Governance rinnovabili, un puzzle di leggi e di organismi senza coordinamento

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Qual è la governance europea e internazionale nel settore delle energie rinnovabili? Un sistema guidato da interessi divergenti degli Stati, con tanti organismi e norme che spesso si sovrappongono producendo vuoti di regole. Ne ha parlato anche uno studio della Queen Mary School of Low.

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Un costellazione frammentata, quasi accidentale e senza coordinamento, di norme, organismi e istituzioni locali e sovranazionali.

È questo, allo stato attuale, il quadro della governance sulle energie rinnovabili a livello europeo e internazionale. Un sistema spesso guidato da interessi divergenti degli Stati, in cui sono coinvolti svariati organismi che a volte si sovrappongono producendo di conseguenza “vuoti di regole”.

Tutto ciò ostacola gli scambi transnazionali di energia e genera risultati assolutamente fortuiti e difficilmente programmabili. L’analisi emerge anche da un recente studio (40 pp.) pubblicato dalla Queen Mary School of Low, a firma di Rafael Leal-Arcas and Stephen Minas (vedi link in basso).

Questa proliferazione di istituzioni e processi, che operano su vari livelli (bilaterali, regionali, ecc.), spesso con una propria selezione di adesione, ha reso la governance delle rinnovabili una grande sfida per la legislazione europea e internazionale.

Ci sono alcune domande interessanti, legate al ventaglio di istituzioni che governano le rinnovabili. In quali punti si sovrappongono? Come interagiscono tra loro, vista la frammentazione del sistema?

Si tratta di una governance gerarchica o policentrica? Dall’analisi emerge soprattutto una struttura istituzionale molto complessa e policentrica che certamente è legata alla complessità stessa della materia: le energie rinnovabili comprendono infatti diverse aree politiche, dal commercio agli investimenti, dallo sviluppo economico alla tutela ambientale.

Affinché questo “sistema policentrico” possa portare a risultati positivi c’è bisogno di un elevato livello di coordinamento e di fiducia tra i vari attori coinvolti. Per come stanno le cose oggi, la governance sulle rinnovabili non funziona come dovrebbe.

È di vitale importanza che gli Stati facciano i passi giusti per arrivare ad un sistema più coeso, che faciliti l’accesso e l’utilizzo delle energie rinnovabili evitando inutili dispute legali e garantendo una prevedibilità di risultati.    

Un punto messo in evidenza dagli analisti è l’influenza politica, ampiamente riconosciuta, che le istituzioni comunitarie e la legislazione europea hanno avuto sullo sviluppo della legislazione internazionale sulle rinnovabili. Anche perché il Trattato dell’UE stabilisce che l’Unione, nelle sue relazioni internazionali, contribuisca allo sviluppo sostenibile del Pianeta e delle leggi.

Esistono, infatti, legami molto stretti tra le due legislazioni che si sono manifestati ad esempio negli obiettivi di riduzioni di gas a effetto serra, imposti con il Protocollo di Kyoto agli Stati membri, e nella successiva regolazione comunitaria delle emissioni.

I meccanismi di mercato previsti dal Protocollo di Kyoto hanno condizionato lo sviluppo del Sistema Europeo di Scambio delle Emissioni. Inoltre il recente Accordo di Parigi contro i cambiamenti climatici avrà sicuramente l’effetto di una maggiore integrazione della regolazione europea sul clima e sulle rinnovabili nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC).

Le conclusioni sono chiare: sia a livello internazionale che europeo, la governance sulle rinnovabili è caratterizzata da una pletora di strumenti legislativi soft che è causa soprattutto della mancanza di un meccanismo efficace di applicazione.

L’applicazione ripetuta nel tempo di alcune norme può comportare una regolazione de facto o configurarsi come un periodo di prova prima di essere incorporata in un vero trattato di legge. Comunque, andrebbe inquadrata in una prospettiva più ampia per aumentare il ruolo delle energie rinnovabili nell’economia globale.

L’Italia, dal canto suo, sta cercando di farlo almeno nelle dichiarazioni del viceministro allo Sviluppo Economico Teresa Bellanova nel corso del G20 Energia che si è svolto a Pechino a fine giugno: “La sfida dell’energia pulita, tecnologicamente avanzata può essere l’occasione propizia alla creazione di un network globale. Nello scenario attuale caratterizzato da un basso livello di prezzi e da un’alta volatilità dei mercati, è di fondamentale importanza che riusciamo ad intensificare la cooperazione tra le principali organizzazioni ed entità internazionali che si occupano di energia”.

Lo studio “Mapping Out the International and European Governance of Renewable Energy

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