Nuovo record per l’eolico off-shore: costa quasi meno del kWh da carbone

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La danese Dong Energy costruirà un parco al largo delle coste olandesi che produrrà elettricità a 72,7 €/MWh. Anche la versione più costosa dell'eolico, quella degli impianti installati in mare, dimostra di essere competitiva con la generazione elettrica da fossili e nucleare.

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Qualche giorno fa abbiamo parlato dello scenario energetico tracciato da Bloomberg per i prossimi 25 anni. I costi dell’eolico, si prevede, caleranno del 41% entro il 2040; quelli del fotovoltaico per lo stesso anno scenderanno del 60%.

BNEF prevede che dal 2027 produrre elettricità da nuovi impianti eolici o fotovoltaici sarà più economico rispetto a produrla da impianti esistenti a gas o a carbone, specie nei contesti in cui si paga per la CO2 emessa.

Dopo i record di ribasso nei costi per i grandi parchi solari, scesi fino a 3 centesimi di dollaro a kWh, che abbiamo riportato nei mesi scorsi, oggi dall’Olanda arriva una notizia che conferma questo trend: c’è un nuovo primato di competitività anche per quella che finora è stata la variante più costosa dell’eolico, quella con gli impianti installati in mare.

La danese Dong Energy ha infatti vinto una gara per un parco al largo delle coste olandesi, accettando che l’energia fatta con le turnine in mare sia pagata 72,7 €/MWh (circa 80,4 $/kWh), che dovrebbero essere circa 87 €/MWh considerando anche i costi di connessione alla terraferma.

Si abbatte così il precedente record per un impianto eolico offshore, 103 €/kWh, raggiunto l’anno scorso dalla svedese Vattenfall per una centrale nel mare danese.

Certo, come spesso accade in questi ribassi estremi, Dong ha potuto godere di alcune circostanze favorevoli per il nuovo parco, noto con il nome di Borssele 1&2, che sorgerà a 22 km dalla costa della provincia olandese dello Zeeland, avrà una potenza di 700 MW e sarà operativo entro il 2020.

I fondali olandesi, per dirne una, sono certo meno profondi e disagevoli di altri, come ad esempio quelli dei mari italiani e del Mediterraneo in genere, l’acciaio usato per costruire le pale è costato particolarmente poco, i bassi costi del petrolio hanno ridotto la spesa per le complesse operazioni navali di installazione e, soprattutto, si è potuto contare su un costo del capitale che in Olanda è molto competitivo rispetto ad altri Paesi (si veda questo report per capire quanto questo fattore possa pesare sull’LCOE).

Tutto questo non toglie comunque nulla allo storico risultato, che segna il raggiungimento con largo anticipo dell’obiettivo che Dong si era data per il 2020: produrre con l’eolico in mare a meno di 100 €/kWh.

Solo lunedì scorso, il 4 luglio, 11 aziende attive nel settore – tra cui le tedesche RWE, E.On, e Siemens, la norvegese Statoil, la svedese Vattenfall e la statunitense General Electric – in una lettera in cui chiedevano sostegno per l’eolico off-shore, affermavano di poter raggiungere LCOE sotto agli 80 €/MWh (circa 90,8 $) entro il 2025. Valori che rendono l’eolico in mare pienamente competitivo con la nuova generazione a gas o a carbone.

Per avere qualche termine di paragone, il costo dell’energia LCOE di una nuova centrale a carbone – la fonte più economica tra le fossili (se non si contano le esternalità negative che scarica sulla collettività) – è di circa 70-80 $/MWh, mentre al nuovo reattore nucleare di Hinkley Point, che si vuole costruire in Gran Bretagna, per 35 anni l’energia prodotta verrà pagata ad uno strike price di 92,5 sterline, cioè 120 euro per MWh generato (al cambio di oggi).

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