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Deep renovation in edilizia, alcuni criteri per un incentivo più efficace

Dopo la presentazione della proposta di un nuovo meccanismo di incentivazione per le riqualificazioni profonde, si è aperto il dibattito per una necessaria modifica dell’ecobonus in grado di spingere anche gli interventi più costosi ed efficaci. Alcuni suggerimenti da Renovate Italy.

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La Direttiva europea 31 del 2010 non chiede agli Stati Membri un generico miglioramento della prestazione energetica degli edifici, ma la trasformazione dello stock edilizio in edifici a energia quasi zero (NZEB). Il concetto è stato recentemente ribadito da una Risoluzione del Parlamento Europeo e da una Raccomandazione della Commissione Europea.

È necessario riqualificare l’intero stock immobiliare perché la riqualificazione di ogni edificio porta con sé molteplici benefici (economici, sociali, ambientali) che possono essere massimizzati solo intervenendo su un numero elevatissimo di edifici.

Gli interventi di riqualificazione energetica spesso possono essere vantaggiosamente combinati con quelli che consentono di migliorare le prestazioni antisismiche.

È noto che l’ecobonus non è in grado di stimolare le riqualificazioni profonde (Deep Renovations): a titolo di esempio, questo modello di incentivo nel 2013 ha prodotto un aumento del tasso di coibentazione pari a solo lo 0,014% delle parti non finestrate dell’involucro degli edifici italiani.

Infatti l’ecobonus è incapace di affrontare il problema dell’anticipazione dell’investimento necessario per realizzare gli interventi. Le detrazioni fiscali sono completamente inadatte allo scopo, anche a causa dell’eventuale incapienza fiscale dei beneficiari.

ENEA (insieme a GBC Italia, ndr) ha formulato una interessante proposta (vedi anche QualEnergia.it) che prevede la copertura di gran parte del costo dell’intervento da parte di un fondo ad hoc, gestito dalla Cassa Depositi e Prestiti, mentre la restante parte sarebbe coperta grazie al risparmio economico generato in bolletta.

Stante la portata e l’importanza della sfida, è necessario che il nuovo incentivo sia stabile per un periodo pluriennale, in modo da riuscire a creare una solida domanda di servizi e tecnologie per l’efficienza energetica.

Di seguito sono sintetizzate alcune osservazioni e individuati alcuni criteri che, a nostro parere, sono fondamentali per la buona riuscita di un incentivo per le riqualificazioni profonde, ma che poco o nulla sono considerate nell’attuale discussione per il miglioramento dell’ecobonus.

Incentivo universale (per ogni edificio e ogni richiedente)

Come premesso, le deep renovations non sono attualmente stimolate da alcun incentivo. L’ecobonus non ha avuto successo per nessuna tipologia di edificio (unifamiliari, condominiali, residenziali o meno) né per alcun tipo di contribuente (persone fisiche, imprese, con ogni livello di capienza fiscale).

Per stimolare la più vasta riqualificazione del patrimonio immobiliare nazionale, è necessario che il nuovo incentivo sia universale, ovvero interessi ogni edificio e ogni richiedente.

Incentivo per raggiungere il livello NZEB, non solo il miglioramento di classe

Stante le richieste europee di trasformazione dello stock edilizio esistente in NZEB, l’Italia si è già dotata di una propria definizione di Nearly Zero Energy Building: ai sensi del D.M. 26 giugno 2015 “requisiti minimi”, lo NZEB è un edificio ad elevata efficienza energetica, ma con determinate prestazioni su ognuna delle tre macro-aree (involucro, impianto termico, rinnovabili) ed è completamente slegato dalla classe di efficienza energetica.

L’incentivo deve allora riferirsi al raggiungimento delle tre prestazioni di cui sopra (definite dal D.M. 26 giugno 2015 e dal D.Lgs. 28/2011), non al raggiungimento di una classe di efficienza energetica o a un miglioramento rispetto alla situazione ex-ante.

Incentivo flessibile su più soglie

Gli incentivi attuali (ecobonus in primis) prevedono un’unica soglia (ad esempio è necessario abbassare la trasmittanza termica U al di sotto di un valore limite), raggiunta la quale si ha diritto all’incentivo. Questa visione manca di flessibilità, perché impone il raggiungimento di una prestazione univoca.

