lo si è pagato 37 €, in Sicilia la media è stata di 56 €. E ci sono stati giorni a fine agosto in cui il prezzo siciliano è schizzato fino a 198 €/MWh, contro i 60 della stessa ora in Italia.

Se l’elettrodotto avesse fatto il suo dovere, la Sicilia in quelle ore avrebbe importato più dal continente, riducendo il costo per le tasche di tutti.

Invece, considerando che parliamo di circa 5 milioni di MWh consumati in Sicilia in quei tre mesi, ecco che gli italiani hanno dovuto spendere ancora decine di milioni per parificare le tariffe.

Abbiamo chiesto a Terna, il gestore delle linee elettriche ad alta tensione in Italia e la realizzatrice del nuovo elettrodotto, una spiegazione dell’accaduto e dall’azienda sono arrivati messaggi rassicuranti.

«La prima cosa da notare – spiegano a QualEnergia.it da Terna – è che rispetto agli anni scorsi la situazione del differenziale dei prezzi è già molto migliorata. Basta confrontare gli attuali con quelli del 2014, prima che entrasse in vigore il regime di prezzi “calmierati”, tecnicamente “essenzialità speciale”, in attesa dell’apertura del nuovo elettrodotto.»

In effetti ripetendo i calcoli precedenti sui mesi estivi 2014 si scopre che allora la differenza di prezzo media era ben maggiore: 29 €/MWh a giugno, 39 €a luglio e addirittura 55 ad agosto, con salassi sulle bollette in proporzione.

Ma perché l’elettrodotto non è ancora riuscito a piallare via ogni differenza? Non sarà che la sua potenza è insufficiente a coprire tutto il traffico necessario? «No, ovviamente no, la potenza è stata calcolata in modo da coprire le esigenze siciliane, come da dati storici», ci dicono a Terna.

«Il punto è un altro: si tratta di un opera molto complessa, che ha bisogno di mesi di “fine tuning”, per poter operare costantemente al massimo delle sue possibilità. In pratica in questi tre mesi i nostri tecnici hanno dovuto operare su una o più delle varie linee che compongono il Sorgente-Rizziconi, per effettuare controlli e bilanciamenti, riducendo così la potenza disponibile.»

«Quando questa riduzione di capacità è stata piccola – prosegue la spiegazione – anche le differenze di prezzo fra Sicilia e Italia lo sono state, talvolta allineandosi completamente, quando la limitazione del transito è stata massiva e la Sicilia ha dovuto contare quasi solo sui suoi impianti di produzione, ed ecco che si sono avuti quei picchi, simili a quelli degli anni scorsi».

Secondo il gestore della rete ad alta tensione italiana, però, si è trattato di una fase transitoria che cesserà molto presto.

«Entro le prossime settimane – rassicurano da Terna – dovrebbe concludersi questo periodo di messa a punto dell’elettrodotto, che dovrebbe così dispiegare costantemente tutta la sua capacità: i prezzi siciliani si dovrebbero pian piano allineare a quelli del resto d’Italia. È in fondo quanto accaduto qualche anno fa con il nuovo collegamento fra Sardegna e continente: per qualche mese i prezzi isolani sono rimasti più alti del Pun, ma poi si sono allineati e oggi, spesso, sono addirittura più bassi della media nazionale.»

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