L’auto senza conducente cambierà in meglio le nostre città

Google e Tesla sono all’avanguardia nella sperimentazione della guida autonoma o semiautonoma. Con veicoli-robot completamente automatizzati, tra cui anche taxi elettrici, i centri urbani potrebbero risolvere molti problemi, dall’inquinamento al traffico, riqualificando interi spazi e quartieri.

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Come sarà l’auto del futuro? Ibrida, totalmente elettrica, a idrogeno, con celle solari installate sulla carrozzeria? C’è da sbizarrirsi a indovinare quale strada seguiranno i principali costruttori, anche se oggi sembra chiaro che l’idrogeno è in difficoltà e l’ibrido è la tecnologia “ponte” della transizione energetica, mentre l’auto elettrica è l’obiettivo cui tendere per abbandonare i combustibili fossili. Tuttavia, c’è un’altra variabile da considerare, cioè lo sviluppo della guida autonoma.

Pilota automatico o semiautomatico?

Il pilota automatico sui veicoli privati, come vedremo, potrebbe rivoluzionare non poco le nostre abitudini e perfino avere delle ripercussioni sulla rigenerazione dei centri urbani. Ma andiamo con ordine: per prima cosa, cerchiamo di capire quali siano le “filosofie” che si contrappongono in questo particolarissimo settore della nuova mobilità a quattro ruote.

L’occhio, come spesso accade quando si parla d’innovazione tecnologica, è rivolto alla Silicon Valley e, in particolare, alle opposte scelte di Google e Tesla.

Come evidenzia un articolo del New York Times, l’approccio iniziale di Google è stato un po’ modificato negli anni. Le prime sperimentazioni, infatti, prevedevano un sistema autopilota coadiuvato dagli esseri umani: c’era sempre una persona dietro al volante, pronta a intervenire in caso di problemi imprevisti o malfunzionamenti.

Tuttavia, nel 2013 Google eseguì dei test che non diedero i risultati sperati dal colosso americano. Alcuni dipendenti della società utilizzarono questi veicoli e furono monitorati con telecamere di bordo, durante i loro spostamenti quotidiani.

Google cambia rotta

Ebbene, i tecnici di Google notarono molti comportamenti potenzialmente pericolosi: le persone erano distratte, addirittura si addormentavano in certi casi. In buona sostanza, i tecnici conclusero che il grado di attenzione del guidatore era direttamente proporzionale al suo coinvolgimento nella guida.

In parole povere, se l’automobile fa (o dovrebbe fare) tutto da sola, chi è seduto al volante finisce col distrarsi e, quindi, con l’essere impreparato a fronteggiare situazioni di rischio, perché i suoi tempi di reazione sono più lunghi di quelli di una persona che stringe saldamente il volante.

Così Google ha cambiato direzione, progettando un veicolo senza pedali e senza volante, pensato per muoversi in totale autonomia, come una sorta di taxi-robot per brevi tragitti cittadini, perché la sua velocità massima è pari a 25 miglia orarie.

Di contro, Tesla di recente ha molto pubblicizzato la sua berlina Model S con pilota semiautomatico concepito per assistere, anziché sostituire, il conducente umano. A bordo di una Tesla, quindi, chi è seduto al posto di guida deve rimanere sempre vigile e con le mani, se non proprio sul volante, almeno nelle sue immediate vicinanze.

Quando a maggio, in Florida, c’è stato il primo incidente mortale su una Tesla Model S a guida autonoma, in molti hanno cominciato a chiedersi se la funzione auto-pilot sia effettivamente un beneficio piuttosto che una miccia pronta a esplodere, anche se solo in determinate e rare occasioni. Ad esempio, quando il sistema confonde il colore bianco di un camion con il bianco del cielo molto luminoso, che è esattamente l’errore occorso in quella fatale circostanza.

L’auto del futuro e la città del futuro

La vera rivoluzione dell’auto a guida totalmente autonoma, come ha scritto Joel Budd sull’Economist, sarebbe la sua capacità di trasformare gli spazi urbani. Diventando, così, una straordinaria opportunità per diffondere la mobilità ecologica, a zero emissioni, silenziosa e molto versatile.

Ipotizziamo di eliminare dalle città le automobili così come le conosciamo oggi, sostituendole con mezzi elettrici senza conducente (nessun pedale né volante). Potremmo comandarle per farci portare in ufficio e poi riprenderci a fine giornata, dicendo però alla nostra auto di tornare a casa per parcheggiarsi. Potremmo sfruttare un servizio di car-to-go, cercando l’auto-robot più vicina attraverso un’applicazione sullo smartphone.

L’auto del futuro è anche la città del futuro, con più verde e parchi urbani, meno traffico, aria più pulita, meno tempo sprecato in code interminabili o ricerche estenuanti di parcheggi, grazie ai taxi elettrici senza autista.

E, quindi, con molte più possibilità di riqualificare interi quartieri e riprogettare la mobilità, integrando i veicoli a guida autonoma con le reti di trasporto pubblico locale. Sembra fantascienza, ma è molto probabile che non lo sarà affatto.

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