In molti casi (soprattutto per la coibentazione), difficoltà tecniche scoraggiano o impediscono di raggiungere il livello di prestazione obbligatorio; in questi casi l’incentivo, anziché stimolare il raggiungimento della massima prestazione possibile, finisce per diventare un potente deterrente per l’intervento.

Sono innumerevoli i casi di progetti di manutenzione straordinaria di facciate attualmente bloccati a causa dell’impossibilità di individuare soluzioni tecnologiche efficaci sotto il profilo dei costi o, semplicemente, soluzioni fattibili conformi ai requisiti imposti dal recente D.M. “requisiti minimi”.

Affinché l’incentivo svolga il proprio ruolo in modo efficace, esso dovrebbe essere strutturato su più soglie: NZEB, ma anche altre meno performanti, alle quali spetterebbe un incentivo minore, in termini di intensità di contribuzione, massimale o modalità operative (ad esempio l’accesso ai finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti).

Solo in questo modo si crea il giusto interesse a raggiungere, nei singoli casi, il massimo livello di prestazione possibile. Negli edifici senza particolari vincoli tecnici si raggiungeranno i livelli identificativi dello NZEB (e si avrà diritto all’incentivo massimo), negli altri casi si raggiungerà un livello inferiore ma fattibile (e si avrà dunque diritto a un incentivo minore).

Incentivo per interventi a fasi, con la corretta priorità

Come suggerito dall’art. 4, lett. c) della Direttiva 2012/27/UE, un’elevata prestazione energetica (come il livello NZEB) può essere raggiunta non solo con interventi coordinati ed eseguiti contemporaneamente, ma anche con interventi parziali (sola coibentazione dell’involucro, sola sostituzione dell’impianto termico, sola installazione di impianti per le fonti rinnovabili) effettuati in tempi successivi.

Diversamente da quanto accade con l’ecobonus però, gli interventi parziali dovrebbero essere incentivati solo se effettuati nel corretto ordine temporale:

  1. coibentazione dell’involucro
  2. miglioramento dell’impianto termico
  3. sfruttamento di fonti rinnovabili di energia.

Solo in questo modo si può raggiungere l’obiettivo della massima riduzione dei fabbisogni di energia e si evita l’installazione di impianti inutilmente sovradimensionati.

Inoltre, in questo modo viene meno ogni distinzione tra interventi sulle parti comuni condominiali e interventi sulle parti private (come i serramenti o gli impianti autonomi). L’incentivo si applicherebbe indistintamente sui primi e sui secondi, sempre però rispettando la corretta priorità.

Si suggerisce di premiare i comportamenti virtuosi dei proprietari delle singole unità immobiliari che collaborano con il condominio per la realizzazione di interventi integrati che comprendono le parti comuni dell’involucro e dell’impianto e quelle private (finestre, impianti autonomi). Si potrebbe per esempio comprendere nei benefici del nuovo meccanismo proposto da ENEA anche gli interventi privati che rientrino nel progetto di riqualificazione complessiva del condominio.

La finestra di opportunità e l’integrazione degli interventi

Consumare poca energia è importante ma non è l’unica prestazione che un edificio è chiamato a soddisfare. Quando si interviene in modo profondo, si può mettere mano a tutte (o quasi) le componenti tecnologiche dell’edificio, con il risultato di non intervenire più sullo stabile per decenni.

Deve dunque essere evitato che un intervento parziale (ad esempio il miglioramento della prestazione energetica) blocchi per molti anni tutte le altre prestazioni (protezione acustica, antisismica, ecc.) sugli attuali insufficienti livelli, e viceversa. Al contrario, l’intelligente sfruttamento delle finestre di opportunità consente di beneficiare di sensibili riduzioni dei costi.

È quindi opportuno che i meccanismi di incentivazione per i diversi tipi di intervento siano opportunamente armonizzati.

In considerazione dell’importanza sociale e del valore strategico degli interventi di miglioramento del comportamento antisismico degli edifici, può essere consigliabile consentire anche a questi l’accesso al meccanismo di finanziamento proposto da ENEA.

