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Nella civiltà dell’usa e getta il vero obiettivo è il riuso. Come promuoverlo?

"Cultura del riuso" vuol dire rovesciare i meccanismi che ci portano ad abbandonare le cose quando non ci servono più, o ce ne sono di nuove a disposizione. Con questo obiettivo Rete Onu ha sviluppato una proposta di legge per costruire regole su misura per i beni usati e il riutilizzo.

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Leggi l’articolo nella versione digitale della rivista QualEnergia

Quella in cui viviamo ora è sicuramente la civiltà dell’usa e getta: non solo delle cose, ma anche delle persone. Quando non ci servono più, o ce ne sono di nuove a disposizione o ci sbarazziamo di quelle vecchie.

La produzione è orientata ai mercati di sostituzione ma anche la società ha sempre più bisogno di sacche di emarginazione, discariche sociali per persone di cui non sa più cosa fare, perché vuole solo persone efficienti, disponibili quando c’è bisogno, ma disposte a scomparire quando non servono più; su questo punto Zygmunt Bauman insiste da tempo.

Cultura del riuso vuol dire rovesciare radicalmente i meccanismi che reggono questo processo; non solo valorizzare cose e persone per tutto quello che sono in grado di dare e per tutto il tempo che sono in grado o disposte a farlo, ma essere animati anche da un amore, o per lo meno da un’attenzione che non trascuri la dimensione affettiva di cui le cose possono essere depositarie tanto quanto lo sono o lo possono essere le persone.

Per affrontare questa tematica nei suoi termini generali, ma anche in una dimensione pratica e operativa, il 17 marzo scorso la Rete Nazionale Operatori dell’Usato (Rete Onu) ha tenuto un convegno presso la sala Aldo Moro della Camera dei Deputati, in cui ha chiamato a un confronto associazioni ambientaliste e dei consumatori, ma anche rappresentanti del mondo della politica e delle istituzioni.

In occasione del convegno sono state presentate le proposte formulate da Rete Onu per permettere al settore dell’usato di esprimere al meglio le proprie potenzialità nella cornice dell’economia circolare e della Green Economy.

È appannaggio specifico della second hand economy la conservazione del valore aggiunto nei beni per il maggior tempo possibile, secondo la definizione data dalla Commissione Europea nell’indicare le attività appartenenti all’economia circolare. L’incontro aveva lo scopo di focalizzare l’attenzione sul settore dell’usato e sul quadro normativo italiano del tutto inadeguato per le sfide di crescita sostenibile cui il settore è chiamato.

Per questo Rete Onu ha sviluppato una proposta di legge che mira a costruire regole su misura per i beni usati e il riutilizzo, per poter cogliere al meglio le potenzialità esistenti sui terreni dell’ambiente, dell’occupazione, dell’inclusione sociale e della cultura.

Con questa proposta – hanno dichiarato gli organizzatori del convegno – si è cercato di interpretare lo spirito pubblico europeo che, sul terreno ambientale, conferisce al riuso una funzione sociale determinante, sia per la prevenzione nella produzione dei rifiuti sia per la svolta nella loro gestione. Uno spirito che si fonda sulla messa a valore di quelli che possono essere rigenerati per dare vita a nuovi beni. I capisaldi di questo spirito sono tre:

  • Primo, si può crescere senza inquinare: scindere due azioni che hanno sinora segnato assieme l’impronta dell’uomo sul pianeta è esemplificato in maniera perfetta dal mondo dell’usato e dalle attività che ruotano attorno a esso. Disaccoppiare crescita e inquinamento è anche il programma strategico dell’Unione Europea.
  • Secondo, si può creare lavoro a costozero: riordinare, autorizzare, legittimare, fare sistema non richiedono somme ingenti per la loro realizzazione, eppure possono dare grandi risultati a favore dell’emersione del sommerso, dell’inclusione sociale, della creazione di nuovo lavoro e dello sviluppo delle attività esistenti.
  • Terzo, si può coniugare l’interesse privato con il perseguimento del bene comune: è a partire da questa certezza che il mondo dell’usato si organizza e muove le proprie proposte.

L’articolo è stato pubblicato nel n.2/2016 della rivista bimestrale QualEnergia, con il titolo “Il cerchio delle cose”.

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