TTIP, pessime le proposte dell’Europa per l’efficienza e le rinnovabili

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Moltissima incertezza continua ad avvolgere il nuovo trattato commerciale tra le due sponde dell’Atlantico, anche se ormai sono in pochi a credere che il TTIP vedrà mai la luce, almeno in tempi brevi. Nuove rivelazioni svelano alcune bozze controverse in tema energetico che saranno discusse in questi giorni.

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Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il futuro trattato di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, continua a essere un oggetto abbastanza incerto e misterioso con scenari difficili da prevedere.

A Bruxelles è cominciato il nuovo round di negoziati, il quattordicesimo di una lunga trattativa che, secondo molte indiscrezioni, rischia di saltare definitivamente nei prossimi mesi. Anche Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico tra i principali sostenitori di tale accordo, ormai è piuttosto scettico sulla reale possibilità di trovare un’intesa tra le due sponde dell’Atlantico.

Con tutte le elezioni alle porte, in primis la successione di Barack Obama alla Casa Bianca, per poi spostarsi nel Vecchio Continente (si comincerà con le presidenziali in Francia nel 2017), è assai improbabile che i negoziatori di entrambe le parti riescano a produrre qualcosa di più dell’ennesimo testo provvisorio e quindi poco consolidato.

Come abbiamo già visto, anche grazie ai TTIP Leaks pubblicati da Greenpeace, Europa e Stati Uniti restano divisi su moltissimi punti, dall’agroalimentare alla gestione degli appalti pubblici, passando per il tema che qui interessa maggiormente, cioè l’energia (per ulteriori aggiornamenti Wiki TTIP).

I nuovi leaks del Guardian

Secondo un recente articolo del Guardian, basato su leaks rivelati da Greenpeace Germany sull’energia, in discussione a Bruxelles, l’Europa sarebbe pronta a fare un po’ di marcia indietro in alcune aree, contraddicendo la sua stessa politica pro-clima al 2020.

Sulla carta, la Commissione UE ha sempre affermato che qualunque tipo di accordo commerciale avrebbe supportato gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, favorendo la diffusione di tecnologie pulite e con ridotti consumi. Pensiamo, ad esempio, a come saranno le nuove etichette energetiche per gli elettrodomestici, volte proprio a favorire gli apparecchi più performanti e quindi meno inquinanti.

Autoregolamentazione vs requisiti obbligatori

Come scrive però il Guardian, nella bozza del capitolo sull’energia i due blocchi commerciali, Europa-USA, dovranno promuovere l’autoregolamentazione sulle caratteristiche minime di efficienza dei prodotti, piuttosto che fissare dei requisiti obbligatori.

Una misura di questo tipo, tra le altre cose, potrebbe vanificare molti degli sforzi fatti finora in Europa per migliorare l’efficienza degli elettrodomestici immessi sul mercato. A rischio sarebbero anche gli standard di prestazione energetica degli edifici e quindi, più in generale, tutte le iniziative per introdurre obiettivi vincolanti per l’efficienza.

Fonti rinnovabili a rischio

Secondo un portavoce dell’EEB (European Environmental Bureau), Jack Hunter, il problema dell’autoregolamentazione è che normalmente si fonda sulle tecnologie esistenti in uno scenario business as usual, quindi lascerebbe ben poco spazio a cambiamenti più profondi e strutturali.

C’è un altro passaggio del testo, osserva il quotidiano inglese, che potrebbe ostacolare la politica europea sulle rinnovabili. In sintesi, gli operatori di rete dovranno garantire l’accesso a gas ed elettricità senza discriminare tra le diverse forme di energia. Una formulazione simile, com’è facile immaginare, potrebbe cozzare contro i diversi incentivi e normative finora adottati in Europa per sostenere la produzione di energia verde. Pensiamo alla priorità di dispacciamento per le fonti rinnovabili o alla figura del prosumer di energia (consumatori e piccoli produttori di energia da rinnovabili).

Più shale gas in Europa?

Un altro aspetto molto delicato riguarda il commercio di gas liquefatto americano, proveniente soprattutto dai depositi di shale gas, definiti “non convenzionali” perché le compagnie energetiche sfruttano la controversa tecnica del fracking per estrarre idrocarburi dagli scisti. Al momento l’Olanda ha vietato il fracking sul proprio territorio almeno fino al 2020 e la Francia aveva revocato dal 2011 i permessi di esplorazione per lo shale gas.

L’Europa, con ogni probabilità, avrebbe interesse a eliminare tutte le barriere doganali che ora limitano l’export di gas americano, con l’obiettivo di variare le sue forniture e aumentare così la sicurezza degli approvvigionamenti. Una strada, questa, che potrebbe allontanare il Vecchio Continente dagli accordi presi alla Cop21 di Parigi.
 

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