Veicoli elettrici e terre rare, da Honda una soluzione per ridurne la dipendenza

La casa automobilistica ha sviluppato un nuovo magnete per auto elettriche e ibride che non contiene metalli rari, ad eccezione del neodimio. Liberarsi dalla dipendenza delle terre rare, delle quali la Cina ha il monopolio, sarà strategico per l'industria dei veicoli elettrici e per quella delle rinnovabili.

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Le tecnologie per decarbonizzare l’economia mondiale devono fare i conti con i potenziali problemi di approvvigionamento di alcune materie prime strategiche.

Elementi naturali la cui scarsità potrebbe creare seri problemi alle filiere di veicoli elettrici, eolico, alcune tecnologie fotovoltaiche e alcune per l’illuminazione efficiente. Tra queste ci sono alcuni metalli, non a caso, detti rari, che fanno parte delle “terre rare” e che sono molto importanti per le batterie e, più in generale, per i veicoli elettrici ed ibridi.

Per prevenire questa criticità ci si sta muovendo in cerca di tecnologie e materiali alternativi. È dunque una interessante che Honda, in collaborazione con il produttore di acciai, il compatriota Daido Steel, abbia sviluppato il primo magnete per la ricarica delle batterie delle auto che non ha bisogno di metalli del gruppo delle cosiddette terre rare (vedi link in basso).

Le auto elettriche e il monopolio cinese sulle terre rare

A far accelerare la casa giapponese su questa strada è stato il bando temporaneo della Cina, deciso nel 2010, all’export di minerali del gruppo delle terre rare. Tuttavia Honda stava lavorando in questa direzione già da prima.

La domanda di magneti si prevede che si impennerà nei prossimi anni in parallelo con la diffusione delle auto ibride ed elettriche.

Il nuovo motore Honda non è in realtà al 100% indipendente dall’uso di terre rare, dato che il magnete in questione contiene neodimio, metallo raro del quale però ci si può approvvigionare anche su mercati diversi da quello cinese. I magneti convenzionali di solito, però, oltre al neodimio contengono altri metalli rari come disprosio e terio, per garantire un’alta resistenza al calore. Contare su questi elementi espone il processo produttivo alla volatilità dei loro costi, tanto più che vengono praticamente esportati solo dalla Cina.

Honda ha come obiettivo che entro il 2030 i due terzi dei veicoli che venderà siano elettrici o ibridi. Il nuovo magnete “senza terre rare” sarà incorporato nel motore del nuovo minivan ibrido Freed, venduto per ora solo sui mercati asiatici.

Secondo la società di consulenza Technavio il mercato dei metalli rari crescerà del 14% l’anno superando un valore di 9 miliardi di dollari nel 2019. Sono 17 gli elementi compresi in questo insieme e la loro domanda è spinta soprattutto dalle componenti per i veicoli elettrici ed ibridi e per l’elettronica.

Honda non è la sola ovviamente a volersi liberare da questa pericolosa dipendenza: anche Toyota, Toshiba, Sony si stanno attrezzando per trovare fonti di approvvigionamento di terre rare al di fuori della Cina o per ridurne il fabbisogno.

L’UE, gli elementi potenzialmente scarsi e le tecnologie pulite

Tempo fa anche un’indagine della Commissione Europea aveva sottolineato il problema della scarsità di alcuni elementi critici per le nuove tecnologie low carbon.

Era emerso che 8 metalli sono a forte rischio di scarsità a causa della dipendenza dell’Unione Europea dall’import, dell’evoluzione della domanda mondiale e della situazione geopolitica. Tra gli elementi potenzialmente più scarsi 6 cosiddette “terre rare”: disprosio, europio, terbio, ittrio, praseodimio e neodimio.

Anche gallio e tellurio sono tra gli elementi con la più alta criticità, mentre grafite, renio, indio e platino hanno un rischio di scarsità “medio-alto”, cioè bisognerà tenere sotto controllo le condizioni del mercato perché il pericolo di colli di bottiglia nell’offerta può essere in agguato.

Il disprosio è la materia prima con il rischio di scarsità più alto, dato che l’UE ne assorbirà nel decennio 2020-2030 il 25% della produzione mondiale; serve soprattutto per produrre turbine eoliche e veicoli elettrici.

Altri materiali “problematici” destinati a veicoli ibridi ed elettrici e batterie sono litio (si stima che l’Europa ne richiederà il 15% della produzione mondiale), neodimio, grafite, praseodimio e cobalto.

Tellurio, indio, gallio e stagno sono invece usati per alcuni tipi di celle fotovoltaiche a film sottile. Il platino è importante per le celle a combustibile; indio, terbio, europio e il già citato gallio per l’illuminazione a led; neodimio e praseodimio sono usati anche per l’eolico.

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