Occorre però sottolineare che interventi di questa natura non comportano benefici sulla bolletta energetica. Occorre quindi evitare di mettere in carico ai soggetti realizzatori la quota non finanziata dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Il ruolo delle ESCo e delle imprese edili

Le ESCo sono società che uniscono competenze tecniche a capacità finanziarie. Sono però molto rare le ESCo con solide competenze in materia di ristrutturazione edile, oltremodo necessarie perché, per soddisfare i diversi bisogni, l’intervento dovrà migliorare l’edificio su vari aspetti.

È allora necessario che l’incentivo non sia erogato esclusivamente in presenza di una ESCo, ma che sia consentita anche l’autonoma operatività delle imprese edili. Queste ultime, infatti, usualmente dispongono delle necessarie conoscenze tecniche e capacità finanziarie che rendono superfluo il ricorso ad una ESCO.

Qualora si volessero comunque maggiori garanzie in merito all’efficacia energetica dell’intervento, potrebbe essere richiesta la presenza di un EGE (Esperto in Gestione dell’Energia), che verifichi i soli aspetti energetici dell’intervento. Si osserva però che la proposta di ENEA prevede già la validazione dei progetti a cura di un organismo pubblico, a garanzia della fattibilità e congruità delle proposte tecniche volte a realizzare il risparmio energetico e per le quali è richiesto l’incentivo.

Il problema dei condomìni in condizione di disagio economico

Il modello proposto da ENEA non risolve completamente il problema dei condomìni che presentano situazioni di particolare disagio economico. In presenza di condizioni di inaffidabilità superiori a una soglia piuttosto bassa, la quota di finanziamento non coperta dalla Cassa Depositi e Prestiti stenterebbe a trovare copertura a cura degli operatori privati (ESCo, imprese o banche).

La soluzione di questo problema difficilmente può essere trovata al di fuori di un sistema di garanzia pubblica, che potrebbe essere attivato facoltativamente in abbinamento al nuovo sistema di incentivazione.

Ostacoli tecnici da superare

A prescindere dall’attivazione degli incentivi, è necessaria la rimozione di alcuni ostacoli tecnici contenuti in alcune norme vigenti, che stanno ponendo serissimi ostacoli alla realizzazione degli interventi di manutenzione e di riqualificazione energetica degli edifici.

Sono innumerevoli i casi di progetti di manutenzione straordinaria di facciate attualmente bloccati a causa dell’impossibilità di individuare soluzioni tecnologiche efficaci sotto il profilo dei costi o, semplicemente, soluzioni fattibili conformi ai requisiti vigenti.

L’analisi tecnica degli ostacoli posti dal D.M. “requisiti minimi”, che in molti casi paralizzano le decisioni di ristrutturazione importante di secondo livello, ma anche quelle di semplice riqualificazione energetica, è in corso di approfondimento e sarà corredata di proposte per il loro superamento.

Parimenti, gli interventi di ristrutturazione importante di primo livello che trasformano gli edifici in NZEB sono spesso fortemente ostacolati, quando non resi impossibili, dalle prescrizioni del D.Lgs. 28/2011. Si auspica quindi la tempestiva adozione di due provvedimenti correttivi.

Riepilogando, il nuovo sistema incentivante dovrebbe:

  • poter essere attivato da chiunque, per ogni tipologia di edificio
  • essere legato alla definizione di NZEB, non alla classe di efficienza energetica, né al miglioramento rispetto alla situazione ex-ante
  • essere accessibile anche per interventi parziali, ma solo se eseguiti con la corretta priorità
  • essere strutturato su più soglie di accesso, la più severa delle quali coincidente con il livello NZEB; il raggiungimento di soglie meno severe potrebbe consentire la richiesta di un incentivo minore (in termini di intensità e/o massimale)
  • sfruttare il concetto di “finestra di opportunità” per migliorare non solo la prestazione energetica, ma anche altre prestazioni dell’edificio che altrimenti potrebbero non essere mai oggetto di intervento, coordinando i rispettivi modelli di incentivazione
  • essere azionato anche con il semplice coinvolgimento delle imprese edili, al limite supportate da un EGE
  • essere abbinato a un sistema di garanzia pubblica a sostegno dei condomìni che versano in condizione di grave disagio economico
  • essere affiancato da un provvedimento correttivo delle norme che fissano, per le ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche, requisiti non fattibili o eccessivamente dissuasivi.

L’articolo è stato pubblicato da Renovate Italy

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